Colpo di Stato in Birmania, forte preoccupazione

Nel Paese asiatico opera anche un gruppo di Suore della Provvidenza legato a Casarsa

Dal Myanmar, meglio conosciuto come Birmania, arrivano in questi giorni notizie drammatiche: colpo di Stato, presa del potere da parte dell’esercito, arresto dei leader democraticamente eletti, proclamazione dello stato di emergenza per un anno. Il Paese sembra essere piombato in un nuovo incubo: dopo 15 anni di transizione democratica, guidata dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, la Birmania torna a fare un passo indietro, nella dittatura.Il 90% circa della popolazione del Myanmar è buddista, ma il 4% è cristiana: la comunità cattolica è particolarmente vivace e vicina alle persone più fragili. Proprio per questo papa Francesco si è recato a farle visita nel 2017. In questi giorni sulla crisi è intervenuto con parole molto accorate anche il cardinale di Yangon, la capitale della Birmania, Charles Maung Bo: “La pace è possibile, è l’unica via e la democrazia è l’unica luce per questa via. Dinanzi a questo buio temporaneo, chiedo al popolo del Myanmar di stare calmo, affinché non diventi vittima della violenza, perché abbiamo già versato molto sangue. Quanto è successo è il risultato di una triste mancanza di dialogo e di comunicazione fra due modi di vedere la società”. In molti stanno già reclamando sanzioni economiche nei confronti del regime militare che si è instaurato in Birmania ed è per questo che il cardinale Bo aggiunge: “Chiedo che la comunità internazionale comprenda il Myanmar, la sua storia e la sua situazione. Le sanzioni rischiano di portare l’economia al collasso, gettando milioni di persone nella povertà. L’unica strada è impegnare gli attori del conflitto nella riconciliazione”.Da molti anni in Myanmar opera un gruppo di suore della Provvidenza, l’ordine religioso friulano fondato da san Luigi Scrosoppi: in circa 60, di nazionalità birmana, gestiscono 11 missioni, la maggior parte situate in piccoli villaggi, dove hanno organizzato servizi scolastici e una casa di accoglienza per bambine orfane. La loro azione qui in Italia è appoggiata, oltre che dalla casa madre, dall’associazione Solidarmondo, che nel nostro territorio annovera un gruppo a Casarsa, facente capo alla cooperativa sociale Il Piccolo Principe. La madre generale delle religiose, suor Sandra Del Bel Belluz, originaria della diocesi di Concordia-Pordenone, racconta: “In queste ore ho sentito le mie consorelle e stanno bene, anche se vivono una situazione difficile, come tutti. Sono bloccate in casa e quelle che si devono spostare raccontano di collegamenti difficili. Riferiscono che c’è molta preoccupazione e che la gente si accaparra beni alimentari di base, soprattutto riso, anche perché iniziano scioperi e manifestazioni di piazza. Siamo molto tristi e solidali con il popolo birmano”. Proprio nei giorni precedenti al colpo di stato le suore di Mong Kat raccontavano: “A causa del Covid19 abbiamo dovuto interrompere l’attività della nostra scuola materna, ma questo ci ha portato ad accogliere diversi bambini poveri e abbandonati: la Provvidenza ha guidato ancora una volta i nostri passi. Visitando un piccolo villaggio vicino al nostro, abbiamo visto due bambine nude che si aggiravano fra le case senza nessuno che si prendesse cura di loro. Pensando a quanto fece il nostro fondatore padre Luigi, le abbiamo accolte in casa nostra. E poi a loro si sono aggregati altri bambini: alcuni orfani, altri figli di tossicodipendenti, che non sono in grado di occuparsi di loro. Ci si sono aperti nuovi orizzonti”. Ecco, c’è da sperare che la situazione in Birmania migliori, affinché azioni concrete di carità come questa possano continuare.