Vino friulano e dazi Usa

I dazi del presidente Trump non sono ancora stati definiti, ma un primo effetto lo hanno già determinato: le vendite di vino friulano negli Stati Uniti d’America sono aumentate. Sembra paradossale, ma è così, e c’è una spiegazione ben chiara secondo il mondo vitivinicolo regionale. Gli importatori statunitensi (che sono quelli che poi “materialmente” devono effettuare i rincari) infatti preferiscono avere già in casa gran parte del vino che gli servirà nel 2025 prima che i dazi siano effettivi. Da qui i numeri record: dopo un 2024 già positivo, per il Prosecco solo a gennaio 2025 c’è stato un ulteriore 11% in più di vendite e febbraio si avvia sullo stesso boom. “E gli importatori – commenta Antonio Zuliani presidente di Cantina Rauscedo – premono anche per avere già la consegna del vino il prima possibile, mentre gli altri anni aspettavano fino ai mesi estivi per averlo in casa. Sui dazi rimaniamo cauti, anche perché son sempre esistite delle barriere seppur in maniera “mascherata”: sarà poi il consumatore, come sempre, a definirne il successo o meno”. Conferma l’aumento attuale delle vendite Rodolfo Rizzi direttore della Cantina Ramuscelo San Vito. “Il mercato americano – spiega – sia per la vendita al minuto, che vale il 60% del nostro export, sia per la grande distribuzione, l’altro 40%, ha sempre avuto delle regole e tasse locali da seguire, alcune risalenti addirittura ai tempi del proibizionismo, le quali aumentano il costo delle nostre bottiglie. Vedremo, se ci saranno, come impatteranno i nuovi dazi che incideranno per qualche centesimo a bottiglia, tenendo ben presente che comunque come comparto stiamo facendo i conti con i rincari energetici e un generale calo dei consumi di vino a livello globale”. “Le esportazioni del vino friulano verso gli Stati Uniti – sottolinea Flavio Bellomo presidente di Vini La Delizia Casarsa – sono andate molto bene nel corso del 2024 e anche a inizio 2025. Quello nordamericano per noi è un mercato molto importante, che vale il 50% della produzione e la cui crescita ha compensato il minore sviluppo di alcuni mercati europei, come quelli dell’Europa orientale, a causa della guerra in Ucraina”. C’è chi non sarà “colpito” dai dazi in maniera diretta ma osserva la questione attentamente. “Siamo interessati per l’impatto che potrà avere sui viticoltori – dichiara Alessandro Leon, presidente dei Vivai Cooperativi di Rauscedo –. Il mercato nordamericano è comunque uno dei più importanti, sia per le barbatelle che per il vino: guardiamo quindi con attenzione all’impatto che la possibile guerra commerciale tra Ue e Usa avrebbe sulla competitività del vino europeo”. Da ricordare come la cooperativa rauscedana, leader a livello mondiale nella produzione di barbatelle, è presente nel mercato Usa con una società controllata con un giro d’affari di 16 milioni di euro. Davide Francescutti