Diocesi
Mercoledì delle Ceneri, omelia di S.E. mons. Giuseppe Pellegrini

Carissimi voi qui presenti e voi ammalati, personale medico, sanitario, amministrativo e ricercatori del CRO un caro saluto un ricordo nella preghiera. Iniziamo con il rito dell’imposizione delle Ceneri, segno forte ed umile e l’Eucaristia il cammino quaresimale di conversione che ci porta a preparare i nostri cuori e la nostra vita ad accogliere la grazia di Dio così da celebrare la risurrezione di Gesù, nostra gioia a nostra speranza. Il tempo della quaresima diventa così l’occasione di convertire il cuore e la vita per riscoprire la bellezza del nostro battesimo, per rinnovare la nostra scelta di seguire Gesù e il suo Vangelo e per vivere la carità verso i nostri fratelli e le nostre sorelle più bisognosi. Quest’anno siamo ancora più fortunati perché l’anno giubilare da poco iniziato di sua natura è un invito alla conversione e alla penitenza, aiutandoci ad aprire i nostri cuori all’incontro con Dio. Ci lasciamo guidare dalla Parola di Dio appena proclamata e dal messaggio che papa Francesco ci ha inviato per questa quaresima.
“Ritornate a me con tutto il cuore. … Laceratevi il cuore e non le vesti” (Gioele 2,12-13). È il forte invito di Dio che apre il cammino quaresimale, un grido straziante perché il suo popolo con il peccato si era allontanato da lui. Dio. Possiamo ben dire che Dio soffre nel constatare la nostra distanza da lui, perché è nostro Padre, perché ci ama e vuole il nostro bene. La tentazione che corriamo è di pensare che tocchi a noi fare qualcosa per riconquistare la relazione con Dio (pregare, elemosina e digiuno). La liturgia, invece, ci insegna che ‘queste opere’ sono prima di tutto strumenti che la Chiesa ci propone per tornare ad accorgerci e ad ascoltare il desiderio e l’amore che Dio ha per noi. Accogliendo il suo amore ci aiuterà ad aprire i nostri occhi e il nostro cuore sull’allontanamento da lui e rinascerà in noi il desiderio di incontrarlo e di accorciare la nostra distanza. La conversione è il movimento del cuore per ritornare al Signore, perché il peccato è sempre un allontanamento dal Signore. Il caloroso invito ritornate a me con tutto il cuore” implica il coinvolgimento integrale della persona. Non è solo un coinvolgimento emotivo o uno sforzo di dovere, né un gesto esteriore, ma la scelta di una persona che a partire dal desiderio e dalla mancanza di Dio, riorienta il suo cuore e tutto il suo mondo verso Dio. Questo è il vero significato dell’espressione “laceratevi il cuore e non le vesti”. Nella sua lettera ai cristiani di Corinto Paolo ricorda che gli apostoli sono annunciatori della misericordia e della riconciliazione offerta da Dio. Per questo il suo appello si fa pressante: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Corinzi 5,20). Il soggetto della riconciliazione è Dio; a noi accogliere il suo dono e la sua grazia. Al contrario di quello che capita a noi, in cui chi ha offeso chiede scusa e perdono, qui è Dio, tradito dal peccato umano, va incontro all’umanità che l’ha offeso. A noi basta lasciarci riconciliare! Per noi oggi, come ci ricorda Paolo, “ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza” (6,2). Accogliamo con gioia e fede la grazia di questo giorno.
Nel discorso della Montagna, da cui è tratto il brano di Vangelo che la liturgia ci ha proposto, Gesù elenca i tre strumenti tradizionali per intraprendere la strada del ritorno al Signore e per avvicinarci al prossimo: la carità che accorcia le distanze tra fratelli e rende attenti alle necessità dei poveri; la preghiera che nel frastuono del nostro tempo ritaglia spazi di silenzio e di incontro con Dio e il digiuno che ordina i sensi e contribuisce a dare il giusto valore alle cose. Pratiche che hanno un filo conduttore: la lotta all’ipocrisia e alla ritualità esteriore che si compiacciono dell’apparenza senza incidere nell’interiorità e nella profondità della nostra anima. È quanto ci vuol dire papa Francesco nel messaggio quaresimale che ha come tema Camminiamo insieme nella speranza, invitandoci a scoprire gli appelli alla conversione che la misericordia di Dio rivolge a tutti noi in questa quaresima dell’Anno giubilare. Quello che conta è la conversione del cuore, l’intimità con Dio e la carità attenta a chi è nel bisogno, agendo nel segreto e superando la tentazione di arroccarci nell’autoreferenzialità. Papa Francesco nel messaggio ci offre tre appelli per vivere il cammino quaresimale, ponendoci anche qualche domanda necessaria per la conversione personale e comunitaria. Primo fra tutti il camminare, che è il motto del Giubileo, Pellegrini di speranza. In questo Anno Santo contraddistinto dai pellegrinaggi, il papa richiama il cammino del popolo d’Israele verso la Terra Promessa. Non possiamo ricordare l’Esodo senza pensare ai tanti fratelli e sorelle ‘migranti’ che fuggono da situazioni di guerra, di sofferenza e di miseria. “Come mi lascio interpellare da questa condizione? Sono veramente in cammino o piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza, adagiato nella mia zona di comodità?”. Il secondo appello ci ricorda che siamo chiamati alla conversione camminando insieme, mai come viaggiatori solitari, tessitori di unità con lo stile della sinodalità, che ci chiede la capacità di ascolto e di accoglienza, lavorando insieme, consacrati e laici, al servizio del regno. “Verifichiamo se nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi dove lavoriamo, nelle comunità parrocchiali o religiose, siamo capaci di camminare con gli altri, di ascoltare, di vincere la tentazione di arroccarci nella nostra autoreferenzialità?”. In terzo luogo compiamo questo cammino insieme nella speranza. È la speranza che non delude (cfr. Romani 5,5), la speranza della fiducia in Dio che ci promette la vita eterna e che nel suo Figlio ci ha dimostrato quanto ci ama e ci vuole bene, in particolare nei momenti di dolore, di malattia e di sofferenza. La morte, è stata vinta dalla risurrezione di Gesù, e qui sta la fede e la speranza dei cristiani. “Ho in me la convinzione che Dio perdona i miei peccati? Vivo concretamente la speranza che mi aiuta a leggere gli eventi della storia e mi spinge all’impegno per la giustizia, alla fraternità, alla cura della casa comune, facendo in modo che nessuno sia lasciato indietro?”.
Affidiamo a Maria, Madre della speranza, il nostro cammino quaresimale.
+ Giuseppe Pellegrini, vescovo