Attualità
Stagione turistica avviata, ma Parlamento in ritardo sulle concessioni balneari
Legislatore chiamato a regolarizzare la materia anche in seguito a una sentenza della Corte Ue
La stagione estiva, con l’annunciata numerosa presenza turistica, è ormai iniziata senza che il Parlamento abbia emanato alcuna regola per le concessioni balneari, pur dopo la sentenza della Corte di Giustizia del 20 aprile 2023.Il litorale italiano, come leggiamo su ISPRA, è il quattordicesimo più lungo del mondo e il quinto più lungo d’Europa, con una costa naturale di 7.500 km, per due terzi formato da coste basse, sabbiose e rocciose. Il 70% delle coste basse è costituito da spiagge sabbiose o ghiaiose, per una lunghezza complessiva di 3.270 km. Le imprese operanti nel settore sono 30 mila, per lo più piccole e medie imprese, prevalentemente locali, e gli occupati, nel 2020, erano 300.000.Le disciplina delle concessioni, finora attuata, è stata regolata dal codice della navigazione e da interventi legislativi particolari. Come possiamo osservare lungo le coste italiane, concessioni di lunghi tratti di costa si alternano con concessioni di poche decine di metri, con una varietà di interventi e di strutture condizionate dalla natura dei luoghi. A sconvolgere l’attuale sistema delle concessioni sono intervenute alcune decisioni giudiziarie italiane e europee, ed è stato richiesto all’Italia di regolare l’assegnazione delle concessioni applicando principi di concorrenza. In termini semplici, per ogni richiesta di una spiaggia si dovrebbe ricorrere ad una gara pubblica ed assegnarla al vincitore.Le coste, come tutti sappiamo, sono beni pubblici che vengono date in concessione ai privati per un utilizzo ai fini turistici. “Trattandosi di beni appartenenti alla collettività, i vantaggi che derivano dall’utilizzo che ne viene fatto devono innanzitutto ripercuotersi sui beni medesimi, sottoforma di tutela e valorizzazione ambientale nonché di salvaguardia delle loro caratteristiche morfologiche.Per quanto riguarda il loro utilizzo, sotto il profilo economico, i relativi vantaggi dovrebbero poter essere ripartiti in modo che anche la collettività, facente parte dell’area interessata, possa proporzionalmente beneficiarne” (Cossiri). Il problema, di non facile soluzione, che il Parlamento dovrà risolvere, è quello e di mantenere una utilizzazione del litorale che sia a beneficio della comunità, garantire gli investimenti che gli attuali concessionari hanno effettuato, tener conto della professionalità acquisita, del legame con il territorio e con i lavoratori. Sarà necessario evitare che, come spesso accade, lunghi tratti di costa siano accessibili solo a pagamento, ma si dovranno prevedere aree libere, attrezzate e sorvegliate per la balneazione. Una semplice gara con l’assegnazione a chi presenta un’offerta più alta non sembra allora essere la più idonea. Nel selezionare gli aspiranti concessionari dovrebbero valere le caratteristiche dell’offerta, la struttura giuridica e la composizione dell’ente o dell’organismo che partecipa alla gara medesima, il suo legame con il territorio, la presenza di consorzi, la partecipazione di enti locali. È evidente che la scelta dei criteri, che possono essere molteplici, non può essere demandata ai singoli comuni, spesso di piccole dimensioni, che non hanno le strutture ammnistrative per procedere o che possono subire pressioni e sollecitazioni illegali. È necessario allora che sia il Parlamento a indicare le regole per le assegnazioni e ci auguriamo che lo faccia nei dovuti tempi.
* Già Presidente del Tribunale di Pordenone