Pasqua di Resurrezione: omelia del vescovo Giuseppe Pellegrini

Diocesi Concordia-Pordenone

Omelia Pasqua di Risurrezione

Pordenone, 20 aprile 2025

Con la Pasqua ci troviamo nel cuore dell’Anno Santo giubilare. Nella bolla di indizione papa Francesco ci invita a “spalancare la Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio, che suscita nel cuore la speranza certa della salvezza in Cristo” (n.6). Quanto vorremmo anche noi confidare nell’amore di Dio in questo nostro tempo e in questa umanità che molto spesso sembra contraddire quell’amore. Quanto porte abbiamo attraversato anche noi in questi anni rimanendo spesso amareggiati e delusi perché non abbiamo trovato quello che speravamo e che cercavamo.

È stata l’esperienza delle donne, come ci racconta il Vangelo di Luca letto nella Veglia pasquale (24,1-12), che avevano assistito alla sepoltura di Gesù, avevano preparato gli oli profumati per ungere il corpo e al mattino presto dopo il sabato, entrate nella tomba non videro il corpo del Signore. Sorprese e confuse si trovarono senza via d’uscita, non sapendo più cosa pensare e cosa fare. All’improvviso apparvero due messaggeri celesti che rivelano il vero significato di quanto stava accadendo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno” (v.6-7). È stata pure l’esperienza di Pietro, come ci ha ricordato il Vangelo di Giovanni (20, 1-9), che corse al sepolcro senza trovare il corpo di Gesù, arrivando allo stupore e non alla fede: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti” (v.9). Questi racconti ci aiutano a comprendere non solo il vero significato della risurrezione di Gesù, ma come credere e avere fede nella risurrezione.  Gesù non è tornato alla vita di prima, come un uomo che si risveglia. Il risorto è entrato in una condizione di vita permanente. Egli è vivo per sempre e presente in noi e nella comunità. Ma per aprirsi alla fede nella resurrezione è necessario, come dicono gli angeli, la ‘memoria’, il ricordo della sua passione e morte, imparando a leggere le sante Scritture. Le donne e i discepoli avevano dimenticato la speranza perché non ricordavano le parole di Gesù, la sua chiamata avvenuta in Galilea. Persa la memoria viva di Gesù, restarono a guardare il sepolcro. La fede ha bisogno di ravvivare il primo amore con Gesù, la sua chiamata, come ha toccato il nostro cuore e anche il dono che lui ha fatto morendo sulla Croce per noi. Gesù ha vissuto spendendo la sua vita per gli altri, per amore, e l’amore è l’unica forza che può combattere contro la morte. 

Anche noi, carissime e carissimi, desideriamo in questa Pasqua metterci in cammino, meglio correre verso il sepolcro, insieme alle donne e ai discepoli Pietro e Giovanni. Una corsa non facile, che ci fa perdere il fiato, perché stanchi e affaticati dalla vita, preoccupati da un mondo turbato da conflitti e incertezze, anche economiche, che ci fanno chiudere in noi stessi. Non fa male farci qualche domanda: verso dove stiamo andando? e più personalmente: nella mia vita, verso dove cammino? Non è una domanda semplice o banale, perché spesso sono i problemi e le difficoltà del vivere a dirigere i nostri passi e non la fiducia nel Signore Gesù che ci chiama alla sua sequela. In questo modo sarà sempre più difficile permettere che il Risorto entri nella nostra vita e ci trasformi con la forza dello Spirito Santo. La Pasqua è il fondamento della vita cristiana perché è la vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato, portando la promessa di una vita nuova ed eterna a coloro che credono e si fidano che anche nelle situazioni più difficili e disperate, c’è speranza di redenzione e di rinnovamento. Ecco perché la Pasqua è il giorno della grande speranza; di una speranza che l’umanità non si può dare perché è solo Dio che la dona. È la speranza che tutta la vita abbia un senso e un fine e si svolga secondo il disegno buono di Dio.

Gesù, ci offre una chiave per rimanere persone di speranza. Di fronte alle situazioni più difficili e impensabili della vita, il Risorto che ha sempre dimostrato compassione e amore verso tutti, ci aiuta a non rassegnarci di fronte ai disagi e alle difficoltà della vita, permettendo alla speranza di prendere forma dentro di noi. La fiducia nella risurrezione dona la speranza che le sofferenze della vita non siano il punto finale. Siamo chiamati a qualcosa di più! La speranza è come un’àncora di una nave che ci tiene saldi quando infuriano le tempeste e fiorisce quando siamo attenti alle necessità e ai bisogni degli altri. Possiamo vedere persone che, anche in mezzo alle avversità più grandi, scelgono di vivere, sorridere o offrire solidarietà a chi si trova in difficoltà, anche accanto a noi, come i poveri, i migranti e rifugiati che sono scappati dai loro paesi perché in guerra o alla ricerca di casa e lavoro.

Con le parole di papa Francesco vi invito a dare a Gesù risorto il posto centrale nella vostra vita. Chiediamo la grazia di non farci trasportare dalla corrente, dal mare dei problemi; di non infrangerci sulle pietre del peccato e sugli scogli della sfiducia e della paura. Cerchiamo Lui, lasciamoci cercare da Lui. E con Lui risorgeremo. (Omelia Veglia pasquale 2019).

Una buona e santa Pasqua.

                                                                       + Giuseppe Pellegrini

                                                                                   vescovo