Liliana Segre: Ho scelto la vita e sono diventata libera

L'ultima uscita in pubblico, venerdì 9 ottobre, della senatrice Liliana Segre, testimone della Shoah

(Da Rondine) “Quel giorno che divenni invisibile, l’altra”: la sua “ultima testimonianza pubblica” per ricordare, da sopravvissuta a Auschwitz, il dramma della Shoah, Liliana Segre l’ha voluta offrire ai giovani della Cittadella della Pace, a Rondine, a pochi chilometri da Arezzo, il borgo dove “i nemici imparano ad essere amici”. Un racconto che comincia da “un giorno di settembre del 1938” quando Segre aveva solo 8 anni e, all’ora di pranzo, i suoi familiari che le dissero che non poteva “più andare a scuola, espulsa perché ero ebrea. Una delle cose più crudeli delle leggi razziali fu quella di far sentire dei bambini invisibili. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto, per anni non mi chiesero niente”. È stato il racconto di “anni duri, di paura, di poliziotti che ci trattavano da nemici della patria”, del tentativo della fuga in Svizzera e di come ci si sente ad essere “clandestina e richiedente asilo” e sapere “cosa vuol dire essere stata respinta”. Fino alla deportazione: “Di fronte alla morte non servono tante parole, perché sono inutili. Quando si sente vicina la morte, c’è solo il silenzio. In quel momento valeva solo la propria l’interiorità. Era il momento della vita e della morte”. Nella mente “la selezione” nel campo di concentramento dove chi “non serviva più”, come la sua amica Janine “priva di due falangi”, “veniva mandata al gas”.  “Quel giorno – ha detto Segre – sono stata orribile, non mi sono voltata a guardarla, bastava dire solo il nome. In quel momento io ero la prigioniera che si era salvata”. La senatrice ha ricordato “l’incontro con i bulli di allora: quelli che ho incontrato io si sentivano forti e invincibili, giovani nazisti ariani. Ma i bulli presi da soli hanno paura. Non erano della razza umana”. Parole che hanno riportato alla mente fatti recenti. I bulli di ieri e quelli di oggi. Segre ha esortato i giovani a “non dare colpe della vostra debolezza a qualcun altro perché voi siete fortissimi. Scegliete sempre la vita. Nel campo di concentramento era facile suicidarsi, bastava attaccarsi al filo spinato elettrificato, ma per estraniarci da quel luogo di morte sceglievamo la vita, che voleva dire rincorrere un sogno, un pensiero, un’immagine”. “Quando si toglie l’umanità alle persone la soluzione è scegliere sempre la vita. Io ho scelto la vita e sono diventata libera”, ha concluso Segre.

La senatrice ha poi dato lettura di un messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, indirizzato ai giovani che accompagnava il dono di una copia della Costituzione: “La Costituzione – scrive Mattarella – è stata scritta avendo davanti agli occhi le tragiche vicende che hanno coinvolto anche Liliana Segre da ragazza ed è stata approvata con la ferma determinazione di non permettere che i mostri del totalitarismo e dell’antisemitismo che avevano devastato l’Europa pochi anni prima potessero ancora avvelenare l’Italia, il nostro continente, il mondo”. “Mai più privazione della libertà, mai più guerre di aggressione, mai più negazione dei diritti umani, mai più razzismo, odio, intolleranza. Questa – per Mattarella- era la comune volontà dei Padri costituenti. È merito loro se la nostra Repubblica è fondata su principi di grande valore: democrazia, libertà, uguaglianza, centralità della persona umana, pace e giustizia tra le Nazioni. A voi viene affidato per il futuro questo patrimonio”.A chiusura dell’evento la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha annunciato il concorso rivolto a tutti gli studenti italiani dal titolo: “Voltati, Janine vive!” che nasce da un protocollo di intesa tra il ministero e Rondine e si pone come obiettivo educare le nuove generazioni al rispetto delle differenze.