Commento al Vangelo
stampa

Domenica 30 gennaio, commento di don Renato De Zan

È comprensibile come nella sinagoga di Nazaret Gesù parli di sé come profeta, citando il proverbio: “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria” (vangelo odierno, Lc 4,21-30).

Domenica 30 gennaio, commento di don Renato De Zan

31.01.2016    4° TO-C

 

Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21 cominciò a dire loro nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22 Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27 C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». 28 All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 

Passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 

Tematica liturgica

 

1. A Cesarea di Filippo Gesù chiese ai suoi discepoli che cosa dicessero le folle di lui. Risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto” (Lc 9,19). Fin dall’inizio del suo apostolato pubblico Gesù venne subito identificato da molti come un profeta. È comprensibile come nella sinagoga di Nazaret Gesù parli di sé come profeta, citando il proverbio: “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria” (vangelo odierno, Lc 4,21-30).

 

2. Ogni profeta è consapevole che il compimento della propria missione non sarà facile: lo testimonia il racconto della vocazione di Geremia (prima lettura, Ger 1,4-5.17-19). Gesù si rifà proprio al proverbio (“nessun profeta è bene accetto nella sua patria”) per indicare le difficoltà del suo apostolato che stava iniziando.

 

3. Gesù afferma che la profezia di Is 61,1-2 si è adempiuta in lui. La reazione più ovvia dei presenti è chiedere a Gesù di mostrare le sue capacità taumaturgiche come annunciato dal profeta e come - si dice- sia avvenuto altrove da parte di Gesù. Purtroppo, i presenti iniziano subito a dubitare profondamente di Gesù. Del Messia non si conosce l’origine, di Gesù sì: è il figlio di Giuseppe (così si credeva).

 

4. I presenti vorrebbero che Gesù, se per davvero fosse il Messia, lo dimostrasse. Pensano che i miracoli siano un gioco di cui disporre a piacimento. Portando gli esempi di Elia e di Eliseo, Gesù fa comprendere che i miracoli sono in mano a Dio e non all’uomo.

 

Dimensione letteraria

 

1. Nel testo evangelico di Lc 4,21-30 bisogna fare due osservazioni. La prima riguarda l’incipit. Il testo biblico inizia con queste parole: “Allora cominciò a dire loro…”. La formula liturgica modifica leggermente il testo: “In quel tempo, Gesù cominciò a dire loro nella sinagoga…”. La seconda osservazione riguarda il fatto che il v. 21 viene ripreso dal vangelo della settimana scorsa. Questa ripetizione fornisce il punto di partenza per le riflessioni successive degli ascoltatori e di Gesù.

 

2. L’odierna formula evangelica è suddivisa in tre momenti. Il primo comprende un dialogo tra Gesù e i suoi interlocutori (Lc 4,21-23). Il secondo momento è scandito da un’espressione narrativa ripetuta due volte (“c’erano molte vedove” / “c’erano molti lebbrosi”) che introduce l’esempio della vedova di Sarepta e del lebbroso Naaman (Lc 4,24-27). Il terzo momento è caratterizzato da un tentativo di azione ostile contro Gesù, che passa in mezzo a loro con sovrana autorità (Lc 4,28-30).

 

3. Alcuni studiosi hanno voluto evidenziare la conoscenza approssimativa di Luca sulla orografia di Nazaret (“lo condussero fin sul ciglio del monte… per gettarlo giù). Non esiste nessun dirupo vicino a Nazaret, tranne un piccolo promontorio che corrisponde all’altezza doppia di un uomo. Luca è nel giusto perché il Talmud dice che il colpevole di blasfemia doveva esser gettato di spalle da una altezza corrispondente al doppio dell’altezza di un uomo. Se muore, ha finito di scontare la sua pena, diversamente deve essere lapidato (Mishna VII: Sanhedrin-Makkot).

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. La vedova di Sarepta era fenicia. Naaman era un damasceno. Per gli ebrei del tempo di Gesù rappresentano i lontani, “gli altri”. Si tratta di coloro ai quali si rivolgerà Gesù e dai quali verrà accolto: poveri, peccatori, malati, senza fede, ecc. Così, infatti, diceva la profezia di Is 61,1-2.

 

2. Gli abitanti di Nazaret hanno giudicato Gesù semplicemente dal dato familiare (“Non è costui il figlio di Giuseppe?”), dimenticando che nella persona c’è molto di più. Questo modo di giudicare il prossimo, spesso viene applicato a Dio. E quando Dio non rispetta gli schemi che abbiamo in mente, va eliminato. Dio è il Dio degli ultimi! No, Dio è Dio di tutti, ma preferisce gli ultimi. Dio è l’irraggiungibile! No, Dio è colui che si trova tra gli uomini e nella storia: “Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Dio è solo lì dove c’è il miracolo! No, Dio è “oltre” i tuoi pensieri perché Dio è amore (cf 1Gv 4,8).

Domenica 30 gennaio, commento di don Renato De Zan
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento