6 gennaio, Epifania, commento di don Renato De Zan

Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei: questo a Betlemme andavano chiedendo i Magi venuti da Oriente 

Mt 2, 1-12

1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2 e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3 All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele». 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». 9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. 

Tematica liturgica

Filone d’Alessandria conosceva dei Magi scienziati. Clemente d’Alessandria ipotizzava che fossero originari della Persia, Giustino dall’Arabia. La tradizione popolare li chiama Melchiorre, Gaspare e Baldassarre e li vuole sepolti a Colonia, in Germania. Il vangelo dice semplicemente: “Alcuni Magi vennero da oriente” (Mt 2,1). Potevano essere tre, ma anche di più. Non si conosce il loro nome. Forse avevano buone conoscenze astronomiche (“Abbiamo visto sorgere la sua stella”). La “stella” era probabilmente la congiunzione di Giove e Saturno, associata al passaggio vicinissimo di Marte, avvenuta tra il 7 e il 6 a.C. (cf la tavola di Berlino e l’almanacco astrale di Sippar). Sappiamo che Gesù nacque verso il 6 a.C e che i magi giunsero circa due anni dopo, nel 4 a.C. (cf Mt 2,16: “Mandò a uccidere tutti i bambini…che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi”). Sappiamo anche che Erode morì dopo una eclisse di luna, prima della Pasqua ebraica (= notte tra il 12 e il 13 Marzo del 4 a.C. o 750 dalla fondazione di Roma). I Magi, dunque, giungono alla vigilia della morte di Erode. Giuseppe Flavio ci avverte che gli ultimi tempi prima della morte, Erode manifesto una crudeltà inimmaginabile, facendo uccider figli, mogli, nobili e quant’altri sospettava volessero usurpargli il trono. In questo quadro si inquadra la strage dei bimbi di Betlemme.

La Liturgia sceglie di andare oltre questi dati storici e preferisce sottolineare i valori di fede presenti nell’avvenimento dell’Epifania. “O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio….”. Queste sono le parole dell’amplificazione dell’invocazione della colletta. In poche pennellate è espresso il tema fondamentale dell’Epifania: la rivelazione di Gesù alle genti. I Magi non sono altro che l’avanguardia di quella immensa schiera di popoli incamminati verso il Signore Gesù e già profetizzati dal Trito-Isaia (1° lettura: Is 60,1-6). Tutti i popoli, infatti, “sono chiamati” ad essere partecipi della promessa salvifica di Dio, offerta per mezzo del vangelo (2° lettura: Ef 3,2-3.5-6): “Questo è il mistero manifestato…. al presente…per mezzo dello Spirito” (v. 5). L’obiettivo dei Magi è adorare il re dei Giudei, annunciato profeticamente dalla stella. Anche Erode manifesta l’intenzione di andare ad adorare il Bambino. Subito il lettore comprende come l’intenzione degli uni e dell’altro siano lontanissime. Per i primi l’adorazione è un’occasione di dono (oro, incenso e mirra), per il secondo l’adorazione sarebbe stata un’occasione di sopruso omicida (infanticidio), come purtroppo si dimostrerà più tardi. Si spiega perciò benissimo la conclusione del vangelo: “Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.”

 

Dimensione letteraria

Testo biblico e testo biblico-liturgico del vangelo coincidono. Seguendo l’itinerario dei Magi, il testo si può dividere in due momenti: dall’oriente a Gerusalemme (Mt 2,1-8) e da Gerusalemme a Betlemme (Mt 2,9-12). Nella prima scena i Magi giungono a Gerusalemme e incontrano Erode, i sommi sacerdoti e gli scribi. Vengono a conoscenza che le profezie bibliche indicavano Betlemme come luogo di nascita del Messia. Nella seconda scena, invece, i Magi incontrano il Bambino.

 

Esegesi biblico-liturgica

a. Dio ha un suo stile che, spesso, non viene capito dall’uomo. Il suo stile è scegliere sempre come strumento di salvezza ciò che l’uomo non apprezza: ciò che secondario (Giacobbe), ciò che non è impeccabile (Mosé), l’ultimogenito (Davide), ciò che disprezzato (i pastori), ciò che è marginale (Betlemme). In questo caso il testo di Michea (Mi 5,1-3) evidenzia l’insignificanza umana della patria del Messia (il più piccolo capoluogo di Giuda).

b. La stella è stata per il popolo ebraico simbolo del Messia fin dall’epoca dell’esodo (cf la profezia di Balaam in Nm 24,15-17). Gesù stesso dirà di sé, nell’Apocalisse: “Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino” (Ap 22,16). La stella, dunque, può benissimo essere un fenomeno astronomico, ma rappresenta Gesù stesso che i Magi cercano seguendo la natura (stella), la Parola (profezia di Michea) e la storia (dialogo con gli uomini).