Domenica 11 agosto, comemnto di don Renato De Zan

Dov’è il vostro tesoro là sarà anche il vostro cuore: Gesù invita ad essere invece sempre pronti, con le vesti strette ai fianchi...

Lc 12,32-48 (forma riassunta)In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno…. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito…. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! …Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Il Signore rispose: “Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”… lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che,….non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Tematica liturgicaSecondo il vangelo, la vita è paragonabile a un esodo. Nella notte della Pasqua ebraica, in cui Dio passò in mezzo alle case, risparmiò quelle famiglie dove si mangiava l’agnello. Gli ebrei dovevano mangiarlo con “i fianchi cinti” (cfr Es 12,1-14). Si trattava di essere pronti ad iniziare il cammino della libertà, l’esodo, che dall’Egitto avrebbe portati gli ebrei nella Terra promessa. Nel discorso di Lc 12,32-48, Gesù allude a questo brano esodico lì dove dice “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi”. La vita, dunque, viene vista come un esodo, cioè un cammino progressivo che si allontana dalla schiavitù dell’Egitto (che può benissimo raffigurare l’egoismo, la cattiveria, l’immaturità, ecc.) verso la libertà della Terra promessa (che raffigura il regno di Dio). In questo percorso-pellegrinaggio che è la vita umana, la comunità credente non ha niente da temere: “Non temere, piccolo gregge”. Non ha neppure niente da temere quando giunge alla meta. L’importante è essere sempre pronti. La preparazione all’incontro con il Figlio dell’uomo è caratterizzata da un atteggiamento che ha diverse sfaccettature.La prima sfaccettatura riguarda il tema dell’attesa, presente nel Vangelo (“Siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze”) sia nella prima lettura (“Il tuo popolo si attendeva la salvezza dei giusti”). La seconda riguarda l’attesa come “non estraniarsi” dalla vita presente: il cristiano passa da una vita vissuta pienamente (storia) a una vita piena (eternità). La terza riguarda l’attesa del momento finale, la morte, che è fondamentalmente attesa del Signore: Egli verrà per dire ai discepoli fedeli: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo” (Mt 25,34). La Colletta propria riassume in forma di preghiera i due grandi temi: la vita come esodo-pellegrinaggio che giunge alla Terra promessa e la vigilanza dei cristiani nell’attesa del Signore Gesù. “Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell’attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna..”.

Dimensione letterariaIl testo biblico originale del vangelo (Lc 12,32-48), ha il classico incipit liturgico(“In quel tempo”). Lc 12,32-34 è conclusione del brano precedente (Lc 12,13-34) e Lc 12,35-48 costituisce una pericope a sé stante. La Liturgia ha scelto questo taglio per associare il tema dell’attesa con il tema della fiducia (“Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno”). Il testo che ne risulta è composto da tre brani. Il primo è Lc 12,32-34 (piccolo gregge e il cuore nel tesoro). Il secondo è Lc 12,35-40 (inclusione: “Siate pronti” / “Tenetevi pronti”), che costituisce la lettura breve del vangelo e riguarda i servi in attesa del ritorno del padrone. Il terzo brano è Lc 12,41-48 (il richiamo al servo in autorità che ha più responsabilità di qualunque altro servo: richiamo ai presbiteri e ai vescovi di allora). A conclusione di ogni brano si trova un detto sapienziale. Il primo (“Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”) aiuta il credente a non mentire a se stesso. Il secondo gli dona il senso del distacco in ogni cosa (“Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”). Il terzo lo aiuta ad abbandonare il senso di onnipotenza nella gestione dell’autorità (“A chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”).

Riflessione biblico-liturgicaa. Chi non ha futuro assolutizza il presente. Il cristiano, invece, sa di avere un futuro. Chi non ha futuro pone il suo cuore nei beni di questo mondo. Chi ha futuro pone il suo cuore in Dio e su tutto ciò che Dio propone. I cristiani saranno sempre minoranza, ma il piccolo gregge non deve temere!b. Nella comunità cristiana ognuno ha i suoi talenti: chi come semplice fedele, chi come responsabile della comunità. Ognuno risponderà dei suoi talenti nell’ambito della giustizia di Dio, che è giustizia proporzionale.