Diocesi
Pordenone: 24 gennaio, celebrato il patrono dei giornalisti al Centro diocesano
Il vescovo ha ringraziato giornalisti e operatori per il servizio che fanno al territorio e anche alla Diocesi e ha auspicato che, come San Francesco di Sales, sappiano "leggere e interpretare il suo tempo con verità..."sapendo cogliere da una parte la durezza dei tempi, dall'altra la profondità dell'animo umano. Quindi ha ricordato il messaggio dello scorso anno di papa Francesco che invitata i giornalisti a "parlare con il cuore" perché "siamo ciò che comunichiamo".
Si è celebrato il patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, nel centro diocesano, mercoledì 24 gennaio dalle ore 18 con una celebrazione presieduta dal Vescovo, S.E. mons Giuseppe Pellegrini, concelebranti Don Davide Brusadin (Servizio diocesano per le Comunicazioni), don Leo Collin (storico collaboratore de Il Popolo, settimanale diocesano), il diacono Giovanni Mauro Dalla Torre. Erano presenti il Circolo della Stampa di Pordenone con i suoi aderenti, i giornalisti dei quotidiani locali, la grande famiglia del settimanale diocesano Il Popolo (redazione, amministrazione, e i tanti collaboratori dai monti pordenonesi ad Annone Veneto).
Il vescovo ha ringraziato giornalisti e operatori per il servizio che fanno al territorio e anche alla Diocesi e ha auspicato che, come San Francesco di Sales, sappiano “leggere e interpretare il suo tempo con verità…”sapendo cogliere da una parte la durezza dei tempi, dall’altra la profondità dell’animo umano. Quindi ha ricordato il messaggio dello scorso anno di papa Francesco che invitata i giornalisti a “parlare con il cuore” perché “siamo ciò che comunichiamo”.
Nel corso della serata sono stati anche ricordati gli scomparsi: direttore Don Bruno Cescon (4 dicembre), dell’amministratore Nevio Bortolussi (11 gennaio) del nostro collaboratore Antonio Martin (15 febbraio); per il circolo della stampa Angela Mormile Fedrigo, Elio Calcopietra e Giorgio Braulin.
questa l’OMELIA DE VESCOVO GIUSEPPE PELLEGRINI
Carissime e carissimi Giornalisti, Operatori delle comunicazioni sociali e soci del Circolo della stampa di Pordenone, celebrando la festa del vostro patrono San Francesco di Sales, prendo l’occasione per ringraziarvi per il prezioso servizio alla società e anche alla Chiesa e per riflettere sul vostro ruolo all’interno del variegato mondo della comunicazione. La riflessione muove dalla esperienza di Francesco di Sales nella sua attività di studioso e poi di vescovo di Ginevra, guidati dalla Parola di Dio della liturgia. Si addice bene la parola di san Paolo agli Efesini: “A me è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sull’attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio” (3,8-9). San Francesco di Sales ha saputo leggere e interpretare il suo tempo con verità, rendendosi conto del passaggio d’epoca e creando e usando linguaggi nuovi e stili pastorali adatti alla gente, per annunciare con forza il Vangelo di Gesù, offrendo così delle risposte più comprensibili e attuali alle domande che molti gli ponevano. In questo modo ha aiutato molte persone a conoscere ancora di più il Signore e la via per poterlo incontrare.
In un tempo difficile per la Chiesa, San Francesco di Sales l’ha resa più amabile e più vicina alla gente affermando: “Nella santa chiesa tutto appartiene all’amore, si fa per amore e viene dall’amore”. In modo molto singolare e suadente, ha presentato l’amore di Dio in Gesù con quelle caratteristiche di calore e tenerezza, ora più facili da capire, ma che ai suoi tempi rischiavano di rimanere in ombra, Nella sua grandiosa opera del ‘Trattato dell’amore di Dio’, fa percorrere un itinerario affascinante nel mistero di Dio amore, pienezza di ogni vita e rispondente in modo meraviglioso alle attese del cuore umano. Opera che gli meritò il titolo di ‘dottore dell’amore’. Capolavoro di teologia spirituale, ricorda anche a noi che Dio e gli uomini sono coinvolti in una storia d’amore. Nell’opera ‘Filotea’ ricorda che tutti siamo chiamati ad incontrarci con il Signore, nessuno escluso perché tutti siamo chiamati alla santità, sperimentando nella vita di ogni giorno e nelle professioni che facciamo la grazia e l’amore del Signore Gesù e del Padre.
