Tre nuovi diaconi per la nostra diocesi

 Domenica 17 giugno, nel duomo concattedrale di San Marco, il vescovo Pellegrini, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria, ha ordinato al ministero diaconale Luca Ciligot, Giulio Grandis e Alberto Della Bianca. Ecco le loro storie di vita.

Domenica 17 giugno, nel duomo concattedrale di San Marco, il vescovo Pellegrini, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria, ha ordinato al ministero diaconale Luca Ciligot, Giulio Grandis e Alberto Della Bianca. Ecco le loro storie di vita.

Alberto Della BiancaAlberto, classe 1994, figlio di Edda e Lorenzo, della parrocchia di Sant’Andrea in Portogruaro, ha frequentato le medie a Summaga, perché lì lavorava la mamma. Inizia a frequentare le superiori a Portogruaro, tenendo i contatti con i frati cappuccini di Tiene e Rovigo, affascinato dall’ideale che proponevano della povertà, della fraternità e della letizia.Terminate le magistrali, si inserisce nel seminario minore di Pordenone, col padre spirituale don Giuseppe Grillo e Andrea Ormenese animatore. Ritiene che il passaggio dalla vita vissuta dai frati, a quella dei presbiteri sia sorto nel suo cuore, dal desiderio di avere radici incarnate al territorio diocesano, anche se una certa passione per l’impegno missionario è sempre stata presente. Favorita dal cammino col Pem, animato da Gigi Caccia e il contatto per un mese, con la missione diocesana in Kenya, con don Romano Filippi. Slancio missionario che ora coltiva, frequentando il gruppo “Missio Giovani”, con incontri mensili, per dare spazio alla spiritualità e a progetti di servizio, come il frequentare alcuni giovani, ospiti nel carcere minorile di Treviso.Nei cinque anni di teologia, in seminario, è affascinato dai temi dell’ecumenismo, dello studio delle religioni e delle missioni.Frequenta le parrocchie di Chions, Fagnigola, Taiedo e Villotta, seguite da don Alessandro Zanta, dedicandosi ai chierichetti, all’animazione liturgica, alla lectio divina.Confida: “Il cammino al diaconato mi ha aiutato a conformarmi a Cristo che serve i poveri e a desiderare di impegnarmi con creatività nella vita ecclesiale. Ho sentito vicino a me la mia famiglia, gli amici delle comunità di origine e di servizio”.Ora coltiva nel cuore, in attesa dell’ordinazione sacerdotale del prossimo anno, i sentimenti di attesa per il servizio che gli chiederanno di svolgere. La disponibilità, condividendo, con gli altri, lo spirito di preghiera e la vicinanza umana. Curioso nello scoprire la modalità con la quale gli chiederanno di porsi a servizio della diocesi.

Giulio GrandisGiulio, classe 1987, figlio di Maurizio e Antonella, di San Mauro in Maniago, qui frequenta le medie, col parroco don Sergio Giavedon. Al Don Bosco, in Pordenone, frequenta il liceo classico, appassionato alle materie umanistiche. Nell’interrogarsi sul suo futuro vocazionale, non scarta l’idea di farsi prete, favorito dal dialogo con don Sergio e incoraggiato dagli stessi Salesiani. La decisione di prendere contatto col seminario, matura durante l’ultimo anno di liceo, incoraggiato dall’insegnante di religione, il salesiano don Pierino, che lo consiglia di frequentare archeologia a Venezia, verificando nel frattempo la profondità della vocazione. Terminato il triennio, prende contatto con don Paolo Zovatto, il parroco subentrato a don Sergio. Lo presenta al rettore del seminario, don Giosuè Tosoni e al padre spirituale don Giuseppe Grillo.Tra il 2011-12, frequenta gli incontri vocazionali mensili del “Sentiero” e l’anno presso la comunità vocazionale di Villanova, con don Fabio Magro. Frequenta il biennio filosofico e il triennio teologico in seminario, affascinato dai corsi di storia della Chiesa, con don Quaia e quelli di esegesi, con don De Zan, Zanetti e Girolami.Sperimenta il servizio pastorale a Villanova di Fossalta, Giussago e San Michele, con don Corrado Carolo, dedicandosi ai chierichetti, alla catechesi, alla liturgia e alle attività estive.Il cammino al diaconato, lo aiuta a scoprire il fascino dell’incontro con Gesù, che si fa servitore degli altri. Diviene consapevole di trovarsi dinnanzi ad una grande responsabilità e di aver ricevuto un importante dono dal Signore. Desidera rendersi utile agli altri, affinché sperimentino la stessa sua gioia, come l’hanno vissuta gli apostoli, nella trasfigurazione, esclamando “E’ bello per noi restare qui”. “Rialzandomi, dopo la preghiera di ordinazione, ha sentito tutta la chiesa stretta attorno a me e ho capito che mi attende un anno nel quale vengo messo alla prova, sul mio spirito di servizio”.

Luca CiligotLuca, classe 1978, figlio di Bruno e Franca, dei Ss. Ilario e Taziano di Torre, qui frequenta le medie e fa il chierichetto. Sceglie il liceo scientifico Grigoletti. Da “non praticante” diviene “agnostico”. Reputa che il Signore sia un grande assente nella vita delle persone.Si iscrive ad ingegneria civile a Udine. Coltiva la pittura, insegna nuoto e fa’ il bagnino a Cordenons. Nel frattempo si esaspera la percezione che Dio sia assente dalla sua vita, raggiungendo la rabbia. Ad un tratto, quasi in risposta al suo vissuto, il Signore irrompe nel suo cuore. Attraverso lo zio Mauro e i genitori che lo stavano accompagnando con la preghiera, come poi scoprirà. Sarà il ricordo della sensazione di “avvolgimento, protezione e sicurezza”, sperimentata quand’era chierichetto, a ristabilire il vissuto religioso. A 25 anni chiede la cresima, per ricucire il dialogo ecclesiale interrotto.Si avvia un nuovo cammino. Prende contatto con una Comunità mista Francescana. Dopo due anni percepisce d’essere attirato alla “vita attiva”. In contatto con don Giuseppe Grillo, si iscrive alla Facoltà teologica di Padova. Trova stimolante il dialogo con persone come don Egidio Masutti, don Bruno Della Rossa e padre Edoardo, comboniano. Frequenta la Piccola Missione dei Sordi, in Roma, che si prefigge di operare col mondo della disabilità. La Casa generalizia è in Trastevere. Frequenta alcuni corsi all’Urbaniana. Percepisce le prime avvisaglie del “morbo di laim”, che iniziava a farsi sentire. Così deve rinunciare a recarsi in missione presso la bidonville in Congo, in quanto non avrebbe avuto alcuna assistenza.Con don Federico Zanetti frequenta le settimane vocazionali e con don Fabio Magro la comunità vocazionale di Villanova. Quindi i cinque anni di teologia in seminario.L’ordinazione diaconale, nel suo 40° compleanno, viene a confermare tutti i sì che nel frattempo aveva detto al Signore e alla Chiesa, attraverso il vescovo Pellegrini. Ora si sente lieto e arricchito dall’esperienza pastorale che sta vivendo a Spilimbergo.Leo Collin