Bibione: dal 9 luglio le reliquie di San Giuseppe Moscati

Nel contesto delle iniziative realizzate dalla parrocchia di Santa Maria Assunta in Bibione, denominate ‘Tra cielo e terra’, in collaborazione anche col settimanale diocesano Il Popolo, risalta l’esposizione delle reliquie di San Giuseppe Moscati, accolte alla parrocchiale da martedì 9 luglio, presenti sino a venerdì 16 luglio. Potranno essere oggetto della preghiera di intercessione verso un Santo che ha operato nell’ambito della salute, come medico condotto

Bibione esposizione reliquie di San Giuseppe Moscati 9 luglio – 16 agosto 2024

Nel contesto delle iniziative realizzate dalla parrocchia di Santa Maria Assunta in Bibione, denominate ‘Tra cielo e terra’, in collaborazione anche col settimanale diocesano Il Popolo, risalta l’esposizione delle reliquie di San Giuseppe Moscati, accolte alla parrocchiale da martedì 9 luglio, presenti sino a venerdì 16 luglio. Potranno essere oggetto della preghiera di intercessione verso un Santo che ha operato nell’ambito della salute, come medico condotto, al quale ora sono state intitolate l’Azienda ospedaliera di Avellino; l’Ospedale di Aversa in provincia di Caserta; l’Ospedale di Statte, in provincia di Taranto; l’ambulatorio di Rivello, in provincia di Potenza. Seppe inoltre conciliare in modo esemplare il rapporto tra scienza e fede.

Giuseppe Maria Carlo Alfonso Moscati, abitualmente chiamato ‘Peppino’, nasce il 25 luglio 1880 a Benevento, settimo di nove figli, da Francesco, laureato in giurisprudenza e presidente del tribunale e da Rosa De Luca, dei marchesi di Roseto.

Dovendo assistere il fratello Alberto, molto ammalato, si appassiona alla medicina e si laurea a pieni voti, trovando subito posto agli Ospedali Riuniti degli Incurabili. Nella succursale ospedaliera di Torre del Benaco, salva giusto in tempo, gli ammalati qui ricoverati, evacuandoli, poco prima dell’eruzione del Vesuvio del 1906.

Mentre si dedica alla ricerca di laboratorio, viene chiamato dall’Ispettorato della Sanità Pubblica per elaborare un progetto per il risanamento della città. Nel contempo si dedica alla libera docenza, secondo i programmi del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Morta la madre il 25 novembre 1914, si dedica a prestare soccorso ai soldati feriti, di ritorno dal fronte, in qualità di ‘direttore del reparto militare’, dal 1915 al ‘18, assistendo e curando ben 2.524 soldati.

Nel 1919 diviene primario dell’Ospedale degli Incurabili e gli viene assegnata la libera docenza, mentre continua a prendersi cura delle numerose persone che a lui si rivolgevano, come lo avrebbe fatto un ‘buon medico condotto’ o di base, come si dice oggi.

Tra le altre scelte operate, risalta il fatto che fu tra i primi ad adottare l’uso dell’insulina, dal gennaio 1922, quando se ne sperimentò l’uso.

Il 12 aprile 1927, martedì della Settimana Santa, dopo aver assistito alla messa e aver ricevuto la comunione nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, e dopo aver svolto come di consueto il suo lavoro in Ospedale e nel suo studio privato, verso le 15 si sente male ed esala l’ultimo respiro sulla poltrona, a causa di un infarto, all’età di 46 anni e 8 mesi. La notizia della sua morte si diffonde rapidamente e alle esequie partecipa una folla di persone.

Dal 16 novembre 1930 i suoi resti vengono racchiusi in un’urna bronzea, opera dello scultore Amedeo Garufi. Papa Paolo VI° lo proclama beato il 16 novembre 1975. Il 16 novembre 1977 i suoi resti vengono posti sotto l’altare della cappella della Visitazione, a seguito della ricognizione canonica prevista. Viene proclamato Santo il 25 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II°.

Tre sono le guarigioni ottenute con la sua intercessione, definite ‘miracolose’: quella di Costantino Nazzaro, maresciallo di polizia penitenziaria; di Raffaele Perotta, guarito da meningite; e Giuseppe Montefusco, ammalato di leucemia.

Ora il Martirologio Romano, con la riforma del 2001, lo ricorda nel dies natalis, il 12 aprile. Il reliquario utilizzato per la preghiera, contiene un frammento delle ossa del Santo.