Commento al Vangelo
Domenica 12 gennaio: commento di don Renato De Zan

Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo, 15 poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 21 Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
In te mi sono compiaciuto
Il Testo
1. Il testo biblico non corriposnde esattamente al testo della formula liturgica. La Liturgia infatti, oltre ad aggiungere l’incipit classico (“In quel tempo”), ha ritoccato il testo originale sopprimendo Lc 3,17-20. Si tratta di un gruppo di versetti che presentano la teologia apocalittica del Battista e la sua incarcerazione. Per questo motivo il testo di Luca, parlando del battesimo di Gesù dice semplicemente “ricevuto anche lui il battesimo”, senza specificare chi sia il battezzatore (che nel racconto risulterebbe in prigione, secondo il gioco classsico dell’ysteron-proteron). Questo particolare ha un’importanza storica notevole come vedremo nell’esegesi del brano.
2. La struttura della formula eclogadica (= composta con versetti scelti) è molto semplice. Una prima parte (Lc 3,15-16) presenta Giovanni che nega di essere il Messia e argomenta la sua risposta negativa rifacendosi al battesimo. Il suo è “con acqua”, quello del Messia è “in Spirito Santo e fuoco”. Seguirebbero i versetti soppressi e la formula è conclusa dalla seconda parte (Lc 3,21-22) dove viene appena accennato il battesimo di Gesù, ma in compenso viene evidenziata la discesa dello Spirito Santo e la voce dal cielo.
L’Esegesi
1. Chi conosce la metodologia storica, sa che la critica interna dei documenti biblici si fonda su diversi criteri (la retroversione, la discontinuità con la teologia rabbinica, la continuità con usi e costumi e leggi ebraiche del primo secolo, il controllo sociale, l’imbarazo, la coerenza, ecc.). Il criterio dell’imbarazzo, nel nostro caso, è interessante. Se leggiamo l’episodio del battesimo di Gesù in Marco (Mc 1,9-11), l’evangelista non ha nessun imbarazzo nel presentare Gesù battezzato dal Battista. Matteo (Mt 3,13-17), invece, in uno stadio avanzato della riflessione teologica cristiana, si chiede come mai Gesù, senza peccato, deve ricevere il battesimo che è segno esterno di una conversione interiore. Per questo motivo in Matteo il Battista, rivolto a Gesù, dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?” (Mt 3,14). È il primo segno evidente dell’imbarazzo. Nonostante questo, Matteo racconta l’episodio. In Luca (Lc 3,21-22) l’imbarazzo si manifesta in quell’inciso in cui il Battista non compare e l’episodio è sottinteso (“ricevuto anche lui il battesimo”). In Giovanni (Gv 1,32-34) l’episodio del battesimo non è riportato, sebbene il Battista evidenzi la discesa dello Spirito. L’episodio del battesimo, dunque, è un episodio storico della vita di Gesù.
2. è già stato visto nella terza domenica dell’Avvento, anno C il testo di Lc 3,10-18 dove erano presenti i nostri versetti di Lc 3,15-16. In breve, l’argomento del Battista per negare il suo messianismo è semplice. Il suo battesimo è “con acqua”: manifesta esteriormente il desiderio di conversione della persona battezzata. Il battesimo del Messia è una vera e propria esperienza di Dio come amico, come presente nella vita del credente e come guida della sua vita.
3. Nell’episodio del battesimo di Gesù, Luca mette in evidenza due dati: la discesa dello Spirito e la voce del Padre. La discesa dello Spirito “in forma corporea, come una colomba” è preceduta da una affermazione che dice come tra Dio e gli uomin non c’è più nessun diaframma che li separi: “il cielo si aprì”. Dio e l’uomo possono comunicare come persone vincolate da un amore paterno-filiale. Il vangelo di Giovanni completa la visione teologica di Luca, dicendo: «Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”» (Gv 1,33). Lo Spirito scende su Gesù per rimanervi fino alla sua morte. Lo Spirito verrà donato alla Chiesa (testo greco di Gv 19,30: “E, chinato il capo, trasmise lo Spirito”).
4. Le parole celesti vanno comprese in due momenti. Il primo momento costituisce la testimonianza dell’identità di Gesù. Egli è Dio, Figlio unigenito (=amato) del Padre. La seconda, invece, è l’illustrazione della missione di Gesù. L’espressione “in te ho posto il mio compiacimento” è una forte allusione al primo carme del servo di Yhwh in Is 42,1: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui”. Gesù, dunque, ha dal Padre il compito di addossarsi i peccati di tutti gli uomini, espiare per essi con una morte ignominiosa (cf il quarto carme in Is 53,7.8: “Era come agnello condotto al macello….. per la colpa del mio popolo fu percosso a morte”) e, poi, risorgere (cf Is 53,11: “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce”).
Il Contesto Liturgico
Il testo eclogadico della prima lettura (Is 40,1-5.9-11), tra le altre cose, profetizza in modo particolare la voce celeste del vangelo con almeno due richiami. Il primo in Is 40,5: “Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato”. Il secondo si trova in Is 40,9: “Ecco il vostro Dio”. Con il testo eclogadico della seconda lettura (Tt 2,11-14; 3,4-7), la Liturgia intende legare il battesimo del cristiano al battesimo del Maestro. Le tre Collette proposte ruotano attorno al tema della seconda lettura poiché, in modi diversi legano il battesimo dei credenti a quello di Gesù.