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La musica è testimone della guerra in Ucraina
Sabato 31 dicembre alle 16 la Kharkiv Philarmonic Orchestra diretta dal maestro Yuri Yanko con Daniele Squitieri al violoncello si esibiranno al Teatro Verdi di Pordenone per il Concerto di Fine Anno della Casa dello Studente. Di seguito l’intervista al maestro Yuriy Yanko che racconta come hanno vissuto negli ultimi 10 mesi
Suonare sotto il fragore dei bombardamenti eppure, nonostante la guerra, continuare a studiare, a provare, a esibirsi in concerti. Sono i musicisti della Kharkiv Philarmonic Orchestra diretti dal maestro Yuri Yanko che il 31 dicembre saranno i protagonisti del tradizionale concerto di Fine Anno al Teatro Verdi di Pordenone, proposto dal Centro Iniziative Culturali di Pordenone.
A raccontare come sono stati gli ultimi dieci mesi della loro vita, è il maestro Yanko in collegamento zoom per una conferenza stampa durante il tour italiano.
Ci sono stati suoi musicisti che hanno lasciato l’orchestra perché coinvolti direttamente nel conflitto?
“Alcuni di loro sì, penso al nostro primo fagotto che in questo momento è al fronte perché ha scelto di proteggere il proprio paese” ci risponde il maestro Yuri Yanko, dalle cui parole emerge un leggero fremito tragico nonostante lui parli una lingua diversa, nonostante la grande dignità di chi nel rispondere sta rappresentando un popolo in guerra. “Oltre a lui, anche alcuni cantanti del Coro e un nostro operatore di palco. Gli uomini ucraini non possono lasciare il Paese senza permesso; ai nostri musicisti è stato accordato ai musicisti per andare all’estero a suonare”.
È possibile per i musicisti della nuova e della futura generazione proseguire a studiare e suonare, sopravvivendo alla guerra?
“Oltre che dirigere la Filarmonica, insegno all’Università. Da quando è scoppiata la guerra tanti studenti proseguono gli studi, sostengono gli esami, tutto per lo più online. Il governo locale e il Ministro della Cultura si stanno prendendo cura dei musicisti e dei luoghi della cultura, come le Scuole, i Conservatori, le sale concerto, per poterci far suonare. Le città vicine a Kharkiv, come la città di Poltava, che non erano a rischio bombardamento, ci hanno ospitato così da consentirci di fare le prove. Prima di uscire dall’Ucraina ci siamo fermati anche a Leopoli e anche lì abbiamo potuto provare. È stato importante per gli orchestrali, che così hanno potuto preparare il repertorio che ora stiamo portando in giro”.
Avete potuto suonare in questi mesi anche nel vostro Paese?
“Suonare era molto pericoloso. Perciò abbiamo suddiviso l’orchestra in formazioni più piccole, corali, o di soli archi. Abbiamo continuato a fare qualche concerto nel nostro Paese ma per lo più stiamo suonando in Europa, soprattutto in Germania e in Italia”.
Reduci dal concerto a Foggia martedì scorso, l’orchestra arriverà a Pordenone per esibirsi il 31 dicembre, in un concerto – come ricordato dai direttori per la musica del Cicp Eddi De Nadai e Franco Calabretto – già opzionato prima dello scoppio della guerra del 24 febbraio scorso…
“Venire in Italia è sempre un grande regalo per ogni musicista, perché questo è il Paese della musica e della cultura. Dal 24 febbraio in poi è un grandissimo piacere ulteriore: sono molto grato agli italiani per il supporto e il sostegno che ci stanno dando, per l’aiuto, l’apertura e l’amore che ci stanno dimostrando. Grazie per tutto quello che fate per l’Ucraina. Tutti i musicisti in Europa si sono molto uniti durante questi mesi nel darci il loro supporto. Ci sono scambi tra strumentisti di altre orchestre europee che ci stanno aiutando dandoci modo di suonare o invitando i nostri musicisti. Per l’Orchestra questa tournée all’estero è molto importante non solo perché gli orchestrali hanno modo di suonare, ma soprattutto perché si sentono investiti di una missione che è quella di portare in Europa un messaggio di pace, per loro è una motivazione importantissima”.
Che programma proporrete?
“Ci sembrava opportuno proporre la sinfonia italiana di Mendelssohn, come omaggio a questo paese. E poi il concerto di Dvorak per violoncello e orchestra in si minore op. 104, che avrà come solista Daniele Squitieri; è un brano meraviglioso, che dà sempre molta gioia ai suoi esecutori, oltre che al pubblico. Le tradizionali composizioni di Strauss saranno presenti come bis, e siamo molto felici di suonare un repertorio di musica classica colta. Riccardo Muti ha ricordato in un’intervista che oggi un calciatore costa più di un’orchestra sinfonica. Per i musicisti classici è difficile vivere suonando perciò è per noi una soddisfazione suonare un programma di musica classica colta e non solo un programma da concerto di capodanno”.
Che sensazione ha e cosa prevede per il suo paese?
“L’aspettativa è di vincere, siamo uno stato indipendente e un popolo libero, motivo per cui non capiamo perché tutto questo sia accaduto. Siamo liberi e indipendenti e vogliamo tornare ad esserlo. Vogliamo dimostrare che siamo un popolo forte e con una grande tradizione culturale. Perciò siamo grati all’Europa che si sta prendendo cura di noi, del nostro paese e della nostra cultura”.
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