29 marzo: omelia del Vescovo Pellegrini dalla chiesa del Seminario

"Gesù piange con tutti, nessuno escluso" ha detto il Vescovo S.E. Giuseppe Pellegrini nell'omelia di stamattina, domenica 29 marzo. Il vangelo ripropone la resurrezione di Làzzaro, preceduta dalle lacrime di Gesù. Che piange ancora oggi con noi per le vittime e i sofferenti del nuovo male che ci circonda

«Carissimi fratelli e sorelle, con il Vangelo di questa Va domenica di Quaresima, prima di entrare nella Settimana Santa, Gesù compie e ci offre l’ultimo segno prima di morire: la risurrezione dell’amico Lazzaro. Anzi, più esattamente dovremmo parlare di rianimazione. Gesù gli dona una seconda possibilità di vita. Anche per noi, oggi, Gesù ci offre la sua vita. Il buio e la morte non sono mai la fine di tutto. Comprendiamo, allora, quel rimprovero che Marta fa a Gesù: “Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. A ogni morte, a ogni dolore e insuccesso, anche noi abbiamo la tentazione di dire che Gesù non è presente. È la mentalità corrente: se Dio ci fosse, ci toglierebbe da questa pandemia e anche dalla morte stessa.

Non è così carissimi. Gesù ci fa partecipi della sua gloria donando a tutti noi la sua vita. A Marta, Gesù dice: “Credi questo”? Credere non è solo accettare, ma aderire con tutta la vita e assumere lo stile di vita di Cristo.

Per questo voglio richiamare, ora, alla vostra attenzione un primo gesto molto bello di Gesù: Gesù si commuove e scoppia in pianto. È il pianto di Dio per l’umanità. Quando siamo nel dolore e nella prova, alla domanda “Signore dove sei”?, vediamo che lui è accanto a noi, a te, a me e piange con noi. Gesù, uomo come noi, piange di fronte alla morte di un amico.

Il secondo gesto di Gesù, poi, è questo: egli grida “Vieni fuori”. Questo è il grido di Gesù di fronte alla morte di ogni persona. Gesù non si rassegna di fronte alla morte, non se ne va sconfitto, ma ordina a noi di uscire dalla tomba della delusione della sconfitta di ogni giorno, uscire dal buio della prigione che ci siamo costruiti facendo della nostra vita un’isola.

In questi giorni di fatica, giorni dove non sembra esserci una via d’uscita, dove regna lo sconforto, anche qui nel nostro territorio, abbiamo una certezza: Gesù condivide la nostra stessa sofferenza e ci dice “Vieni fuori”. Gesù fa sentire il suo amore e profumo di vita, in mezzo a tana morte.

Il segno che offro, carissimi fratelli e sorelle, è questo: il grido di speranza che ci aiuta a dare senso alla paura di oggi, anche nella forzata reclusione di stare a casa. Dio non ci salva dalla morte, ma nella morte, offrendoci la grazia di vivere una vita che scopre l’amore di Dio, imparando da lui come vivere. Come Gesù non si rassegna di fronte ai fallimenti, così noi siamo invitati ad accogliere e aprirci al suo amore. Un amore, una solidarietà che vediamo concretamente: c’è un popolo che sta reagendo e tira fuori il meglio di sé. Tantissimi: giovani, anziani, professionisti, volontari. Questo, perciò, è il “Vieni fuori” che Gesù dice a tutti noi, in questo tempo.

In conclusione, carissimi, faccio mie le parole che papa Francesco ha pregato venerdì scorso nella piazza S. Pietro deserta e vi giunga come abbraccio a ciascuno di voi nelle vostre case: “Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza”. Amen».

 

Prima della benedizione il Vescovo ha rivolto la preghiera a S. Luigi Gonzaga, morto di peste in giovane età, chiedendo protezione per tutta la città di Pordenone:

 

Glorioso San Luigi che conducesti una vita santa donata al servizio dei fratelli e al servizio di Dio ottienici la Grazia di vincere le tentazioni del male e di conservare sempre puro il nostro cuore. Tu che consumasti la tua giovane età a servizio dei fratelli ammalati di peste, concentrici di esercitare con animo generoso la carità verso tutti gli uomini e in particolare verso coloro che soffrono. San Luigi, povero in spirito, a te con fiducia ci rivolgiamo benedicendo il Padre celeste. Proteggi il Seminario, comunità dei discepoli di Cristo. Mettiamo sotto la tua protezione la città di Pordenone e tutta la chiesa che è in Concordia-Pordenone. Maria, madre del Redentore, a lei affidiamo l’anima, il corpo, ogni miseria e angustia, la vita e la morte, perché tutti noi – come avvenne in te – si compia la gloria di Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Comunicazione del Vicario Generale, Mons. Orioldo Marson al termine della S. Messa:

 

–       Il gesto d’amore da vivere oggi, per sé e per gli altri, è di continuare a rimanere in casa.

–       Le recenti disposizioni del Ministero degli Interni, circa i luoghi di culto (cfr. Nota allegata)

–       Per quanto riguarda la Settimana Santa e la Pasqua, domani (lunedì 30 marzo) la Diocesi comunicherà a tutte le parrocchie le indicazioni complete sugli aspetti liturgici da vivere in questo tempo.

–       Domenica prossima 5 aprile alle ore 11, Domenica della Passione, il Vescovo affiderà e consacrerà la Diocesi a Dio, con la benedizione particolare alla città di Pordenone.

 

 

Saluto del Sindaco di Pordenone, dott. Alessandro Ciriani, al termine della S. Messa:

 

Buona domenica a tutti, hai presenti qui in Seminario e a quanti ci seguono la casa mediante il canale «il13». Un ringraziamento sincero al vescovo monsignor Giuseppe Pellegrini perché ci consente, anche in un momento così difficile, di poter vivere la Messa da casa, un servizio essenziale ai credenti. Ma credo che in questo momento particolarissimo ci sia bisogno, come non mai, della parola della Chiesa, di parole di conforto, fiducia, speranza, incoraggiamento. Ci servono perché dobbiamo riscaldare il cuore, lo spirito e con maggiore energia affrontare questa reclusione  e costruzione imposta a tutti. Sarà un tempo non breve, ma lungo, ma è l’unico bastione, l’unico baluardo per poter contenere il contagio. Prima o poi questa emergenza finirà, ma il termine di questa emergenza dipende esclusivamente dal nostro personale comportamento. Buona domenica e settimana.