Speciali
Abbiamo bisogno di silenzio dentro e fuori, nell’abbandono della Provvidenza
Dal monastero di San Vito al Tagliamento
In questo momento non ci sentiamo di rilasciare alcunché. Abbiamo bisogno di silenzio dentro e fuori, nell’abbandono della Provvidenza. Chiedo scusa e grazie per la comprensione: sr Maria Teresa”.
E’ la cortese risposta giunta dalle monache del monastero della Visitazione di San Vito al Tagliamento, interpellate nei giorni scorsi, per due ragioni: riportare su queste pagine un augurio natalizio per i lettori, in questo tempo, nel quale ci sentiamo storditi da una situazione che ci avvolge e ci fa toccare con mano i nostri limiti, incutendo paura e angoscia. Esprimere inoltre solidarietà e condivisione, per la scomparsa di suor Maria Rosaria, ricoverata al reparto infettivi dell’Ospedale Civile di Pordenone.
Abbiamo così compreso che il messaggio più eloquente che oggi si può pronunciare è quello di fare in modo che il silenzio parli al nostro cuore e al nostro vissuto, in modo da frantumare il castello di percezioni, costruite attorno a noi, in grado di stordirci, o di illuderci, o di lenire i nostri sensi di colpa, per quanto avremmo potuto fare e non siamo riusciti a compiere. E’ proprio lì – in questo spiraglio che si crea dopo la frantumazione dei nostri castelli -, che potrà farsi spazio la voce del “Totalmente altro, che è Amore”, e indicarci nuove vie, per una presenza costruttiva nella società, fatta di relazioni, impreziosite da una novità di vita.
Della loro disponibilità a relazionarsi col mondo, avevamo scritto su queste pagine, anche nel maggio scorso. Avevamo narrato del “servizio d’ascolto e accompagnamento”, offerto a quanti si trovavano un momenti di solitudine e di sconforto, sottolineando come la “clausura” che esse vivono, con oltre cinque ore di preghiera al giorno, consentiva di “mantenere uno spazio riservato”, che consentisse di “custodire” la propria personale identità, il proprio essere, per cogliere e vivere un autentico cammino che Dio stesso intraprende, verso ogni persona. Si tratta di uno spazio dunque, per aprire il cuore a Dio, affinché ci illumini, su come affrontare la quotidianità.
All’interno della “clausura”, la quindicina di consorelle, oltre al tempo di preghiera contemplativa, personale e comunitaria – dedicata alla liturgia delle ore o all’adorazione -, gestiscono la vita del Convento. Svolgono nel contempo il restauro di paramenti o di statue; il cucito o il rammendo; la realizzazione di particole e di pergamene.