Scuola di Formazione teologica: una autentica rivelazione

Da quando abbiamo iniziato il corso, si è aperto un mondo (e non esageriamo) di meraviglie, di domande e tante risposte.E’ come se fossimo saliti su una macchina del tempo dalla quale possiamo vedere e capire come, nel corso dei secoli, è cambiato il sentire religioso, la religiosità, il bisogno del sacro.

Ci è stato chiesto di scrivere le nostre impressioni sul primo anno della Scuola Diocesana di Formazione Teologica che stiamo frequentando. Ci siamo chiesti cosa potevamo scrivere e soprattutto come scriverlo. Innanzi tutto è stato per noi importante decidere di intraprendere questo cammino come coppia. Come famiglia non ci siamo lasciati prendere da un momento di forte entusiasmo (con il rischio di fare delle scelte poco ponderate e non veramente desiderate) bensì dalla gioia della condivisione, della comunione con i fratelli, che esperimentiamo nella vita della parrocchia, che si nutre della Santa Messa e dell’esempio di chi ti sta accanto.Abbiamo sentito il personale desiderio di crescere, imparando a condividere con la comunità nella quale viviamo. Da quando abbiamo iniziato il corso, si è aperto un mondo (e non esageriamo) di meraviglie, di domande e tante risposte.E’ come se fossimo saliti su una macchina del tempo dalla quale possiamo vedere e capire come, nel corso dei secoli, è cambiato il sentire religioso, la religiosità, il bisogno del sacro.In queste poche settimane ci siamo addentrati nella Rivelazione Cristiana e con la sociologia abbiamo analizzato lo scottante tema della secolarizzazione.Abbiamo imparato anche cose nuove di cui ignoravamo l’esistenza, come, ad esempio, la psicologia della religione. Ci aiuta a capire come noi viviamo il credere, come la religione possa venire distorta e come la Parola possa venire male interpretata.Abbiamo, grazie all’insegnante di filosofia, viaggiato nel tempo e scoperto come l’uomo ha preso coscienza di non essere una maschera, ma un individuo profondamente bisognoso di relazionarsi, di sentirsi realizzato e amato.Dopo una giornata di lavoro, dopo anni che non si sta ad ascoltare uno o più insegnanti, dalle sette alle dieci di sera, ci si domanda: ma chi me lo fa fare? La risposta, però, la troviamo nelle relazioni, nel frutto della crescita e nel desiderio profondo di conoscere meglio la Parola di Gesù. A chi desidera fare il corso, ma non si sente all’altezza diciamo: non abbiate paura perché troverete molti compagni lungo il cammino che condividono con voi e vi sostengono. Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno organizzato il corso e agli insegnanti molto preparati e umili perché ti mettono a tuo agio.Stefano Barzane Mariarosa Pasut