Pordenone
Incidenti sul lavoro, tornano a crescere i dati Anmil: misure di sicurezza sottovalutate
Nei giorni scorsi un operaio morto nella zona industriale Ponterosso a San Vito
Il drammatico incidente mortale sul lavoro, accaduto nei giorni scorsi nella zona industriale del Ponte Rosso di San Vito, al giovane Marco Celant di Fiume Veneto, padre di due bimbi e impegnato anche a livello di parrocchia e Proloco, ci induce ad affrontare il tema degli infortuni sul lavoro e, prima ancora, l’urgenza di sottolineare l’importanza di fornire le misure di protezione sempre più adeguate, per evitare di raggiungere situazioni critiche o drammatiche.Si ritiene sia utile per i lettori, per comprendere che la situazione non è mai da sottovalutare, allargare il discorso ad un livello ampio di lettura dei dati, estendendolo al territorio regionale e nazionale, per capire che il problema non và mai posto in disparte, mossi dalla faciloneria da una parte; o dalla presunzione di aver assunto tutte le prevenzioni adeguate, dall’altra. Entrambe possono indurre a sottovalutare la realtà. Questo dunque è il quadro della situazione.Erano 166 gli infortuni mortali denunciati all’Inail nel 2020, a livello nazionale, nel primo trimestre gennaio-marzo. Dei quali, 4 in Friuli.Nell’anno 2021, sempre nel primo trimestre, purtroppo, sono saliti a 185. Avevamo motivo di essere “orgogliosi”, per il fatto che il territorio delFriuli occidentale ne fosse uscito indenne. Ora, al contrario, ci rendiamo conto che le cose non stanno così.Allargando la prospettiva, sempre a livello di confronto dei dati del primo trimestre, emerge quanto segue. Gli infortuni sul lavoro, totali, denunciati nel 2020, in tutta Italia, nel primo trimestre, erano stati 130.905; mentre nel 2021, erano scesi a 128.671, con una flessione del -1.71%.In Friuli, nel 2020, erano stati 3.675, mentre l’anno seguente 2021, sono saliti a 3.971, pari ad un incremento dell’8.1%, superando l’andamento nazionale, segnato da una lodevole flessione.Anche in questo periodo, il territorio pordenonese era riuscito a mantenere quasi due punti di percentuale in meno, rispetto all’andamento nazionale, pari al 6.8%, con 911 nuovi infortunati, mentre l’anno prima erano stati 853. Ora la situazione si sta aggravando, com’è emerso dai fatti di cronaca.Queste le considerazioni del presidente provinciale dell’Amnil, Amedeo Bozzer.”Nonostante ci sia in atto la pandemia, con conseguente rallentamento dell’economia e del lavoro, non si sono placate le carambole degli infortuni. La situazione, a livello di Paese, continua ad essere critica. Da una parte, perché si sottovaluta l’essenzialità delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro, perché si dà poco spazio alla prevenzione. Dall’altro lato perché purtroppo, ancor oggi, domina la logica del profitto, a scapito delle vite umane. Anche a livello locale abbiamo assistito ad un incremento degli infortuni, nonostante l’aumento delle ore di cassa integrazione, durante questo periodo pandemico. La situazione è critica. Come Anmil, abbiamo deciso di costituirci parte civile nelle cause di lavoro, in presenza di incidenti mortali o infortuni gravi. Questo perché ora possiamo dire che la nostra Repubblica non è fondata sul lavoro. Se lo fosse, dovrebbe avere come obiettivo primario la sicurezza, e non ci sarebbero, ogni anno, incrementi di infortuni e di morti in fabbrica, o nelle strade, a proposito degli ’incidenti in itinere’, considerati anch’essi, al medesimo livello”.