Reddito di cittadinanza, Servizi sociali esclusi

Non sono previsti percorsi di accampamento per chi è nel bisogno

Il nostro coinvolgimento sul reddito di cittadinanza? Al momento non c’è stato, ma abbiamo l’impressione che non saranno pochi i cittadini che verranno a bussare alle nostre porte in seguito”. Così si esprime Tamara Zandotti, responsabile dei Servizi sociali dei comuni dell’Uti Tagliamento.

“Si tratta di uno strumento nuovo – spiega Zandotti -, solo in parte paragonabile al REI (il Reddito d’inclusione introdotto dal Governo Gentiloni ndr), di fronte al quale ci sono ancora diversi punti interrogativi. Per accedervi i cittadini devono rivolgersi al portale internet dedicato, alle Poste o ad un Caf. Quindi, almeno in prima battuta e relativamente all’accesso, il legislatore non ha pensato di coinvolgere i servizi sociali dei comuni”.

SOLO LAVORO Senza entrare nel merito di valutazioni che afferiscono più alla sfera politica che tecnica, Zandotti osserva che sì il Reddito di cittadinanza può costituire una risposta reale per chi si trova in uno stato di povertà, ma essendo una misura fortemente orientata ad inserire i beneficiari nel mondo del lavoro, rischia di non rispondere alle esigenze di quella fascia di popolazione che si trova in stato di povertà, ma che per limiti propri non è nelle condizioni di lavorare e quindi non può essere inserita in quel mondo del lavoro.

STRANIERI Un altro dato che subito emerge agli occhi dei tecnici è quello relativo agli stranieri. Il legislatore ha infatti previsto soglie di sbarramento piuttosto alte. Per avere diritto al RdC occorre infatti avere, tra l’altro, la residenza in Italia da 10 anni quando per il Rei ne bastavano 2. Questo requisito finirà per escludere molti stranieri regolarmente residenti in Italia che si troveranno privi di una misura di sostegno di cui invece avrebbero bisogno.

COMUNI Queste persone, sia gli stranieri che gli italiani non in grado di lavorare finiranno comunque per “gravare” sulle casse dei Comuni più sensibili. Oppure, in assenza di questi ultimi, saranno persone costrette a ricorrere al supporto di reti come la Caritas.

FAMIGLIE NUMEROSE Va segnalato poi che il RdC potrebbe finire per penalizzare le famiglie più numerose con figli minori. Questo a causa dei valori delle scale di equivalenza adottati che, in proporzione, finirebbero per ridurre il beneficio del nucleo familiare con figli, rispetto a quello garantito a un nucleo formato da soli adulti.

Ma quello che sembra preoccupare maggiormente Zandotti è un altro aspetto, legato alla cosiddetta povertà educativa minorile. “Riconosco che il RdC possa essere una risposta materiale importante per chi si trova in condizioni di povertà – spiega -, quello che purtroppo manca è una valutazione complessiva della situazione del nucl familiare beneficiario”.

Nel Rei (o in Fvg con la Misura d’inclusione attiva) questa valutazione c’era ed era affidata ai Servizi sociali dei comuni che, oltre a fungere da filtro, consentiva di pensare ad un percorso di accompagnamento per il soggetto o per la famiglia beneficiaria del sostegno. Con il RdC questa valutazione manca, con il rischio che vi sia solo una mera valutazione oggettiva di una situazione. Ti mancano i soldi? Lo Stato te li dà. Ma laddove c’è una povertà materiale, spesso ce ne sono altre di altro tipo: culturale, educativa o sociale, ad esempio. I soldi possono rispondere a certi bisogni. Non a tutti.