Diocesi
Viaggio nel magico Uzbekistan
Organizzato dall'Ufficio Diocesano per la pastorale dei pellegrinaggi, itinerari culturali-religiosi e del tempo libero
“Sì, viaggiare. Evitando le buche più dure”. Potrebbe essere l’incipit del viaggio in Uzbekistan, coordinato dal nostro Ufficio diocesano per la pastorale dei pellegrinaggi, itinerari culturali-religiosi e del tempo libero (Organizzazione tecnica IOT viaggi PN), dal 13 al 20 luglio corrente. Ma aldilà di più di qualche percorso accidentato all’interno del Paese i partecipanti, sedici (foto), hanno potuto scoprire la grande storia dell’antica Transoxiana, che ripercorre il passato di una terra che per duemila anni è stata punto di incontro-scontro tra Oriente e Occidente, tra il mondo nomade delle steppe e le civiltà stanziali e colte dei grandi imperi. Oltre al semplice elenco dei luoghi più belli visti: Khiva, Bukhara, Shakhisabz, Samarcanda, imperdibile, Tashkent, la capitale, con i loro caratteristici monumenti: madrase (scuole coraniche), mausolei, moschee, ma anche una chiesa cattolica, le residenze degli emiri, i palazzi storici, le splendide piazze, i meravigliosi parchi e giardini, i “pellegrini”, infatti, sono entrati in contatto con la calda ospitalità di un popolo sempre accogliente, con i suoi piatti tipici, in particolare il Plov, l’artigianato tradizionale che è un elemento fondamentale dell’economia uzbeka, se non il più importante.
A Tashkent, dove ha sede l’Episcopato, è stato possibile incontrare anche la comunità cattolica. I cristiani in Uzbekistan sono solo circa seicento, ma i padri francescani conventuali, danno assistenza anche ai residenti cattolici stranieri. Inoltre, la pastorale è gestita da alcune famiglie neo-catecumenali.
Questa bella esperienza ha fatto inoltre scoprire ai “viaggiatori” un islam diverso, se comparato all’islam più integralista. Certamente in questo ha fortemente influito il periodo di ateismo imposto dall’Unione Sovietica.
La riflessione finale lasciata dall’accompagnatore del gruppo Don Andrea Vena: “Viaggiare è il modo migliore per ricordare che la vita è un pellegrinaggio che ci porta all’incontro con Dio. Bisognerebbe, tuttavia, rallentare il passo e lasciarsi trasportare con il cuore. Il viaggio ci ricorda anche la fraternità, il bello dello stare insieme. Ci aiuta a uscire dal nostro “io”. Il Signore non premia chi arriva per primo, ma chi arriva insieme”.
Questo è stato l’Uzbekistan per tutti i partecipanti. Una terra amichevole di luoghi sgargianti e straordinari sull’antica Via della Seta, assaporati, anche, grazie all’incomparabile guida locale, il bravissimo e preparatissimo Nurik.
Il viaggio in Uzbekistan sarà ripetuto da ben trentacinque partecipanti dal 19 al 27 ottobre prossimo, tenendo conto dell’esperienza vissuta in questo pellegrinaggio.