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Don Romano Filippi, il “prete del tubo” che ha dissetato i kikuyu
E’ parroco a Mugunda mentre don Elvino Ortolan, nativo da Rivarotta, classe 1947, dal 1979 è parroco a Sirima
E’ stato raggiunto al volo, il dinamico don Romano Filippi, classe 1941, ordinato prete nel 1967, missionario fidei donum nella missione diocesana del Kenya fin dai primi passi della nascita, nel 1971.
Attualmente è parroco a Mugunda – mentre don Elvino Ortolan, nativo da Rivarotta, classe 1947, dal 1979 è parroco a Sirima.
Le due parrocchie fanno parte della diocesi di Nyeri, situata tra la catena montuosa di Abardaire e il monte Kenya. Occupano una superficie di oltre 250 Kmq l’una, abitata dalla popolazione dei Masai. Nel passato fu colonizzata dagli Inglesi, che ben presto se ne andarono, in quanto il territorio è semi desertico, ed è molto secco per sua natura, oltre che per il fatto che la zona è poco piovosa. Da qui la scelta di favorire il progetto di portare l’acqua (Mutitu Water Project), del quale ampiamente si è scritto su queste pagine e nei vari depliant, in occasione delle collette quaresimali – eventuali altre notizie sono reperibili anche dal sito della diocesi che vi dedica varie pagine.
Don Romano ha seguito fin dal nascere la missione inaugurata dal “pioniere”, don Dante Spagnol, presente in Kenya sino al 1994. Si conquistò allora il soprannome di “prete del tubo”, grazie al suddetto “Water Project”, finanziato anche dai fedeli della diocesi di Concordia Pordenone. Ora i chilometri di tubature sviluppati raggiungono la quota di 650. L’acqua erogata viene attinta dal fiume Makirwaki, che si dirama per circa 250 km. Per portare a termine il progetto sono stati spesi 1 milione e 500 mila euro. Larga parte del contributo è stato assicurato dalla Comunità Europea. Ben 300 mila euro sono stati direttamente donati dalla popolazione e quando don Romano ottenne la famosa “medaglia al merito”, si sottolineò – con un po’ di ironia -, che la sua bravura fosse stata unica, nello “scucire” dalle tasche della popolazione kikuyu, una così elevata cifra.
Attualmente ogni abitante spende euro 1.80 al mese, per ritirare 17 taniche da 20 litri l’una al giorno (10 mila litri), soprattutto per uso domestico – oltre che per irrigare 500 metri quadrati. Egli ha pure anticipato che si sta cercando di coinvolgere la Regione Veneto, per ampliare il servizio idrico.
Identità etnica
Quella dei kikuyu è una popolazione di quasi 5 milioni di persone, con una loro lingua, grammatica e vocabolario. Sono presenti in tutta l’Africa equatoriale e hanno coltivato la propria identità, anche grazie all’apporto dei missionari. Opera che – stando a don Romano -, ora potrebbe essere giunta a conclusione, spostando così gli aiuti in altri territori, come ad esempio il Mozambico (a Chipene l’altra missione diocesana, dove operano don Lorenzo Barro e don Loris Vignandel).
Notevole è stata l’opera della scolarizzazione, dapprima con la nascita dei collegi, che centralizzavano il servizio dell’istruzione. Ora il servizio scolastico è distribuito su tutto il territorio, con l’istruzione elementare di otto anni – e la famiglia viene multata se non manda i figli a scuola. Inoltre, ci sono ben cinque “scuole superiori”, con lezioni giornaliere, aperte a tutti: quattro del tipo “liceo” e un “politecnico”, sul modello delle “arti e mestieri”. Quest’ultima con circa 250 alunni – le altre superano i 350 l’una.
Avendo don Romano speso una vita tra la popolazione, c’è in atto un progetto per creare una sorta di “fondazione” presso la quale egli potrà considerarsi “come di casa”, facendo la spola tra l’Italia e il Kenya. Ma egli precisa, sempre divertito, che non intende versare una lira per acquisire la “cittadinanza onoraria”.
Il nostro missionario attualmente risiede in via Livenza, 10 a Portogruaro – zona dei Frati. Recapito telefonico: 339.5662665. Rimarrà tra noi fino al 5 novembre, per poi rientrare. Tra gli appuntamenti che lo attendono, c’è quello di onorare il compiano fratello don Armando.