Scienza e Ambiente
Consorzio apistico Fvg: sabato 6 a Udine 1800 apicultori
Bilancio dell’annata in Friuli-Venezia Giulia per i 1.800 allevatori di api
“Torna il miele nelle nostre arnie, ma la minaccia rimane l’importazione dall’estero”
I quattro Consorzi riscoprono il loro patrono Sant’Ambrogio e festeggiano il Giubileo degli apicoltori
Dopo il disastroso 2024, i 1.800 apicoltori della nostra regione quest’anno hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Infatti, l’annata è stata “quasi” normale e i 38mila alveari hanno potuto produrre una media di 22-25 chilogrammi di miele ognuno, rispetto agli appena 8 chili di dodici mesi prima.
Sono questi i dati che emergono alla vigilia di un’antica tradizione che i quattro Consorzi apicoltori del Friuli-Venezia Giulia hanno voluto rilanciare: la festa in onore del loro Patrono, Sant’Ambrogio, protettore delle api e degli apicoltori, quali preziosi custodi di questi insetti così importanti per la natura e l’ambiente che ci circonda. La ricorrenza sarà celebrata con una Santa Messa sabato 6 dicembre alle 11 nella chiesa del Duomo di Udine, che sarà officiata dall’Arcivescovo Monsignor Riccardo Lamba, che visto che mancano ancora poche settimane alla conclusione dell’Anno Santo ha voluto così celebrare anche il Giubileo degli apicoltori.
“Le condizioni climatiche di quest’anno non hanno creare particolari problemi all’allevamento delle api – spiega Marco Felettig, presidente del Consorzio della provincia di Udine che è al servizio di 800 apicoltori con 25mila alveari -. Sono state utili anche le piogge ricorrenti nel periodo estivo in quanto hanno favorito il regolare sviluppo delle colonie”.
Il risultato, così, è stato di ricavare una media per alveare di 8-10 kg di miele di acacia (l’anno scorso addirittura azzerato), di 12-15 kg per il millefiori di pianura e di 10-12 kg per quello di montagna. Bene anche il miele di tiglio tipico della Pedemontana e delle Valli del Natisone, che si è attestato a una media di 20 kg per alveare. Il peggior raccolto, invece, è stato quello del miele di castagno con pochi chili per alveare e solo in alcune zone.
“Unica nota stonata – conclude Felettig – è quella che giunge dal mercato all’ingrosso che, a eccezione del miele di acacia, registra prezzi bassi per la presenza di mieli esteri di bassa o addirittura dubbia qualità”.
