Ritiro per il clero: Pietro il pescatore pescato

Iniziato l'itinerario spirituale e formativo per il clero diocesano in seminario con il biblista Martino Signoretto 

“Pietro. Il pescatore pescato”: è il titolo del cammino di spiritualità iniziato giovedì 5 novembre, nella chiesa del Seminario, con don Martino Signoretto, biblista veronese, delegato per la cultura, accompagnatore di pellegrinaggi in Terra Santa. Sosterrà l’itinerario formativo di preti, religiosi, diaconi e seminaristi, anche nei prossimi appuntamenti del progetto diocesano “Da Babele a Pentecoste”. Ha fornito spunti di meditazione, evitando lo sfoggio culturale, col brano del cap. 5 del Vangelo di Luca (vv 1-11), evocando scene di vita dei pescatori e tratteggiando la figura di Pietro, l’apostolo dei circoncisi; personaggio molto citato, presente anche in Atti degli Apostoli; oggetto d’interesse cinematografico e letterario, coi “testi apocrifi”. Esistono anche “fonti archeologiche”, come il famoso “coccio”, con l’iscrizione del suo nome.La sua persona e l’icona che rappresenta, vengono prese in considerazione nelle vicende in cui si misura con se stesso, fino ad effondere “lacrime amare”. E’ la situazione che oggi stiamo vivendo, in quanto ci troviamo con un’umanità profondamente ferita, dall’attuale situazione.Ha un nome: Simone; una famiglia; una storia personale che lo identificano. Entra in scena come pescatore. Durante questa attività, Gesù lo avvicina e chiede l’uso della barca; si trovano a Bedsaida – significa: “la casa del pescatore” – , mentre Pietro sta rassettando le reti.Gesù si presenta con autorevolezza; gli rivolge un invito preciso e metaforico: “prendi il largo”, vale a dire: “và oltre; esci dalla tua cerchia rassicurante; dalla zona abituale e confortevole”. E’ la dinamica delle vocazioni autentiche, di tutti i tempi. E’ quanto siamo chiamati a fare anche noi, provocati dalla pandemia.Pietro lo ascolta e, fidandosi della sua Parola, và al largo e getta le reti.Il risultato è sconvolgente, grazie all’adesione fiduciosa. Al punto che, nella dinamica che si crea, diviene necessario coinvolgere anche altri. Pietro riconosce e accoglie Gesù, inginocchiandosi ai suoi piedi e invocandolo come il “Signore” e, nel contempo, riconoscendosi creatura fragile e peccatore. La situazione incolmabile in cui si trovava Pietro, è stata colmata da Gesù, il “Christòs”.Avendo lasciato tutto, sarà ripieno di Gesù, che potrà donare agli altri. Situazione che emergerà nel miracolo di Atti 3, accompagnato dalla frase: “Nel nome di Cristo, alzati e cammina!”. Don Martino ha concluso: “E’ con le buone relazioni che conquistiamo la ’zona confortevole’ del cielo”.Sintesi a cura di Leo Collin