Giubileo 2025
I nostri giovani a Roma al loro Giubileo

Roma, luglio 2025. Il Giubileo dei Giovani è iniziato e la città si è riempita di voci, volti, bandiere, canti. Giovani da tutto il mondo, e anche i nostri 70 giovani (altri 80 arriveranno nei prossimi giorni e in diverse modalità) della nostra diocesi, stanno vivendo un’esperienza intensa, carica di attese e già segnata da momenti di profonda grazia.
Camminando accanto a loro per le vie di Roma, si respira un clima bello, di festa e di ricerca. Lo stupore di vedere la Chiesa viva in così tante forme, il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di grande, l’apertura all’incontro e all’ascolto: tutto questo, e molto di più, ci accompagna in questi primi giorni.
Fin dall’arrivo è stato chiaro che non si trattava solo di un pellegrinaggio fisico, ma di un cammino spirituale. L’ingresso dalla Porta Santa, le celebrazioni nelle Basiliche, il tempo per la preghiera silenziosa davanti alla tomba di Papa Francesco, il passaggio nei luoghi santi delle origini della Chiesa: ogni gesto è diventato segno, ogni passo occasione di riflessione.
I nostri giovani, pur nella fatica di giornate piene, stanno dimostrando una disponibilità sincera all’ascolto e al coinvolgimento. E questo è forse uno dei doni più grandi che già possiamo riconoscere: cuori aperti, occhi che si lasciano toccare, mani pronte a servire i fratelli e le sorelle con cui si sta condividendo il pellegrinaggio.
Il servizio e la festa. Un altro momento significativo è stata la mattinata a Santa Severa: grazie alla meditazione accompagnata, i giovani hanno potuto pregare con la Bibbia di fronte ai mosaici della cappella del Centro Aletti. Il tema che Elisa ci ha proposto era sul “Passare alla vita nuova”: è il grande desiderio che Dio fin dal nostro Battesimo ha per ciascuno di noi.
Il pomeriggio poi lo abbiamo passato ospiti delle suore Carmelitane Missionarie a Santa Marinella che ci hanno aperto la loro struttura per mangiare e gustare del mar Tirreno lì vicino: essere giovani vuol dire anche vivere da giovani, con uno Spirito che ti rende giovane. E poi anche il tempo per la festa, per stare insieme, per ridere, giocare, camminare senza fretta. Anche questo fa parte del pellegrinaggio: lasciarsi sorprendere da relazioni nuove, scoprire che non siamo soli nel nostro cammino di fede, imparare a dire “noi”.
12 parole per dire speranza. Tra le esperienze più significative di questi primi giorni, sicuramente le catechesi tematiche diffuse in dodici chiese della città. Le parole tratte dal sussidio CEI e dalla bolla Spes non confundit – parole come “soglia”, “riscatto”, “promessa”, “abbraccio”, “coraggio” – hanno fatto da filo conduttore a incontri densi di testimonianze, domande e confronto. Ogni gruppo ha potuto ascoltare voci diverse: uomini e donne impegnati nella politica, nella missione, nella cultura, nella cura delle fragilità. Ma soprattutto, i giovani sono stati protagonisti, chiamati a mettersi in gioco, a raccontarsi, a confrontarsi con i vescovi presenti. Un esercizio di sinodalità reale, vissuto nello stile del dialogo, dell’ascolto reciproco, della ricerca condivisa di senso.
Ora lo sguardo si volge in avanti, verso i prossimi appuntamenti che ci attendono. Il grande evento “Tu sei Pietro” in Piazza San Pietro sarà il cuore simbolico del Giubileo. Lì, a partire dalla figura di Pietro e attraverso un percorso personale e comunitario, i giovani saranno invitati a riscoprire la bellezza della fede, la forza del perdono, la gioia della sequela.
Non sappiamo ancora cosa vivremo, ma sappiamo di essere attesi. Sappiamo che saremo invitati a professare la nostra fede pubblicamente, in un gesto semplice e radicale, davanti al mondo. Un momento che sarà certamente forte e, ci auguriamo, generativo.
Papa Leone e l’abbraccio di Tor Vergata. Tra le attese più grandi, c’è certamente quella per la veglia e la Messa finale a Tor Vergata, dove i giovani incontreranno Papa Leone. Sarà il momento culminante di questo pellegrinaggio: un’esperienza di comunione universale, di preghiera profonda e di invio missionario. Tor Vergata, già teatro di grandi raduni ecclesiali, si trasformerà di nuovo in uno spazio di Spirito, dove il Vangelo prenderà corpo nella presenza viva e giovane della Chiesa. I nostri ragazzi si preparano con entusiasmo e serietà a questo incontro, consapevoli che da lì si tornerà cambiati.
Una Chiesa giovane, che cammina insieme. Questo Giubileo è molto più di un grande evento: è una tappa di un cammino, che parte da lontano e guarda avanti. I giovani che lo stanno vivendo stanno già raccontando, con la loro presenza e con i loro silenzi, che la speranza non è solo un tema, ma una postura possibile, una scelta concreta, una luce che si accende anche nelle notti del tempo. Come Chiesa diocesana, ci sentiamo grati e pieni di attesa. Quello che questi ragazzi stanno vivendo a Roma non rimarrà chiuso tra le mura di una città, ma tornerà a casa sotto forma di racconti, scelte, relazioni, desideri nuovi. E noi, adulti e comunità, dovremo essere pronti ad accogliere, ascoltare, accompagnare. Perché la speranza, per restare viva, ha bisogno di radici. E di casa.
don Davide Brusadin con l’equipe Pastorale Giovanile