Quale famiglia? Quale scuola?
In bilico tra un’assenza/incapacità educativa delle famiglie che diventa assordante e al tempo stesso una ossessiva organizzazione del tempo dei figli che vengono occupati in mille attività sportive, agonistiche, artistiche
In queste ultime settimane non passa giorno che non si segnalino fatti drammatici all’interno delle nostre scuole: docenti sfregiati da studenti o violentemente assaliti da genitori o dileggiati nei vari social o … una lista senza fine. Non possiamo non porci alcune domande per giungere a qualche conclusione, seppur provvisoria. Da questi gravi episodi emerge un’incapacità di fondo da parte delle nuove generazioni nel rielaborare positivamente le battute d’arresto nel percorso personale, le valutazioni negative, le riprese rispetto a scorretti comportamenti. Vi si coglie un delirio di onnipotenza, che non può né essere limitato né arginato. Eppure un qualsiasi papà e mamma sa benissimo che un bambino per imparare a camminare s’ha da sbucciarsi le ginocchia, tutto ciò è inevitabile ed è costruttivo e costitutivo la personalità. Quale insensatezza sta insinuandosi nei genitori d’oggi che a fronte degli insuccessi dei propri figli reagiscono in modo scomposto e massimamente diseducativo, come le cronache raccontano? Nel passato tutti i genitori si preoccupavano del comportamento del proprio figlio o figlia e solo dopo chiedevano del profitto e dei risultati scolastici. Ora non più. Nello stesso tempo si coglie un’assenza/incapacità educativa delle famiglie che diventa assordante.
Piccolo esempio di questi giorni. Interpellata una mamma in merito agli inesistenti risultati scolastici e a comportamenti inquietanti della propria figlia di tredici anni candidamente confessa la sua incapacità di contenerla al punto tale che molto spesso la ragazzina rientra a casa a ore piccole e la genitrice si dice impotente. D’altro canto si constata una ossessiva organizzazione del tempo dei figli che vengono occupati in mille attività sportive, agonistiche, artistiche ecc. e le mamme si trasformano in taxi-driver sette giorni su sette: strabiliante e quanto mai stressante per tutti. A che scopo, per quali finalità? Le fatiche e le contraddizioni educative delle famiglie oggi sono tali che persino un noto quotidiano nazionale ha sentito la necessità di dedicare settimanalmente una rubrica sulle nuove generazioni e stili educativi a tutta pagina. Leggendo questa rubrica settimanale non si trovano approfondimenti spettacolari, innovativi ma certamente ricchi di quel buon senso che la nostra società sembra aver smarrito (in tanti campi e dimensioni).
La Chiesa italiana, a seguito delle preoccupate riflessioni di papa Benedetto in merito all’educare, ha posto al cuore della sua azione pastorale per questo decennio l’emergenza educativa. È stato redatto un testo programmatico di spessore Educare alla vita buona del Vangelo. Vi troviamo approfondimenti e indicazioni validi per tutti: credenti e non credenti. Si sottolinea la necessità di alleanze educative, non di contrapposizioni becere e svilenti, in una assunzione di responsabilità a partire dai nostri stili educativi, indagando i vari fenomeni che si presentano a noi, ricercando insieme strade percorribili ai vari livelli operativi e decisionali. Al di là delle chiassose risonanze mediatiche purtroppo s’ha da constatare un silenzio pressoché assoluto su queste tematiche; eppure sono tematiche troppo centrali per il futuro della Repubblica e della nostra società. È tempo di creare un tavolo permanente di riflessione, di confronto, di proposta lavorando tutti con umiltà, nella consapevolezza che non c’è tempo speso in maniera migliore.
Giovanni Dalla Torre
*Dirigente scolastico
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