Natale, commento al vangelo di don Renato De Zan

25.12.2025 – Natale

È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità

Per Natale la Chiesa ha destinato la celebrazione di quattro Messe: la Messa della Vigilia, quella della Notte, quella dell’Aurora e quella del Giorno. Perché questa abbondanza. La risposta è semplice. Il Mistero dell’Incarnazione, di Dio che si fa uomo, è così immenso che per avvicinarsi e celebralo c’è bisogno di più testi biblici che ci aiutino a contemplare. Di grande importanza sono le Collette di ciascuna messa che illustrano, per parti, alcuni aspetti più importanti del Mistero: il Bambino che la comunità celebra come Redentore, non cessa di essere il giudice che verrà (vigilia); il Bambino, luce del mondo, manifesta la grandezza dell’essere uomini e svela all’uomo la gloria del cielo (notte); il Bambino, come Verbo fatto uomo, permea l’animo dei credenti da dove promana ogni opera buona (aurora); il Bambino è Dio fatto uomo per ricondurre l’uomo, rinnovato e redento, ad uno stato in cui condivide la stessa vita di Dio (giorno).

Le formule evangeliche

Messa della Vigilia, Mt 1,1-25        : la genealogia di Gesù e la sua nascita dalla Vergine

Messa della Notte, Lc 2,1-14           : la nascita di Gesù, svelata dall’angelo ai pastori di Betlemme

Messa dell’Aurora, Lc 2,15-20        : i pastori svelano la rivelazione angelica e Maria medita

Messa del Giorno, Gv 1,1-18           : Il Verbo si fece carne. A chi l’ha accolto ha dato il potere di diventare

                                                                                                                                                figlio di Dio

Messa della vigilia

È la Messa che fa da ponte tra il tempo di Avvento e il tempo di Natale. Nella Colletta, infatti, si fa notare come il giudice che verrà alla fine della storia per giudicare l’umanità è il figlio di Maria. Viene proclamato il testo di Mt 1,1-25 che comprende la genealogia e il sogno di Giuseppe (testo già letto nella quarta domenica di Avvento), ma questa volta con il v. 25 (“senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù”). Il Bambino Gesù nella sua carne eredita e porta il peso dei peccati degli uomini per redimere tutto ciò che è umano e sbagliato. Nella genealogia, infatti, vengono nominati personaggi maschili e femminili che non sono proprio santi. Il sogno di Giuseppe ci dice con chiarezza che il Mistero di Cristo può essere capito da noi se ci apriamo all’aiuto celeste e alla Parola di Dio.

Messa della notte

È la Messa più sentita e che più manifesta il Mistero. Circondata dalle tenebre della notte, che in qualche modo sospende la percezione del tempo e aiuta a percepire di più il Mistero, la comunità celebra la Luce, lo “splendore di Cristo” (cf la Colletta). La formula evangelica (Lc 2,1-14) narra la nascita di Gesù e l’annuncio angelico ai pastori. Il brano gioca sul piano storico e su quello teologico. Gesù non è un “mito”. È un personaggio storico. È, infatti, collocato in un punto preciso della storia e in un luogo geografico preciso. La storia salvifica di Dio si intreccia in modo inscindibile con la storia degli uomini. La fede, tuttavia, ci dice che non può esserci una senza l’altra. I due personaggi, politicamente importanti (Augusto, Quirinio), detengono l’autorità (o il potere?) e con questo pensano di gestire la storia. Non hanno, però, il privilegio di esperimentare colui che di fatto guida la storia, il Dio in terra. Questo viene esperimentato dalla gente umile, rappresentata dai pastori. Il Bambino, uomo come ogni altro uomo, è colui nel quale “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza” (Col 2,9-10). La deposizione nella mangiatoia e l’annuncio angelico sono già in qualche modo annuncio profetico della deposizione nel sepolcro e della risurrezione.

Messa dell’aurora

È la Messa della testimonianza e continua la grandezza della Messa della notte. Il segno più evidente di questa continuità si ha nel vangelo (Lc 2,15-20) che è la continuazione del vangelo della Messa della notte. Nella quotidianità – dice il vangelo – i pastori vengono colti dagli angeli. A loro volta i pastori trovano nella quotidianità ciò che era stato svelato dagli angeli. Nella quotidianità Maria sonda il mistero del vissuto, compiendo quell’incessante pellegrinaggio tra Scrittura e avvenimenti vissuti (meditando = “symbàllousa” = comparando). Il credente – secondo il suggerimento della Colletta – fa nascere il Signore nelle opere che compie nella quotidianità. Nella quotidianità – non nella straordinarietà – il cristiano è chiamato a riflettere sul suo vissuto dove Dio si incarna e a scoprirne le ricchezze attraverso la comparazione con la Parola di Dio.

Messa del giorno

La Colletta chiede che gli uomini possano condividere la vita divina del Figlio, che oggi ha voluto assumere la natura degli uomini. La Messa assume i connotati dell’accoglienza: Dio assume la vita umana, gli uomini assumono la vita divina. Il testo del vangelo, Gv 1,1-18, è uno dei testi più grandi che l’umanità abbia potuto esprimere. Nato come inno liturgico, rimaneggiato e arricchito, il prologo giovanneo esprime il culmine della riflessione umana su Dio che si incarna. Quando l’uomo accoglie il Dio incarnato – e solo in questo caso – diventa egli stesso divino (figlio di Dio). Il sogno di Adamo si avvera, ma con un metodo diametralmente opposto a quello del progenitore. Adamo per essere Dio, ha rifiutato Dio. L’uomo è divinizzato semplicemente perché ha accolto Dio.