Presenza del Sacerdote nelle Case di Riposo con familiari e parenti: un auspicio condiviso

Per la celebrazione delle Sante Messe

L’esigenza di avere un “Sacerdote in presenza”, nonostante la situazione definita “pandemica”, non è presente alla Casa di Riposo di San Vito, come informa don Battista Del Frari, assistente alla “Casa del Clero”, confinante con la Casa di Riposo della medesima cittadina. Presso quest’ultima infatti, ogni giorno, monsignor Nicola Biancat, nella “Cappella del Crocefisso”, celebra la Messa feriale alle 8.30. Mentre quella festiva è alle 9.30. È frequentata da vari ospiti della struttura, accompagnati dal personale, qui cordialmente presente e operativo. Prima della pandemia, numerosi erano anche i parenti che condividevano il momento di spiritualità, segnato dall’annuncio della Parola e dalla condivisione dell’eucaristia, “col pane di vita”.Anche a Roveredo, presso la Comunità di “Casa Lucia”, ogni quindici giorni, il martedì, il parroco don Ruggero, celebra la messa alle 17.30.L’auspicio è che il rapporto in presenza, in tutte le varie case di riposo, nelle comunità alloggio, nelle residenze protette e in ogni altra forma di ospitalità, possa ritornare vivace, da parte di quanti – novelli samaritani -, reputano vitale il “fatto di esserci”, non solo idealmente e spiritualmente, “ma anche col proprio corpo, espressione dell’identità, in grado di offrire una carezza e un conforto, non solo con lo sguardo, ma anche con tutta la persona”. Elementi reputati fortemente terapeutici.L’attesa vale anche per i sacerdoti che, a nome delle comunità presso le quali vivono e celebrano, sono lieti di porgere un saluto personale, fatto di contatto, riservato ai “nonni” e agli ospiti, in genere collocati nella fascia della terza età, considerata fragile, anche se a volte è in grado di sfidare il tempo, per la resistenza centenaria.