Ce lo ha appena ricordato la pagina del Vangelo di oggi: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Giovanni 15,9-17). La stessa relazione d’amore che c’è tra il Padre e il Figlio si verifica anche tra il Figlio e i discepoli e tra i discepoli gli uni per gli altri. Infatti, l’amore che ha donato gioia ai discepoli si esprime nell’amore che loro stessi si donano reciprocamente. Ed è proprio l’amore tra di loro che rende presente e attuale l’amore di Gesù. Tutti abbiamo fatto esperienza d’amore, alcune volte in modo più bello altre meno, perché vissute più per convenienza che per convinzione. Il Signore, invece, ci invita a fare esperienza dell’amore partendo dalla sorgente dell’amore stesso, da Dio, per vederla, poi, nella vita di Gesù e nella relazione tra tutti noi. Accogliere l’amore del Padre accogliendo il comandamento dell’amore, significa rendere ancora più forte, anche nelle situazioni difficili e di sofferenza, la promessa che Dio in Gesù ci ha fatto di essere amore che rimane in noi e noi in lui, al di là delle nostre capacità e possibilità.
Questa è l’esperienza di vita che ha vissuto San Francesco di Sales, con una particolarità: con lo scrivere e il parlare. Ha saputo comprendere in profondità l’animo umano e guidare le persone che lo accostavano con dolcezza e bontà, aiutandole ad immergersi nella via dell’amore e nel dono di sé. Lo ha rivelato, pure, la profonda amicizia che ha vissuto con Santa Giovanna di Chantal, descritta in numerose opere e concretizzatasi nella fondazione delle suore di clausura della Visitazione, che sono presenti anche a San Vito al Tagliamento.
Ed è a partire dal criterio dell’amore – ci ricorda Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni dell’anno scorso – che attraverso i suoi scritti e la sua testimonianza di vita, il santo vescovo di Ginevra ci ricorda che siamo ciò che comunichiamo. Lo slogan della giornata era: Parlare con il cuore. Parlare con il cuore per tutti noi, ma anche per voi giornalisti, significa leggere e interpretare con il cuore i fatti della storia, cercando di farlo con verità. La Chiesa sempre ha riservato al tema della comunicazione uno sguardo di simpatia e di fiducia – ricordiamo che il 4 dicembre scorso era il 60mo anniversario del Decreto Conciliare ‘Inter Mirifica’ – naturale prolungamento dell’atto creativo di Dio con il suo popolo. Ci ricorda la lettera agli Ebrei: “Dio che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni ha parlato per mezzo del suo figlio Gesù” (1,1-2). Oggi più che mai comunicare non è solo connettere. Spesso nei messaggi che Papa Francesco ha rivolto per la Giornata delle comunicazioni, ha ripetuto che non è sufficiente solo comunicare, ma comunicare con il cuore, cioè facendo vedere che ci sta a cuore non solo il nostro servizio, il vostro lavoro, ma che ci stanno a cuore le persone, quelle che leggono quanto voi scrivete. Il mondo di oggi ha quasi cancellata l’idea che ci possa interessare qualcosa di diverso dal proprio interesse. Questo lo possiamo vederlo sempre di più nello sviluppo della comunicazione digitale. L’ultimo messaggio per la 58ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali pubblicato quest’oggi, ha come titolo: “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. L’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale rende sempre più naturale comunicare attraverso e con le macchine, in modo che è diventato sempre più difficile distinguere il calcolo dal pensiero, il linguaggio prodotto da una macchina da quello generato dagli esseri umani. Con tutte le rivoluzioni anche questa basata sull’intelligenza artificiale, pone nuove sfide affinché le macchine non contribuiscano a diffondere un sistema di disinformazione a larga scala e non aumentino la solitudine di chi è già solo, privandoci di quel calore che solo la comunicazione tra le persone può dare. È importante guidare l’intelligenza artificiale perché vi sia in ognuno una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di questa forma differente di comunicazione, che si va ad affiancare a quelle dei social media e di Internet. È necessario che la comunicazione sia orientata a una vita più piena della persona umana.
Mentre vi ringrazio di cuore, in questa celebrazione desideriamo ricordare alcuni vostri colleghi scomparsi prematuramente nel 2023; don Bruno Cescon, Nevio Bortolussi, Antonio Martin e Angela Mormile Fedrigo.
+ Giuseppe Pellegrini
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