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“Ostacoli” superati contro il trasferimento del Seminario da Portogruaro a Pordenone
La storia 2 (continua)
Il “trapianto” del Seminario diocesano a Pordenone non fu un’operazione indolore. Tralasciando l’indubbio affetto dei portogruaresi così si svolsero i fatti.
Il problema maggiore venne dall’ “espianto” dell’istituto da Portogruaro, dove era sorto e si era consolidato.
A remare contro la decisione del trasferimento si mosse una strana coalizione: il Comune di Portogruaro, il Governo italiano e il Capitolo della cattedrale, che era il “senato” del Vescovo.
Il Comune sferrò un’offensiva inattesa: notificò a mons. Luigi Paulini una “diffida” il 26 agosto 1920, con la quale rivendicava “diritti” sull’edificio del Seminario e ingiungeva di restituirlo “alla originaria e perpetua sua destinazione e a non procedere ad alienazione, trasformazione o manomissione del fabbricato”. In caso contrario, l’ente comunale si riservava di avviare contro il vescovo azioni ostili, sia amministrative che giudiziarie, con richiesta di risarcimento dei danni.
Con l’aiuto della Santa Sede e del famoso avv. Battista Paganuzzi, mons. Paulini “replicò” alla diffida basandosi su tre punti: il Comune di Portogruaro non ha alcun diritto sul Seminario; la decisione del trasferimento è dipesa dal Papa e quindi a lui avrebbe dovuto rivolgersi il Comune; la traslazione non offende né storia né diritti erroneamente rivendicati, perché basata su un procedimento “regolare, giusto e conveniente” per l’intera diocesi.
Anche il Governo italiano, anticlericale, congiurò contro il trasferimento. Il regio ministero di grazia, giustizia e culti emise due provvedimenti: vietò di alienare gli immobili del Seminario in Portogruaro e di acquistare terreni in Pordenone da adibire a sede dell’istituto.
Per aggirare l’ostacolo del nuovo acquisto in capo al Seminario, il 10 gennaio 1921 i terreni e i fabbricati di villa Revedole furono distinti in tre parti e intestati a persone fisiche: mons. Luigi Paulini, don Luigi Del Piero e don Pietro d’Andrea. Il passaggio di proprietà al Seminario fu possibile dopo il concordato del 1929 tra Italia e Santa Sede.
L’ultimo attacco venne dal Capitolo cattedrale nel mese di febbraio 1922. Approfittando dell’elezione di Pio XI, gli fecero pervenire una “supplica” perché annullasse la decisione del suo precessore sul trasferimento del Seminario. Ma il nuovo Papa non volle neppure rispondere ai canonici. Questi rimasero su posizioni ostili fino al 1937, quando accettarono ufficialmente il fatto compiuto.