La Parola del Papa
Domenica 28 luglio: IV Giornata degli anziani e dei nonni
Domenica 28 luglio, IV Giornata dei nonni e degli anziani. Il Tema del messaggio di Papa Francesco: "Nella vecchiaia, non abbandonarmi!"
Cari fratelli e sorelle!Dio non abbandona i suoi figli, mai. Nemmeno quando l’età avanza e le forze declinano, quando i capelli imbiancano e il ruolo sociale viene meno, quando la vita diventa meno produttiva e rischia di sembrare inutile. Egli non guarda le apparenze (cfr 1 Sam 16,7) e non disdegna di scegliere coloro che a molti appaiono irrilevanti. Non scarta alcuna pietra, anzi, le più “vecchie” sono la base sicura sulla quale le pietre “nuove” possono appoggiarsi per costruire tutte insieme l’edificio spirituale (cfr 1 Pt 2,5).La Sacra Scrittura, tutta intera, è una narrazione dell’amore fedele del Signore, dalla quale emerge una consolante certezza: Dio continua a mostrarci la sua misericordia, sempre, in ogni fase della vita, e in qualsiasi condizione ci troviamo, anche nei nostri tradimenti. I salmi sono colmi della meraviglia del cuore umano di fronte a Dio che si prende cura di noi, nonostante la nostra pochezza (cfr Sal 144,3-4); ci assicurano che Dio ha tessuto ognuno di noi fin dal seno materno (cfr Sal 139,13) e che nemmeno negli inferi abbandonerà la nostra vita (cfr Sal 16,10). Dunque, possiamo essere certi che ci starà vicino anche nella vecchiaia, tanto più perché nella Bibbia invecchiare è segno di benedizione.Eppure, nei salmi troviamo anche quest’accorata invocazione al Signore: “Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia” (Sal 71,9). Un’espressione forte, cruda. Fa pensare alla sofferenza estrema di Gesù che sulla croce gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46).Nella Bibbia troviamo la certezza della vicinanza di Dio in ogni stagione della vita e, al tempo stesso, il timore dell’abbandono, particolarmente nella vecchiaia e nel momento del dolore. Non si tratta di una contraddizione. Guardandoci attorno, non facciamo fatica a verificare come tali espressioni rispecchino una realtà più che evidente. Troppo spesso la solitudine è l’amara compagna della vita di noi, anziani e nonni. Tante volte, da vescovo di Buenos Aires, mi è capitato di visitare case di riposo e di rendermi conto di quanto raramente quelle persone ricevessero visite: alcune non vedevano i loro cari da molti mesi.Sono tante le cause di questa solitudine: in molti Paesi, soprattutto i più poveri, gli anziani si ritrovano soli perché i figli sono costretti a emigrare. Oppure, penso alla guerra: quanti anziani rimangono soli perché gli uomini – giovani e adulti – sono chiamati a combattere e le donne, soprattutto le mamme con bambini piccoli, lasciano il Paese per dare sicurezza ai figli. Nelle città e nei villaggi devastati dalla guerra rimangono tanti vecchi e anziani soli, unici segni di vita in zone dove sembrano regnare l’abbandono e la morte. In altre parti del mondo, poi, esiste una falsa convinzione che genera ostilità nei confronti degli anziani, sospettati di fare ricorso alla stregoneria per togliere energie vitali ai giovani (…) Tutto questo alimenta una persistente conflittualità generazionale fra giovani e anziani.Se ci pensiamo bene, quest’accusa rivolta ai vecchi di “rubare il futuro ai giovani” è molto presente oggi ovunque (…) Come se per favorire i giovani fosse necessario trascurare gli anziani o addirittura sopprimerli. La contrapposizione tra le generazioni è un inganno ed è un frutto avvelenato della cultura dello scontro. Mettere i giovani contro gli anziani è una manipolazione inaccettabile: “È in gioco l’unità delle età della vita: ossia, il reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita umana nella sua interezza” (Catechesi 23 febbraio 2022).Il salmo citato – dove si