Nel segno della Pace

La buona politica al servizio del bene comune

Nel Messaggio per la 52^ Giornata mondiale per la Pace che, come ogni anno, si celebra il 1° gennaio, Papa Francesco va alla radice dell’impegno per il bene comune. Una missione, spiega, che non può prescindere dal salvaguardare il diritto e dall’incoraggiare il dialogo anche tra componenti molto distanti tra loro, tra gli attori della società, tra le generazioni e le culture.”La buona politica al servizio della pace” è il tema del “Messaggio. Una presa d’atto, o meglio un richiamo ch sottolinea come “la responsabilità politica appartiene a ogni cittadino”. Aggiunge che questo principio “vale in particolare per chi ha ricevuto il mandato di proteggere e governare”. Spetta loro in primis farsi carico degli impegni e assicurare misure in grado di rafforzare la comunità”, mettere in dialogo componenti anche distanti, lavorare perchè si comprendano tra loro. Lontano dai pregiudizi, dai raggiri. Non c’è pace infatti senza fiducia reciproca.La politica, quella “buona”, almeno, ha lo sguardo lungo. Mentre cerca di interpretare la realtà quotidiana in cui è immersa, si preoccupa del domani, guarda al futuro della vita e del pianeta, pensa ai più giovani e ai più piccoli, si impegna, si interroga su come dare risposte alla loro “sete di compimento”. “E la fiducia ha come prima condizione il rispetto alla parola data. No alle vane promesse quando si prefigura ciò che non può essere mantenuto. Si facciano azioni capaci di coinvolgere ogni attore sociale nella costruzione del bene comune conforme alla propria vocazione, scrive Paolo VI nella lettera apostolica “Octogesima Adveniens”. Il potere politico deve sapersi disimpegnare dagli interessi particolari per considerare attentamente la propria responsabilità per il bene di tutti, superando anche i miti nazionali. Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli, locale, regionale e nazionale e anche mondiale, significa affermare il diritto dell’uomo, di ogni uomo, di fare politica concretamente per realizzare inseme il bene della cittè e della nazione. La politica come materia fragile e potente insieme, da non bistrattare in ossequio a logori luoghi comuni, ma da rispettare, come vocazione e impegno, come la più alta forma di carità – per riprendere un’immagine di Montini citata spesso da Papa Francesco. Perentorio invece nel bocciare senza appello teorie, azioni, interventi, pensati e realizzati per costruire muri, per far prevalere l’uno su l’altro, per rafforzare divisioni culturali, sociali, politiche. Oggi sono di moda i populismi, che non hanno niente a che vedere con il “popolare”, ha detto il Pontefice lo scorso 6 ottobre. “Il popolare è la cultura del popolo che si esprime nell’arte, si esprime nella festa. Ogni popolo fa festa, a suo modo. Il populismo è il contrario, è la chiusura in un modello – siamo chiusi, siamo noi soli – e quando si è chiusi non si dà notizia di un futuro dove ogni vivente verrà finalmente considerato nella sua dignità e nei suoi diritti”.Si tratta cioè di pensare in grande, soprattutto al plurale; di non limitarsi all’oggi ma di disegnare autentiche prospettive future; di alimentare, scrive Papa Francesco nell’Evangelii gaudium, un autentico dialogo e che ci orienti a sanare le radici profonde e non l’appartenenza particolare ed esclusiva.La politica tanto denigrata, prosegue l’Esortazione apostolica, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché ricerca il bene comune.Il messaggio per la Giornata della Pace, 1 gennaio 2019, invece propone i germogli buoni della comunità che si fonda sull’amicizia sociale, che valorizza le peculiarità, che si traduce in impegno personale e collettivo per il bene di tutti.Quando l’uomo è rispettato nei suoi diritti, ricordava San Giovanni XXIII nel primo dei messaggi pontifici di capodanno, la Pacem in terris del 1963, sente il dovere di rispettare i diritti di tutti gli altri e così cresce la coscienza di appartenere a una stessa comunità, con gli altri e con Dio.