Proiezioni nella Casa Circondariale di Pordenone

Venerdì 8 novembre si terrà la prima delle proiezioni organizzate da Cinemazero per i detenuti della Casa Circondariale di Pordenone e dedicate a Pier Paolo Pasolini

Dopo aver portato nelle carceri pordenonesi il cinema muto accompagnato dal vivo da un pianista, durante le recenti Giornate del Cinema Muto, Cinemazero, nel continuare l’apprezzata politica di connessione fra il “dentro” e il “fuori”, porta all’interno della casa circondariale un omaggio a Pier Paolo Pasolini di cui è ricorso nei giorni scorsi l’anniversario della morte. Un anniversario ricordato in numerose iniziative, programmi televisivi e articoli sui giornali. Presso la Casa Circondariale, a quasi cinquanta anni dalla scomparsa del grande intellettuale, sepolto a Casarsa della Delizia, venerdì 8 novembre verrà dedicato al cinema di Pier Paolo Pasolini con la proiezione dei suoi tre film brevi considerati unanimemente tre capolavori assoluti, summa della poetica autoriale condensata in circa 30 minuti per ciascun filmato. Si inizierà con La ricotta (1963) storia del povero sottoproletario Stracci, comparsa in un film nel ruolo del ladrone buono che muore di indigestione sulla croce dopo aver divorato una ricotta. Folgorante il finale in cui Orson Welles davanti a Stracci morto sulla croce dice: «Crepare… Non aveva altro modo di ricordarci che anche lui era vivo…». Seguirà La Terra vista dalla Luna (1967) con Totò e Ninetto Davoli in un inedito duo comico assieme a Silvana Mangano. Favola surreale il cui modello dichiarato è quello delle comiche di Chaplin dove il mondo non può essere compreso se affrontato con i soli parametri del senso comune, ecco perché la terra deve essere vista dal satellite lunare. Il finale di natura tragicomica riporta, anche in questo film, una fulminante frase: “Morale: essere morti o essere vivi è la stessa cosa.”. La terza opera è Che cosa sono le nuvole? (1968) sempre con Totò e Ninetto Davoli affiancati da Laura Betti, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Domenico Modugno. Anche in questo caso Pasolini si stacca dal cinema realista per entrare in un territorio più poetico, più metaforico, favolistico. In un piccolo teatro di provincia viene messa in scena una riduzione de l’Otello. Ovvero le perfide trame di Jago contro Otello ed il conseguente omicidio di Desdemona con gli attori che si muovono legati a dei fili come marionette. Il finale è l’apice poetico del film, quando Jago e Otello vengono gettati nella discarica: marionette diventate spazzatura che “ritrovano la vita” con l’apparizione delle nuvole e la struggente frase finale pronunciata da Jago/Totò: «Oh, straziante, meravigliosa bellezza del Creato!». Sarà questa l’ultima frase recitata sullo schermo dal grande Totò che morirà poche settimane dopo le riprese. Questi tre film brevi rientrano nel filone dei film ad episodi che ha caratterizzato il cinema italiano per tutti gli Anni Sessanta del secolo scorso. Solitamente si riunivano quattro/cinque registi attorno ad un tema che veniva declinato in varie maniere. Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti confluirono in RoGoPaG con risultati però mediocri; oggi il film è ricordato solo per l’episodio pasoliniano de La ricotta. Stessa sorte per il film Le streghe con Silvana Mangano filo conduttore che impersonava varie streghe sotto la direzione di De Sica, Visconti, Bolognini e Pasolini. Anche in questo caso oggi il film è ricordato solo per l’episodio pasoliniano La terra vista dalla luna. Non sfugge alla regola nemmeno Capriccio all’italiana con episodi di Steno, Monicelli, Bolognini e Pasolini: Che cosa sono le nuvole è l’unico episodio per cui è ricordato.