Diocesi
Omelia di Natale del Vescovo, S.E. Giuseppe Pellegrini: “E’ nato per noi un Salvatore”
Con il Natale Dio si fa umanamente presente, invitandoci ad aprire il cuore e a guardare il mondo e l’umanità da una nuova prospettiva: quella dell’amore
+ Giuseppe Pellegrini Vescovo
In un mondo travagliato e umiliato da conflitti senza fine, dove in molti luoghi del pianeta è in atto una catastrofe umanitaria con morti e stragi; in un mondo segnato da contesti relazionali che portano ferite profonde e insanabili tra le persone, anche nelle stesse famiglie, il bambino Gesù nasce per portarci l’amore e la salvezza: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Luca 2,11). Le antiche profezie di Isaia: “Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (9,1) e “Prorompete insieme in canti di gioia, rovini di Gerusalemme, perché il signore ha consolato il suo popolo” (52,9), si sono avverate con la nascita di Gesù, come ci ha narrato il Vangelo, nella buia notte dove una luce avvolse i pastori (cfr. 2,9).
Contemplando con attenzione il racconto della nascita di Gesù narrato da Luca e la successiva riflessione che l’evangelista Giovanni ha fatto nel prologo del suo Vangelo, si nota la fatica dell’umanità ad accogliere il Figlio di Dio fatto carne come noi. Come per Maria e Giuseppe così sembra che anche per noi non ci sia posto per il Natale: “Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto” (1,11). Anche noi oggi siamo distratti da tanta esteriorità, dall’ossessione delle prestazioni, da un’immagine pagana della natività e da un Dio lontano dal mondo che non si preoccupa e non è attento alle problematiche e difficoltà delle persone. Ma un Dio che si presenta in un povero neonato non colpisce il mondo di oggi! Papa Francesco in un’omelia sul Natale ci invitava a chiederci: “Noi in che Dio crediamo? Nel Dio dell’incarnazione o in quello della prestazione?”. Dio si è fatto carne, parola che richiama la nostra umanità e la nostra fragilità, entrando fino in fondo nella nostra condizione umana.
Con il Natale Dio si fa umanamente presente, invitandoci ad aprire il cuore e a guardare il mondo e l’umanità da una nuova prospettiva: quella dell’amore. Dio ci ha amato così tanto da farsi uomo attraverso un neonato, povero e fragile, in mezzo ai pastori in una grotta sporca e fredda. Questo è il modo di essere di Dio: vicino, compassionevole e ricco di tenerezza. Dio ci ama e ci salva liberandoci dal male e dal peccato che offusca il cuore di ogni persona. Si tratta di una salvezza che non capita per una vittoria elettorale o gridata con proposte fantastiche e irraggiungibili, ma che avviene nell’umiltà e ci raggiunge dal basso, come dono di prossimità. È un Dio che non scappa dalle vicende umane, ma le abita insieme con noi. Assumendo la nostra umanità nel Figlio, Dio ha messo dentro ciascuno di noi una parte della sua divinità. Per questo nella vita e nella storia di ogni persona esistono sprazzi di santità e di luce perché la nostra carne è mescolata con quella di Dio. Ce lo ricorda l’evangelista Giovanni: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (1,9), una luce che continua a venire anche oggi
È nato per voi un Salvatore 2 di 2
(è un imperfetto continuativo), continuando ad illuminare il nostro cammino. Il bambino Gesù è la risposta di Dio alle domande dell’umanità che continuamente pone a Dio: chi sei? dove sei? In Gesù di Nazareth ci incontriamo con Dio stesso e con il suo modo di essere e di pensare, perché Gesù è il volto di Dio amore, del Dio con noi.
Questa, carissimi, è la buona notizia che la Chiesa anche quest’anno annuncia al mondo e all’umanità distratta, sconvolta e ferita. Una notizia che se accolta, porta gioia e speranza; una notizia che non è per pochi eletti, per i più bravi ma che è per voi, per tutti. Le parole dell’angelo, infatti, ci ricordano che non solo Gesù e nato, ma che è nato ‘per voi’. Quella vita non è genericamente nata ma fin dal principio è una vita ‘per voi’. Gesù è per tutti noi, dalla nascita fino alla morte, quando nell’ultima cena ha detto ai suoi discepoli che quel pane è il suo corpo “per voi” (Luca 22,19), un ‘essere per’ costitutivo della sua vita. Così il Signore Gesù nasce ancora una volta per noi e ci chiede di aprire il nostro cuore per accoglierlo, povero e umile, nella nostra vita. Dio non rimane indifferente alle tragedie della storia umana, non ci guarda dall’alto o da lontano, non ha ribrezzo della nostra miseria, ma si fa coinvolgere assumendo pienamente la nostra condizione umana, fino a dare la sua vita per noi, svuotando se stesso e facendosi uomo per puro amore, abbracciando la nostra debolezza e le nostre miserie. Il Natale è il tempo della nostra rinascita perché possiamo aprirci alla speranza. Papa Francesco ha appena aperto la Porta Santa della Basilica di San Pietro per dare inizio all’Anno Santo, il Giubileo 2025 che ha voluto dedicare al tema della speranza. Speranza che “non delude”, come recita il titolo della Bolla di indizione Spes non confundit; speranza necessaria in un’epoca del mondo che, tra guerre, divisioni, povertà, crisi climatiche, sembra prospettare solo angoscia e afflizione. Un’occasione di “riflessione” e “raccoglimento”, perché l’anno giubilare possa essere un tempo di spiritualità, rinascita, perdono e liberazione sociale. Non smettiamo di scorgere la vita che nasce in noi, nelle nostre comunità, nella Chiesa e nel mondo intero. Tendiamo ancora l’orecchio e accogliamo con gioia il più bell’annuncio della storia: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore che è Cristo Signore” (v. 11). Buon Natale a tutte e a tutti.