8 dicembre: i 20 anni di mons. Ovidio Poletto in Diocesi di Concordia Pordenone

"Sono nell’ombra e vi voglio restare": è la risposta che, con tono basso e pacato, proferisce il vescovo emerito Ovidio Poletto, interpellato in prossimità del ventesimo anniversario del suo ingresso o meglio, della sua "presa di possesso canonica", nella diocesi di Concordia Pordenone, avvenuta l’8 dicembre 2000 - vent’anni or sono! -, nella cattedrale di Concordia.

“Sono nell’ombra e vi voglio restare”: è la risposta che, con tono basso e pacato, proferisce il vescovo emerito Ovidio Poletto, interpellato in prossimità del ventesimo anniversario del suo ingresso o meglio, della sua “presa di possesso canonica”, nella diocesi di Concordia Pordenone, avvenuta l’8 dicembre 2000 – vent’anni or sono! -, nella cattedrale di Concordia.Prosegue: “Ora dedico il mio tempo alla preghiera e a ringraziare il Signore per i doni ricevuti e faccio l’intercessore”. Conclude: “Rimango qui in diocesi, perché si viene ordinati per una Chiesa locale e quindi ha senso rimanere in essa. Ma per nessun altro motivo. Non di certo per fare la guida, ma l’intercessore! Vivo così, nell’attesa”. Proprio come avviene in questo tempo liturgico, nel quale si sottolinea il tema dell’attesa.

In cammino nella strada della vita. S. E. mons. Ovidio Poletto è nato a Caneva (Pn), appartenente alla confinante diocesi di Vittorio Veneto, classe 1935; è stato ordinato sacerdote a Cordignano (Tv), il 6 luglio 1958, ed eletto vescovo di Concordia Pordenone il 16 settembre 2000, ricevendo l’ordinazione episcopale nella cattedrale di Vittorio Veneto, l’11 novembre del 2000. Inserendosi così, sacramentalmente e giuridicamente, nella Successione Apostolica.Rivisitando le pagine del settimanale, risalta come sabato 16 settembre 2000, congiuntamente, i vescovi Sennen Corrà e Alfredo Magarotto, annunciarono la notizia. In quell’occasione egli sottolineava l’arricchimento ricevuto dall’esperienza di educatore in Seminario, di parroco e di vicario per la pastorale diocesana – e poi vicario generale -, in una Chiesa che puntava a coniugare l’evangelizzazione alla promozione umana (Convegno del 1976), e il cammino successivo, verso il convegno ecclesiale del 1996, proseguendo il rinnovamento liturgico e caritativo della Chiesa.Il motto: “In unitate Spiritus” contraddistinguerà lo stemma, sul quale vengono indicati i monti e il mare, che delineano il territorio della nostra Chiesa diocesana, evocata dalla barca. I monti sono segnati da una croce e una spiga: la memoria del Mistero pasquale e dell’eucaristia. Sulla Chiesa locale si riversano la luce e la forza dello Spirito Santo. Operare per l’unità, sorretti dall’eucarestia, e vivendo in essa, diviene dunque la direzione verso la quale operare negli anni successivi (Popolo, 5 novembre 2000).Dopo l’ordinazione episcopale, dapprima a Concordia e poi anche nel duomo concattedrale di San Marco in Pordenone, avrà modo di ribadire la volontà di camminare assieme a tutta la Chiesa diocesana.Nel contesto della festa dell’Immacolata del 2000, saluterà ogni espressione ecclesiale variamente rappresentata; offrirà una meditazione su Maria e il suo “Eccomi”, che è pure il “Sì della Chiesa”, protesa ad offrire ad ogni persona la possibilità d’incontrare Gesù Cristo. Condividerà, nel saluto, coi presenti, un’immagine usata da papa Giovanni Paolo II, il quale aveva definito l’episcopato: “Il Sacramento della strada”, e ribadirà la volontà di percorrere e di essere egli stesso, con la Chiesa: “strada della vita” (Popolo, 17 dicembre 2000).Anche dalle pagine di questo settimanale, la redazione porge le felicitazioni, in questo quarto lustro di cammino.Leo Colli