L'editoriale
San Francesco: primo e irraggiungibile
San Francesco: primo e irraggiungibile
Simonetta Venturin
Siamo nel pieno dell’ottavo centenario del Cantico delle Creature di Francesco, uno dei tanti anniversari che ruotano attorno alla figura di questo santo che si spense la notte tra il 3 e il 4 ottobre 1226 ma la cui figura non smette di attrarre credenti e non credenti per la percezione, ancora nettissima e universale, del suo immenso valore.
Agli occhi del mondo fu, all’epoca sua, un originale al limite dello strambo, un sognatore, un giullare nella migliore delle definizioni, per quel suo ripudio delle ricchezze paterne in un’epoca in cui la miseria e la fame entravano senza bussare nelle vite di quasi tutti e la abbruttivano di stenti e malanni. Agiato e figlio di commerciante, Francesco (il cui vero nome era Giovanni, ma così veniva chiamato in famiglia ad evidenziare il legame del padre commerciante con la Francia) si spogliò letteralmente di tutto e iniziò la sua nuova vita con il corpo svilito e l’anima in perenne ricerca del Creatore. Non solo rifiutò “quel ben di Dio” che mancava a tanti per sopravvivere, ma fece scelte audaci che lo portarono a forzare il limite dell’altrui comprensione: vivere in una grotta, cibarsi come capitava, vestire di stracci rattoppati, rinunciare perfino a un letto all’insegna di quel “nulla per sé” – e poi per i suoi seguaci – che in lui trovava fondamento nella fedeltà suprema alla sua sposa: Madonna povertà.
Francesco, insomma, partiva da ciò che il mondo avrebbe volentieri rifiutato: l‘episodio del bacio al lebbroso ne è l’emblema. Ma, tolti gli occhi del mondo – non sempre capaci di intendere – quel che resta di Francesco è pura luce.
Assolutezza di vita che si fa pienezza, estremismo di scelte che si traduce in potente carica attrattiva: Francesco infatti non rimase solo a lungo, uomini e donne (Chiara l’esempio più fulgido e nuovo) furono calamitati da lui fino a seguirlo nella radicalità degli intenti e della vita.
In questi nostri anni attorno a lui ruotano ricorrenze importanti: sono gli ottocento anni dal primo presepe (1223), dalle stimmate (1224), dal Cantico delle Creature (1225), dalla morte (1226), dalla canonizzazione più rapida della storia (1228), avvenuta ad Assisi con papa Gregorio IX a soli due anni dalla morte.
Non è l’unico primato che coinvolge la vita di Francesco: partì per la guerra e in quel mentre sognò Dio che lo chiamava a sé, da uomo sbagliò più volte a capire ciò che il suo Signore gli chiedeva (quel riparare la Chiesa e non la chiesa), partecipò a una crociata ma solo per convertire infedeli e cercare il martirio, rischiando di essere bruciato come eretico. Visse ai tempi grandiosi dell’imperatore Federico Barbarossa, di Saladino che riconquistò Gerusalemme, di papi potenti e non disinteressati al potere come invece lui era, nell’epoca in cui si fondarono le università e la finanza. Mentre tutto ciò avveniva, Francesco, che fu innanzitutto un assisano, parlava a piante e creature gradite e non gradite (dal vento alla morte), predicava a chiunque (uccelli compresi) assetato di vivere il Vangelo e portarlo al mondo, desideroso di seguire l’esempio di Gesù a tal punto che fu il primo uomo a ricevere i segni della Passione (1224) mentre pregava sul monte Verna.
Molti nuovi volumi tesi a ricordare Francesco arricchiscono in questi giorni gli scaffali delle librerie: nuova bibliografia che si aggiunge a un elenco lungo secoli. Di lui si sottolineano spiritualità, l’intransigenza, i primati e anche l’italianità (Aldo Cazzullo, Francesco il primo italiano).
E’ infatti patrono del nostro paese (dal 1939 con papa Pio XII) e – decisione presa dalla Camera dei Deputati pochi giorni fa – il 4 ottobre torna festa nazionale dal 2026 per gli ottocento anni della morte. Festività che era stata introdotta nel 1859 e tolta nel 1977 per aumentare le giornate lavorative e la produttività nazionali.
Francesco è l’autore del primo testo in volgare che si studia nelle antologie di Letteratura italiana. E’ l’inventore del presepe, nel Natale del 1223 a Greccio. E’ colui che ha ispirato i grandi artisti: pittori come Giotto, letterati come Dante, Petrarca, Boccaccio, per dare qui almeno uno striminzito esempio.
E’ modernissimo nel suo legame amoroso con tutte le creature (dal lupo a quelle del Cantico) che ne fa, oltre che patrono di lupetti e coccinelle scout, anche il primo santo ecologista agli occhi della nostra incoerente modernità. E’ colui che come Gesù, e secondo forse solo a Lui, ha riconosciuto l’uguale dignità di ogni uomo e di ogni essere vivente.
Proprio per tutto questo nessuno prima di Bergoglio aveva osato darsi, da papa, il suo nome. E papa Francesco oltre al nome ha accolto l’eredità e la missione di umiltà, amore per i poveri e per il creato, cui ha dedicato la profetica enciclica Laudato Si’, titolo che è un esplicito richiamo al Cantico (2015), ribadita dalla Fratelli tutti (3 ottobre 2020) e dall’Esortazione apostolica Laudate Deum (4 ottobre 2023).
San Francesco ha ispirato grandi figure di religiosi, i suoi frati Minori (oggi circa dodicimila) hanno viaggiato per il mondo portando il Vangelo, ma anche tanti laici hanno voluto vivere secondo la sua Regola e ancora la scelgono, aderendo al Terzo ordine francescano secolare come persone che vivono nel mondo ma con il Signore e con il santo nel proprio cuore e nella propria vita. Appartennero al terzo ordine francescano persone che, ai nostri smemorati giorni, paiono insospettabili: letterati come Dante, Giotto, Petrarca, Tasso, Manzoni, Papini; esploratori come Colombo e Vespucci (che volle essere sepolto con il saio francescano), santi come Carlo Borromeo, don Bosco e Giuseppe Cottolengo.
Assisi è, per merito suo, una meta di turisti e di fedeli da quasi un milione e mezzo di presenze l’anno. Eppure – come ricorda Cazzullo nel detto volume – i suoi frati non ne hanno fatto un mercato: alla Basilica si sale per pregare Francesco, guardare il suo volto ritratto da Cimabue, ripercorrerne le vicende come Giotto le ha dipinte.
Ricordare Francesco è davvero immergersi in tanta parte di noi e della nostra storia, ma nei festeggiamenti che gli saranno dedicati, come nei pensieri che vorremmo rivolgergli, per non tradirlo dovremmo sempre tenere a mente anche la sua totale dedizione a Creatore e creature: e lì abbiamo tutti tanta strada da compiere.