supplica di non essere abbandonati nella vecchiaia – parla di una congiura che si stringe attorno alla vita degli anziani. Sembrano parole eccessive, ma le si comprende se si considera che la solitudine e lo scarto degli anziani non sono casuali né ineluttabili, bensì frutto di scelte – politiche, economiche, sociali e personali – che non riconoscono la dignità infinita di ogni persona “al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi” (Dich. Dignitas infinita, 1). Ciò avviene quando si smarrisce il valore di ciascuno e le persone diventano solo un costo. Ciò che è peggio è che, spesso, gli anziani stessi finiscono per essere succubi di questa mentalità e giungono a considerarsi come un peso, finendo col desiderare di farsi da parte.D’altro canto, oggi sono molte le donne e gli uomini che cercano la propria realizzazione personale in un’esistenza autonoma e slegata dagli altri. Le appartenenze comuni sono in crisi, si affermano le individualità; il passaggio dal “noi” all’”io” appare uno dei più evidenti segni dei nostri tempi. La famiglia, prima contestazione dell’idea che ci si possa salvare da soli, è una delle vittime della cultura individualista. Quando si invecchia, però, a mano a mano che le forze declinano, il miraggio dell’individualismo, l’illusione di non aver bisogno di nessuno e di poter vivere senza legami si rivela per quello che è; ci si trova invece ad aver bisogno di tutto, ma soli, senza più aiuto, senza qualcuno su cui fare affidamento. È una triste scoperta che molti fanno quando è troppo tardi.La solitudine e lo scarto sono diventati elementi ricorrenti nel contesto odierno. Hanno radici molteplici: in alcuni casi sono il frutto di una esclusione programmata, una sorta di triste “congiura sociale”; in altri si tratta di una decisione propria. Altre volte ancora si subiscono fingendo che si tratti di una scelta autonoma. Sempre di più “abbiamo perso il gusto della fraternità” (Lett. enc. Fratelli tutti, 33) e facciamo fatica anche solo a immaginare qualcosa di differente.Possiamo notare in molti anziani quel sentimento di rassegnazione di cui parla il libro di Rut quando narra della vecchia Noemi che, morti marito e figli, invita le due nuore, Orpa e Rut, a tornare al loro paes, a casa loro (cfr Rut 1,8). Noemi – come tanti anziani oggi – teme di rimanere da sola, ma non sa immaginare qualcosa di diverso (…). La Bibbia da due opzioni. Una delle due nuore, Orpa, che pure vuol bene a Noemi la bacia ma se ne va. Rut, invece, non si stacca da Noemi e le rivolge parole sorprendenti: “Non insistere con me che ti abbandoni” (Rut 1,16). Sente che quell’anziana ha bisogno di lei e, con coraggio, le rimane accanto in quello che sarà l’inizio di un nuovo viaggio per entrambe (…) Non a caso Rut è un’antenata del Messia (cfr Mt 1,5), di Gesù, l’Emmanuele, Colui che è il “Dio con noi”, con tutti gli uomini, di tutte le condizioni, di tutte le età. Rut ha scelto di stare vicina a Noemi ed è stata benedetta: un matrimonio felice, una discendenza, una terra. Questo vale sempre e per tutti: stando vicino agli anziani, riconoscendo il ruolo insostituibile che essi hanno nella famiglia, nella società e nella Chiesa, riceveremo anche noi tanti doni, tante grazie, tante benedizioni!In questa IV Giornata Mondiale dedicata a loro, non facciamo mancare la nostra tenerezza ai nonni e agli anziani delle nostre famiglie, visitiamo coloro che sono sfiduciati e non sperano più. All’atteggiamento egoistico che porta allo scarto e alla solitudine contrapponiamo il cuore aperto e il volto lieto di chi ha il coraggio di dire “non ti abbandonerò!” (…).A tutti voi, carissimi nonni e anziani, e a quanti vi sono vicini giunga la mia benedizione accompagnata dalla preghiera. Anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.Papa Francesco