Commento al Vangelo
Domenica 6 luglio, commento di don Renato De Zan

06.07.2025. – 14° T.O. – C
Lc 10,1-12.17-20 (forma breve Lc 10,1-9)
In quel tempo, 1 il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3 Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9 guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11 “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12 Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. 17 I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18 Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19 Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20 Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Vi mando come agnelli in mezzo a lupi
Il Testo
1. Il lungo cammino di Gesù verso Gerusalemme è appena incominciato (Lc 9,51). Le prime preoccupazione di Gesù riguardano la missione dei suoi discepoli. Dopo che almeno tre uomini si erano offerti di diventare discepoli (Lc 9,57-62), Gesù concentra la sua attenzione su settantadue discepoli per mandarli in missione (Lc 10,1). Dopo le precisazioni di Gesù su come comportarsi (Lc 10,2-12), i discepoli compiono il loro mandato e ritornano indietro (Lc 10,17). Sono pieni di gioia per la missione compiuta (Lc 10,17a). In modo particolare sono stati colpiti dal fatto che i demoni si erano sottomessi a loro nel nome di Gesù (Lc 10,17b). Chiude il brano una duplice riflessione del Maestro. La prima riflessione riguarda il valore della predicazione. Essa, accompagnata dal potere dato da Gesù, è garanzia di sconfitta di Satana, del male intelligente (Lc 10,18-19). La seconda aiuta i discepoli a interpretare bene ciò che hanno vissuto: ciò che è importante nella missione è che i nomi dei mandati sono scritti nei cieli.
2. Il testo di Lc 10,1-12.17-20 è chiaramente un testo eclogadico (=scelto). Sono, infatti, stati soppressi i vv. 13-16 che riportano i “guai” contro Corazìn, Betsàida e Cafarnao. Peccato che sia stato cancellato anche il versetto legato alla missione dei settantadue (o settanta?): “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10,16). La Liturgia, oltre alla soppressione, ha solo aggiunto un semplice incipit (“In quel tempo”). C’è, infine, da evidenziare un piccolo problema testuale. Quanti erano i discepoli mandati in missione, settanta o settantadue? I manoscritti non sono concordi: alcuni riportano settanta, altri settantadue. Questa incertezza probabilmente nasce dal fatto che gli amanuensi sono stati condizionati da Gen 10, dove l’autore sacro riporta la tavola dei popoli postdiluviani. Il testo biblico è incerto. Alcuni manoscritti riportano settanta popoli, altri settantadue. Questa incertezza del testo veterotestamentario potrebbe essere passata nei manoscritti neotestamentari.
L’Esegesi
1. L’osservazione appena fatta, che evidenzia la correlazione tra i discepoli (settanta /settantadue) mandati da Gesù e la tavola dei popoli (settanta / settantadue) di Gen 10, manifesta l’apertura di Gesù a tutte le genti. Si tenga presenta che fino a Lc 10 la missione dei Dodici era circoscritta all’interno dei confini del popolo di Dio. Questo cambio di prospettiva non cambia il metodo. La predicazione del Regno è una proposta, seria e impegnativa, ma resta sempre una proposta. Le parole di Gesù sono evidenti. Che il discepolo annunci il Regno alla casa o alla città, deve tener presente che tale annuncio può essere rifiutato. Il discepolo non può imporre. L’ascolto e l’accoglienza devono restare libere (con la responsabilità che tale libertà comporta).
2. L’inviato sa che la sua missione nasce dalla preghiera (“Pregate dunque il padrone della messe…”). La missione di Gesù, infatti, è prima di ogni altra cosa un atto di fede e non un progetto aziendale dove contano strategie, tattiche, obiettivi e risultati. La missione consiste nel compiere un percorso (“Andate…”) che non è solo geografico (dalla casa alla città), ma è soprattutto spirituale. L’inviato imparerà la povertà (niente borsa, bisaccia, ecc.) perché il Regno è gratuità nella proposta e gratuità nell’accoglienza. L’inviato, poi, esperimenterà la libertà: legge di purità prescriveva alcuni cibi e proibiva altri (Gesù dice: “Mangiate ciò che viene posto innanzi”). L’inviato, infine, imparerà che la missione richiede una dedizione totale che non permette nessuna distrazione (“non salutate nessuno lungo la strada…”). Il ritorno di coloro che sono stati mandati è contrassegnato dalla gioia. Satana è vinto. Il mandato non deve gioire solo per la “vittoria” contro il Male, ma deve gioire soprattutto perché il suo nome è scritto nei cieli, come il nome dei giusti è scritto nel libro della vita (cf Es 32,32; Is 56,5; ecc.). Il mandato è un salvato.