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Istituto Don Bosco: paziente avvio e nuove speranze
Il dirigente don Alberto Teston: "La tecnologia da una parte, l’organizzazione, la didattica e l’arte educativa dall’altra, sono gli ingredienti che stiamo coltivando in questi tempi di pandemia
“La tecnologia da una parte, l’organizzazione, la didattica e l’arte educativa dall’altra, sono gli ingredienti che stiamo coltivando in questi tempi di pandemia, con gli oltre 500 studenti e le loro famiglie”, spiega il preside unico del Don Bosco di Pordenone, don Lorenzo Teston, pure presidente della Fidae, la Federazione di Scuole Cattoliche primarie e secondarie del Friuli V.G. Hanno lanciato lo slogan: “Vogliamo fare scuola”.Protagonisti. I primi protagonisti sono i 162 alunni delle elementari; i 328 delle medie inferiori e i 26, giunti alla conclusione delle superiori – impegnati in 25 ore di video lezioni. Sono seguiti da un valido gruppo di insegnanti, attenti alla crescita umana e culturale.A quelli delle elementari assicurano due ore al giorno di video, in diretta, con l’apporto della maestra tutor, oltre agli insegnanti di motoria, inglese, musica e religione.Alle medie inferiori vengono offerte più ore, integrate da uno sportello didattico, con singoli insegnanti, per una percentuale del 60% del tempo assicurato in orari normali.La tecnologia è quella fornita dalla piattaforma comune “G-Suite”, la “Google Suite for Education”, pensata per la didattica a distanza, con una serie di applicazioni. Consente agli insegnanti di dialogare e raggiungere gli studenti e viceversa; è accessibile dal computer, dal tablet e dal telefonino. Permette di usare anche il “G classroom”, dove si possono collocare i vari ’materiali’, dalle schede ai video, utilizzati nell’impegno didattico; interloquendo anche su Istagram per le immagini e il pensiero quotidiano, come pure su Facebook.Crescita della famiglia. C’è voluto un paziente lavoro di avvio, rodaggio e intesa, specie per i genitori, diversamente disponibili negli orari e nella familiarità a questi strumenti informatici, in genere più congeniali agli studenti, piccoli o grandi che siano. Per i primi si sono rivelate più adatte le ore serali, per singole classi, coinvolgendo i rappresentanti di classe, in quanto la provenienza delle famiglie non è omogenea, ma distribuita nel territorio provinciale, a macchia di leopardo.Sono coinvolti con continuità anche il direttore, don Riccardo Michielan, don Gilberto Driusso, responsabile dell’Oratorio e animatore pastorale e don Salvatore di Martino, parroco, salesiani; impegnati ad offrire un contributo non solo nell’animazione di alcune chat per piccoli gruppi, ma per trasmettere lo spirito di san Giovanni Bosco.”Per quanta competenza didattica e tecnologica si metta in atto – sottolinea don Lorenzo -, manca agli studenti quel rapporto umano diretto, che nessuna video conferenza riesce a sostituire; rapporto indispensabile per sviluppare la socialità”.E anche se sono emerse interessanti figure di animatori di classe adulti, il sostegno ’on line’ non è come il rapporto umano diretto, che ovviamente essi cercano di integrare, quando ne emerge il bisogno.Scenari futuri. Anche la progettazione delle attività estive è in forse, in rapporto alle scelte che farà il Governo, con l’apporto dei 18 saggi, scelti a livello nazionale, per il settore scolastico. Resta da sapere se potranno essere ripresi i servizi educativi, rispettando un eventuale distanziamento dei soggetti, oppure no. Anche qui occorre la preparare di animatori e operatori, in grado di offrire una presenza adeguata.Si stanno facendo delle supposizioni anche per il nuovo anno scolastico, immaginando vari scenari; una ripresa della didattica ordinaria; oppure una didattica mista (in parte a scuola e in parte a casa); o solo a distanza.Leo Collin