Prima mattinata: i classici da Omero alle Supplici

I classici non hanno la polvere del tempo se parlano di Xenia, stranieri. Ma contengono lezioni che forse i moderni - che siamo noi - farebbero bene a riscoprire. Non per cercare parole, ma per riportare in vita una umanità che pare sopita.

Dall’Ulisse riscritto attraverso le donne che ha incontrato nel suo peregrinare del prof. Giulio Guidorizzi ai migranti di un quartetto eccezionale: Sotera Fornaro, Marco Fucecchi, Alberto Camerotto, Alessio Sokol (tutti appartenenti al progetto Classici Contro). Ciascuno ha parlato di come, in un continuo rimando tra ieri e oggi, i classici ci parlano. Tra tutti l’appello di Camerotto: “Omero ci dice tanto sulle parole di violenza” e se penso all’oggi, alle parole di oggi, mi devo fermare per non rovinare la bella ciliegia che il festival ci regala”. Così la Fornaro che ha ricordato la vicenda delle 50 Supplici che chiedono ospitalità, non diversamente Enea – come ha ricordato da Fucecchi – e ancor più di Evandro che emigra come Enea ma senza avere dalla sua Giove. E si ritorna a Ulisse e a Nausica: lo vede arrivare coperto di sale, mentre sta giocando a palla con due ancelle sulla spiaggia. Le due fuggono spaventate di fronte allo sbarco… lei le richiama agli obblighi di ospitalità. E i naufraghi vengono accuditi nell’Odissea, come i troiani accolti nell’Eneide.