Domenica 15 ottobre, commento di don Renato De Zan
La provocazione di Gesù è cristallina. I primi invitati, i più meritevoli, rifiutano e perdono la festa. Vengono uccisi e la città dove abitavano, viene devastata. I secondi invitati, i meno meritevoli, accettano e vivono la festa. L’ascoltatore concorda con Gesù: un invito così bello non si rifiuta.
Mt 22,1-14
In quel tempo, 1 Gesù riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: 2 "Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4 Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". 5 Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7 Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8 Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". 10 Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11 Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12 Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?". Quello ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".
Il Testo
1. La Liturgia ha fatto un lavoro di ricamo all’inizio della pericope biblica. All’inizio del v. 1 ha collocato il solito incipit "in quel tempo". Poi, ha soppresso il pronome "loro" e prima del v. 2 ha aggiunto "ai capi dei sacerdoti e ai farisei". Il brano evangelico, diventato formula evangelica, si suddivide in tre parti. Apre il testo una breve presentazione della scienza (Mt 22,1). Il racconto procede con una similitudine che occupa la maggior parte della formula (Mt 22,2-13). Chiude la formula una brevissima considerazione sapienziale del Maestro (Mt 22,14).
2. La formula evangelica è una similitudine (del Gesù storico), allegorizzata dalla Chiesa nascente. Mentre la similitudine "compara", l’allegoria "insegna". Il messaggio di Gesù e la catechesi della chiesa nascente si fondono in armonia. La provocazione di Gesù è cristallina. I primi invitati, i più meritevoli, rifiutano e perdono la festa. Vengono uccisi e la città dove abitavano, viene devastata. I secondi invitati, i meno meritevoli, accettano e vivono la festa. L’ascoltatore concorda con Gesù: un invito così bello non si rifiuta.
L’allegoria della Chiesa nascente ha ritoccato il testo in modo che sia facile identificare i primi invitati (popolo ebraico) che uccidono i servi (i profeti), e che sia facile cogliere l’allusione alla futura distruzione di Gerusalemme. I secondi invitati sono i popoli pagani e l’invitato senza veste nuziale è colui che rifiuta la grazia di Dio di compere opere buone.
L’Esegesi
1. Il Regno futuro e definitivo di Dio, intravvisto dai profeti (vedi la prima lettura, Is 25,6-10), era descritto come una grande festa, un magnifico banchetto condiviso da tutti i popoli, in pace, sul monte del tempio. Sarà il trionfo della vita ("Eliminerà la morte per sempre"), della gioia vera ("Asciugherà le lacrime su ogni volto") e della verità ("Egli strapperà….il velo che copriva la faccia di tutti i popoli"). Si tratta di immagini che rispecchiano la situazione terrena, ampiamente riveduta, corretta e perfezionata. Gesù ha insegnato che l’immagine è di grande aiuto. Anch’egli l’ha usata.
2. Gesù ha, però, precisato che le cose dell’aldilà sono "totalmente diverse" dalle cose di questo mondo. Nella discussione con i sadducei, infatti, il Maestro avverte che la nostra esistenza nell’aldilà sarà simile all’esistenza angelica ("Si è come angeli nel cielo": cfr Mt 22,23-32). Ciò non toglie, però, il fatto che Gesù abbia comunque usato l’immagine profetica del banchetto per parlare della vita oltre la vita.
3. In Mt 21,1-14 si trovano due racconti fusi insieme: la similitudine del banchetto e dell’invitato senza la veste nuziale. La similitudine del banchetto illustra lo stare insieme nella gioia di una grande festa. Dopo il rifiuto dei primi invitati, vengono raccolti altri, "buoni e cattivi", che nemmeno ipotizzavano di poter partecipare alle nozze. Ne hanno, invece, gioito in pieno. Alle nozze, tuttavia, non si poteva partecipare senza la veste di festa, donata dal re. A livello di allegoria, la veste è simbolo delle azioni del credente: "La veste di lino sono le opere giuste dei santi" (Ap 19,8). Non è la partecipazione al banchetto (partecipazione alla Chiesa) che salva, ma la partecipazione con la veste, cioè con l’adempimento della volontà del Padre che il Padre stesso dona all’uomo di compiere.
Il Contesto Liturgico
1. La prima lettura anticipa in modo profetico e fortemente simbolico (Is 25,6-10a) ciò che sarà il futuro escatologico per tutti i popoli. L’immagine è stata ripresa da Gesù nel vangelo odierno creando un legame fortissimo tra le due letture. In un certo modo anche il Salmo responsoriale (Sal 22/23,1-6) ha un legame stretto sia con la prima lettura sia con il vangelo: Dio appare non solo come colui che guida il credente (rappresentato dalla pecora) oltre la valle oscura (in ebraico, "valle della morte"), ma anche come colui che imbandisce un banchetto "davanti ai nemici" dell’uomo (morte, male, dolori, ecc.).
2. La Colletta generale potrebbe avere due legami importanti. Nella petizione si può scorgere una allusione al buon pastore del Salmo responsoriale, mentre nel fine della petizione c’è una allusione alla veste della festa (opere buone). La colletta propria, invece, è apertamente legata al vangelo: nell’amplificazione l’invito alle nozze è per tutti gli uomini, mentre nella petizione si fa cenno esplicito all’abito nuziale (opere buone).
3. Per un approfondimento: FABRIS R., Matteo, Commenti biblici, Borla, 1982, 446-451; GNILKA J., Il vangelo di Matteo. Parte seconda, Commentario teologico del N. T., Paideia, Brescia 1991, 345-362; GRASSO S., Il vangelo di Matteo, Collana Biblica, Ed. Dehoniane, Roma 1995, 511-517; LUZ U., Matteo 3, Commentario Paideia. Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2013, 295-319.
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