8xmille
Barachino (Caritas): diventare moltiplicatori di dignità
Da un lato consolidare gli strumenti di sostegno alla fragilità e alla vulnerabilità, dall’altro lato innestare nuove progettualità così da rispondere ai nuovi bisogni che emergono dal territorio. È quanto la Caritas diocesana riesce a concretizzare nel territorio grazie ai fondi 8xmille potendo dunque svolgere una funzione complementare di sussidiarietà, riversando sul territorio circa 420mila euro ‘operati’ dalla Caritas diocesana, provenienti in parte dal settore Carità dei fondi assegnati alla Diocesi, in parte da progettazione sostenuta con fondi 8xmille di Caritas Italiana.

Sostegni economici che nel 2024 hanno permesso di dare supporto a 29 Centri di ascolto e distribuzioni parrocchiali o foraniali che hanno incontrato 1384 famiglie per un totale di 4.709 persone, di sostenere 103 nuclei familiari grazie al Fondo Diocesano (fondo alimentato dalla generosità dei singoli sacerdoti, il cui sostentamento a loro volta proviene dall’8xmille), incontrare e aiutare 415 nuclei familiari al Centro d’Ascolto diocesano. “C’è un tema di narrazione della povertà – racconta Andrea Barachino, direttore Caritas diocesana Concordia-Pordenone – esiste uno scarto tra quello che si racconta e quello che realmente implica vivere in situazioni di fragilità e vulnerabilità”.
Qual è la maggiore incongruenza?
Non è vero che se sei povero è colpa tua perché non hai voglia di lavorare. Questa semplificazione, che di per sé in quanto tale non corrisponde mai alla complessità, oggi più che mai è scorretta. Ed è per questa ragione che i fondi dell’8xmille sono così fondamentali: perché ci consentono di avere una progettazione molto più flessibile e capace di rispondere ai nuovi bisogni che vediamo potendo dare risposte a realtà ‘non coperte’ dalla rete dell’assistenza.
Può farci un esempio?
Così sono nate delle sperimentazioni ormai diventate progettualità importanti: ad esempio l’Asilo notturno e il Centro diurno per senza dimora “La Locanda”. O l’Emporio solidale che in sei anni ha distribuito 30.755 spese, per un valore totale di 627.587 euro in generi alimentari. Le tessere attivate sono state 560, per un totale di oltre 3000 persone, la maggior parte giovani. Le ore di volontariato donate all’Emporio sono state 18.413, con una media annua di 3.683; è una cifra impressionante se pensiamo che l’Emporio ha un ‘costo’ di 50mila euro l’anno ma diventa moltiplicatore di solidarietà capace di restituire due o tre volte tanto. Questo effetto moltiplicatore è proprio della modalità dell’8xmille, con cui noi inneschiamo processi che riescono poi ad attivare una rete o ulteriori altri fondi.
Sono diventati progetti stabili?
Sì, tanto che ne stiamo proponendo l’integrazione alla futura Stazione di Posta e Centro Servizi promosso dai Servizi Sociali del pordenonese. Il centro diurno, così come l’Emporio e il recente Servizio Docce, sono servizi previsti dalla progettazione Pnrr e dai Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, che noi abbiamo già sperimentato e possiamo appunto integrare.
Qual è la maggiore criticità che vede nel territorio?
Sicuramente quella abitativa: il Triveneto ha la percentuale maggiore (oltre il 31%) di persone seguite dalla Caritas che vivono in grave esclusione abitativa. Questo è dovuto a più fattori: il nostro è un territorio battuto dalla rotta balcanica, ed è anche attrattivo per chi cerca lavoro il che provoca ulteriore tensione abitativa. Infine c’è il tema dei costi, talvolta le persone una casa ce l’hanno ma che ha costi notevoli, quindi la casa di proprietà da fattore di sicurezza si trasforma in fattore di rischio. La nostra Diocesi ha una lunga storia di servizio in questo ambito: dagli anni Duemila abbiamo sviluppato il tema delle agenzie sociali per l’abitare sostenute proprio, nella fase iniziale, con i fondi 8xmille. Abbiamo al momento 10 alloggi a disposizione di famiglie in difficoltà in Casa Madonna Pellegrina e 5 appartamenti nel territorio diocesano (presso parrocchie) che nel corso del 2024 hanno accolto 16 nuclei famigliari per un totale di 53 persone.
Quali risposte immagina di dover pensare nel futuro?
Immagino l’impegno ancora nell’ambito della grave marginalità sperando che una serie di servizi previsti come essenziali possano essere messi a sistema. Come Chiesa possiamo scegliere di esserci e di dare il nostro contributo come comunità, anche parrocchiale. L’altro aspetto è quello dei giovani. Sempre con i fondi dell’8xmille siamo riusciti ad attivare una nuova progettualità: abbiamo messo a disposizione qui in Casa, cinque alloggi per under35 impegnati negli studi universitari che sosteniamo dando la possibilità di un alloggio a prezzi agevolati, in cambio chiediamo solo che si avvicinino a conoscere il mondo Caritas per imparare a relazionarsi alla povertà. Si è rivelata un’occasione importantissima di formazione, ben oltre l’essere solo una risposta a un bisogno contingente alloggiativo. C’è poi il tema degli anziani, sarà la sfida per l’intera comunità, sempre in ottica di sussidiarietà, rispetto a un bisogno che emergerà sempre più e che riguarderà fasce nuove di popolazione.
Ossia?
Noi lo vediamo con il Fondo Diocesano, il fondo sostenuto dai sacerdoti che si ‘auto-decurtano’ le proprie risorse, a loro volta derivanti dall’8xmille: questo Fondo, che è in effetti un unicum per continuità e forma, aiuta circa un centinaio di nuclei famigliari, con interventi che variano da poche centinaia fino a oltre duemila euro. Pensi alle famiglie composte da 50enni o 60enni la cui re-immissione lavorativa ha prospettive preoccupanti.
Cosa auspica?
Mi piacerebbe che riscoprissimo il valore dell’assistenza e dell’accompagnare le persone. Bisognerebbe ricordare sempre che assistenza è una parola nobile, significa stare accanto, per paura dell’assistenzialismo non dobbiamo buttare via anche lo stare accanto. È una questione di approccio: riconoscere la persona sempre, anche nel momento in cui entra in un servizio a bassa soglia, quando sembra un semplice portatore di bisogni e non di “ricchezza”. L’approccio dovrebbe essere sempre quello della promozione della persona, quello che viene definito l’’empowerment’, ossia: quali interventi proporre in modo che tu mantenga la dignità? In che modo continuo ad assisterti per poterti valorizzare. L’anticorpo all’assistenzialismo è proprio questo, il valorizzare quello che ciascuno può dare.
In che modo lo si fa?
Lavorando sulla formazione, anche di chi beneficia dei servizi. La persona su cui andiamo a lavorare diventa a sua volta soggetto, per quanto possibile, nel ripensare assieme a noi alla propria vita. Se non si risolvono tutti i problemi almeno le si restituisce dignità e la si riconosce. In sintesi, se in una comunità c’è un dormitorio cittadino, un emporio, degli alloggi per famiglie in difficoltà, un servizio di emergenza freddo, o la stessa accoglienza, lo si deve agli inneschi attivati dalla solidarietà dell’8xmille, i cui ritorni sono diretti sulla comunità, perché il sostegno alla fragilità si riverbera e dà sicurezza a tutti.
