Diocesi
Don Bruno Cescon: giovedì 7 dicembre, alle 15 in concattedrale le esequie
Sacerdote, giornalista, professore, autore di libri: oggi alle 15 le esequie in concattedrale a Pordenone
Se ne è andato don Bruno Cescon (classe 1948), sacerdote, giornalista e filosofo, che ha guidato Il Popolo per vent’anni dal 1996 al 2016. Aveva preso la direzione del settimanale diocesano dalle mani del predecessore, mons. Otello Quaia, chiamato questo ultimo a dirigere anche il Seminario diocesano. Arrivò assai pratico del mestiere di giornalista: aveva scritto infatti per i maggiori quotidiani, per l’agenzia Adn Kronos di Roma ma era a Il Gazzettino che si era fatto le ossa: ricordava volentieri il lavoro svolto accanto a Giorgio Lago di cui aveva una grande stima. Grazie all’esperienza acquisita aveva acuito il senso per la notiziabilità degli eventi e i suoi articoli ed editoriali – che non disdegnava pungenti – cominciarono presto a diffondersi tra i quotidiani, dal Nordest alla Sicilia, con una presenza spiccata su L’Arena di Verona, oltre che sul Sir (Servizio Informazione Religiosa).Commentatore ed editorialista la sua penna e i suoi punti di vista venivano spesso ricercati e, a livello locale come nazionale, la sua scrittura sgorgava immediatamente acuta e profonda, mai indulgente con chi non lo meritava, mai dimentica di una umanità che ogni giornalista ha il dovere etico e morale di rispettare. Era solito raccontare un episodio: un titolo ad effetto, relativo a un brutto caso di cronaca, corretto poco prima dell’andata in stampa poiché nessuna notizia urlata (anche se corretta e vera) doveva avere la prevalenza sul rispetto dell’uomo, omicida compreso, e sulla misericordia verso la famiglia del reo.Il suo essere sacerdote non lo ha mai frenato dall’aggirarsi con molta disinvoltura tra i giornalisti, locali o nazionali che fossero. Dialogava volentieri con i colleghi della Rai (Tino Zava o Angelo Squizzato), de Il Gazzettino (Lago), de Il Messaggero (Giuseppe Ragogna) e direttori delle altre testate diocesane nazionali. Era stato anche vicepresidente della Fisc (Federazione dei settimanali cattolici d’Italia), delegato della stessa per il Triveneto e presidente del Premio giornalistico nazionale Ucsi di Verona. Stessa disinvoltura manifestava nel frequentare uomini delle istituzioni, politici, industriali con cui amava dialogare e misurarsi e dai quali sapeva, pacatamente ma fermamente, dissentire se necessario. Il suo sapere teologico e filosofico, non meno della sua curiosità per l’economia e la sociologia, sapevano condurlo in poche parole al nocciolo delle questioni con logica e sapienza. Proverbiali le sue argute sottolineature.Nei vent’anni di direzione de Il Popolo aveva affrontato la sfida tecnologica del giornalismo: si devono a lui il passaggio dal grande formato cartaceo al tabloid (2004), il full color (2009), il primo sito del settimanale diocesano (2008). De Il Popolo aveva stima e, nei discorsi e racconti, amava ricordare come il suo primo pensiero – una volta assunta la direzione – fosse stato quello di creare un comitato di redazione nutrito, variegato nelle capacità e passioni, capace di fotografare i cambiamenti che andavano assumendo nuove velocità; un gruppo di sacerdoti, laici, professionisti e no.I temi della vita gli erano assai cari, come quelli della bellezza e dell’arte, che amava studiare e visitare. Nei suoi anni di direzione in mondo cambiava rapidamente: il Nordest passò da trainante locomotiva alla crisi del 2008; ha raccontato la rivoluzione dell’euro, i fenomeni dell’immigrazione e delle badanti, di una religiosità che si andava intiepidendo. Di tutto ha scritto senza chiudere mai gli occhi su ciò che andava accadendo, politica compresa, della quale amava seguire i giochi in punta di fioretto.Sacerdote dal 24 giugno 1973, aveva festeggiato a giugno il cinquantesimo anniversario di ordinazione.Ricco il suo curriculum di studi: licenziato in Teologia e Filosofia, laureato in Pedagogia, un dottorato in Liturgia.Professore a tempo pieno ha insegnato al Seminario diocesano Filosofia e Comunicazioni sociali, all’Istituto superiore di Scienze religiose di Portogruaro, a quello di Santa Giustina di Padova e all’Università Sant’Anselmo di Roma. Prima aveva anche insegnato alla ragioneria di Pordenone.In Diocesi di Concordia Pordenone è stato impegnato prima come cappellano a Zoppola, poi nella parrocchia di San Giorgio e Sant’Agostino e da ultimo anche in San Marco in Pordenone. Assistente di Azione Cattolica amava l’associazione come i giovani, dai quali attingeva le novità di cui questi sono portatori. Aveva anche ricoperto l’incarico di assistente dell’Ucid diocesana e di presidente della Comunità educante del Vendramini.Don Bruno è stato autore di vari volumi: “Liturgia grande sistema di comunicazione. Il potere comunicativo della liturgia nella modernità” (Edizioni liturgiche), “La liturgia nel contemporaneo” (Libreria Editrice Vaticana). Per la pordenonese Biblioteca dell’Immagine aveva scritto “La chiesa di Padova” a quattro mani con mons. Mattiazzo; “Arrivederci” a colloquio con il vescovo di Verona padre Roberto Carraro; “La nostra Chiesa” a colloquio con l’allora vescovo di Concordia-Pordenone S.E. mons. Ovidio Poletto; “Io sono un papa amabile” dedicato alla figura di Papa Giovanni Paolo II e nato dai colloqui con mons. Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie.Fu proprio in fase di scrittura di questo ultimo, parlando del Parkinson del Santo Padre, che ebbe la diagnosi di essere affetto della stessa malattia: manifestatasi in un’età ancora giovane è stata la sua croce e su quella croce ha combattuto fino all’ultimo. Nel cammino difficile che questa malattia è stato attorniato da alcuni amici e da una manciata di persone che lo hanno attorniato con affetto e dedizione filiale – che non citiamo ma ricordiamo e ringraziamo.Il Popolo porge cristiane condoglianze ai familiari (fratelli e sorella), a chi lo ha curato, assistito, accompagnato; condivide l’addolorato rammarico per la perdita con i tanti che lo hanno stimato.Esequie. Mancato la notte tra il 3 e il 4 dicembre, i funerali si tengono giovedì 7 dicembre alle ore 15 in concattedrale San Marco in Pordenone, il rosario la sera prima alle 19 sempre in San Marco. La sepoltura è prevista a San Vendemiano, accanto ai genitori.Simonetta Venturin