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Consiglio europeo: via libera a ReArm e “pace attraverso la forza”. Pressata dalla storia, l’Ue si riarma

Soldi, tanti, per gli armamenti e “pace attraverso la forza”. I 27 capi di Stato e di governo hanno trovato la quadra ieri sera, giovedì 6 marzo, al termine del summit straordinario di Bruxelles. Lasciando sul campo una vittima: l’Europa di pace.
Certamente il contesto storico invoca sicurezza: l’Ucraina è vittima dell’aggressione russa; l’amministrazione americana di Trump si sfila dal fronte europeo (e assume, a sua volta, toni sprezzanti e a tratti minacciosi); i governi Ue sentono il dovere di proteggere i loro cittadini. Così, al Consiglio europeo straordinario, il piano ReArm da 800 miliardi per le produzioni belliche, predisposto da Ursula von der Leyen, ottiene all’unanimità un primo via libera, che andrà poi confermato in sede di Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Un secondo documento, dedicato all’Ucraina, vede sfilarsi il premier ungherese Orban. Settimana prossima è già previsto a Parigi un “summit militare” che la dice lunga sulla piega che sta prendendo la politica europea.
Dunque il piano Von der Leyen fa un passo avanti. Probabilmente gli sarà cambiato il nome, perché quel “ReArm” piace poco, e la premier italiana Meloni lo ha sottolineato con vigore. La sostanza invece resterà: debiti per investire nell’industria bellica (difesa aerea, missili, droni, munizioni, sistemi di mobilità informatica), sostanziale “ritocco” al Patto di stabilità (con lo scorporo delle spese per la difesa), possibile utilizzo dei fondi europei per la Coesione per produrre armi (contrario il governo italiano), coinvolgimento di capitali privati e di finanziamenti provenienti dalla Bei.
Non mancano i nodi da sciogliere, ma ancora una volta, pressata dalla storia, l’Unione europea ritrova una – quasi – unità. Tra i dubbi sul tavolo, oltre a quelli segnalati su ReArm, il ruolo futuro della Nato, l’invio o meno di truppe di terra in Ucraina, le future spese per ricostruire l’Ucraina martirizzata dalla violenza di Putin e del suo esercito.
“Il Consiglio europeo sottolinea – affermano le Conclusioni a 27 sulla difesa – che l’Europa deve diventare più sovrana, più responsabile della propria difesa e meglio equipaggiata per agire e affrontare autonomamente le sfide e le minacce immediate e future con un approccio a 360°”. La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e “le sue ripercussioni sulla sicurezza europea e globale in un contesto in evoluzione costituiscono una sfida esistenziale per l’Unione europea”. Per questo l’Ue “accelererà la mobilitazione degli strumenti e dei finanziamenti necessari per rafforzare la sicurezza dell’Ue” e la protezione dei suoi cittadini. Seguono ampie indicazioni – soprattutto finanziarie – per costruire progressivamente un’Europa della difesa.
Altrettanto articolate le “Conclusioni” sull’Ucraina, raggiunte senza la firma di Orban, troppo vicino a Putin per ragionare da europeo. “L’Ue ha sostenuto fin dall’inizio l’Ucraina nell’esercizio del suo intrinseco diritto all’autodifesa contro la guerra di aggressione su vasta scala della Russia, e continuerà a sostenere l’Ucraina e il suo popolo”. Il Consiglio europeo ribadisce quindi il suo “continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale”. Ma la guerra di aggressione della Russia mostra “implicazioni più ampie per la sicurezza europea e internazionale”. Fin dall’inizio della guerra, l’Unione europea e i suoi Stati membri, “insieme ai loro partner e alleati, hanno sottolineato la necessità di porvi fine attraverso una pace globale, giusta e duratura” e in tal senso “il Consiglio europeo accoglie con favore tutti gli sforzi volti a raggiungere tale pace”.
In vista di negoziati che dovrebbero portare alla pace, i Ventisei indicano 5 principi irrinunciabili: non possono esserci negoziati sull’Ucraina senza l’Ucraina; non possono esserci negoziati che incidano sulla sicurezza europea senza il coinvolgimento dell’Europa; qualsiasi tregua o cessate il fuoco può aver luogo solo come parte del processo che porta a un accordo di pace globale; qualsiasi accordo di questo tipo deve essere accompagnato da solide e credibili garanzie di sicurezza per l’Ucraina che contribuiscano a scoraggiare future aggressioni russe; la pace deve rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Per raggiungere la “pace attraverso la forza”, come si legge nel documento siglato a Bruxelles, “è necessario che l’Ucraina si trovi nella posizione più forte possibile, con le sue solide capacità militari e di difesa come componente essenziale”. A tal fine “l’Unione europea rimane impegnata, in coordinamento con partner e alleati che la pensano allo stesso modo, a fornire un maggiore sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico all’Ucraina e al suo popolo, e ad aumentare la pressione sulla Russia, anche attraverso ulteriori sanzioni e rafforzando l’applicazione delle misure esistenti, al fine di indebolire la sua capacità di continuare a condurre la sua guerra di aggressione”.