Insieme con i poveri con uno sguardo particolare a partire dai giovani

Indagine e convegno delle Caritas del Friuli Venezia Giulia

Lotta alla povertà: costruiamo insieme strategie di contrasto” è il titolo del convegno che si è tenuto a Gorizia organizzato dalle Caritas delle Diocesi del Friuli Venezia Giulia, all’interno della settimana che ci porta alla V Giornata Mondiale dei Poveri. Un’occasione per presentare due rapporti.Il primo, a cura degli Osservatori delle Povertà e delle Risorse delle Caritas Diocesane dal titolo “Tra fragilità e Resilienza – Famiglie Giovani e Comunità” dopo una disamina dei dati delle persone transitate nei centri di ascolto diocesani, si concentra sugli effetti e sugli impatti della Pandemia sulle persone e sull’organizzazione delle attività caritative. Nel terzo capitolo si è voluto approfondire il tema dei giovani adulti in difficoltà raccogliendo il punto di vista diretto delle persone di età compresa tra i 18 ed i 34 anni che si trovano in una condizione di fragilità, perlopiù in povertà assoluta, ma anche ascoltando il punto di vista, mediato, dei referenti dei servizi che vengono attivati per costruire i progetti di supporto e integrazione sociale loro dedicati.

I GIOVANI NUOVE POVERTÀ NUOVE RELAZIONIIl tema della povertà giovanile sta assumendo connotati più preoccupanti anche in relazione agli effetti della pandemia. L’ultimo rapporto Povertà, curato da Caritas Italiana evidenzia che tra i giovani si registra il 57,7% di incidenza di nuovi poveri generati dalla pandemia. Uno studio dell’OCSE in 48 paesi diversi evidenzia una “asimmetria generazionale dell’impatto della pandemia, definendo i giovani come coloro che subiranno maggiormente in termini economici e sociali il peso della pandemia.Il Friuli Venezia Giulia è notoriamente una regione che offre opportunità d’eccellenza ai giovani, sia dal punto di vista formativo, grazie alla presenza di università e di centri di ricerca di eccellenza, che rispetto alle opportunità lavorative. Un territorio che attrae ragazzi da altre regioni italiane per studiare e lavorare, e al contempo presenta un tessuto sociale più nascosto, che rivela casi di giovani “invisibili” che non riescono a concludere gli studi e spesso non sono in grado di usufruire delle opportunità che il territorio offre.Povertà economica, educativa, relazionale che in buona parte affondano le radici del loro disagio in storie familiari complesse e multiproblematiche. Il disagio economico, la povertà educativo-culturale condizionano le carriere lavorative degli under 34enni relegati in una situazione di precariato permanente (condizione piuttosto diffusa tra i coetanei), con stipendi bassi, aumentando le file dei working poor.Dal confronto con gli operatori sociali, sanitari ed educativi (delle scuole e delle Parrocchie) emerge come, per affrontare le difficoltà dei giovani che vivono situazioni di disagio e difficoltà, le relazioni diventano centrali: relazioni durature, strutturate, empatiche, educative, emotive, che possano “colmare vuoti” e dare struttura e stabilità. Le relazioni diventano centrali: relazioni durature, strutturate, empatiche, educative, emotive, che possano “colmare vuoti” e dare struttura e stabilità.

LE MISURE DI CONTRASTO ALLA POVERTÀIl secondo rapporto presentato dal titolo “Lotta alla povertà: imparare dall’esperienza, migliorare le risposte” curato da Caritas Italiana è stata invece l’occasione per riflettere anche in Regione sulle misure di contrasto alla povertà in modo accurato e evidenziando limiti e pregi delle misure attualmente in essere (Reddito di Cittadinanza, ma anche reddito d’emergenza avviato in seguito alla pandemia).Come ci confermano i dati dell’ultimo Rapporto su povertà ed esclusione sociale pubblicato da Caritas Italiana lo scorso 16 ottobre, ci sono due tendenze in atto parallelamente sul fronte della povertà: da una parte aumenta il numero di coloro che cadono in povertà e che si rivolgono alle Caritas per la prima volta (più di uno su tre), dall’altra chi è seguito dai nostri centri fa sempre più fatica a sganciarsi dalla rete di sostegno, anche se percettore di RdC. È una vera e propria morsa che non lascia scampo. Alla luce di ciò (nuovi che entrano e poveri di lungo corso che non escono), è fondamentale una riflessione sugli strumenti pubblici esistenti e su come adattarli alla trasformazione in atto.Nella nostra diocesi, secondo i dati mensilmente disponibili sul sito INPS i nuclei richiedenti nei mesi da gennaio a dicembre del 2021 in provincia di Pordenone sono stati 1.609, sono stati invece 6.692 in provincia di Venezia. Nel solo mese di settembre i nuclei percettori di almeno una mensilità del reddito o pensione di cittadinanza sono stati 1.715 in provincia di Pordenone per un totale di 3.324 persone coinvolte (circa l’1% della popolazione). I percettori sono stati 7.127 in provincia di Venezia per un totale di 12.994 persone convolte (circa l’1,5% della popolazione residente).Per quanto i dati possano disegnare una situazione decisamente migliori ad altri territori le analisi a livello nazionale evidenziano come quasi metà della popolazione in povertà assoluta non acceda alla misura. Si tratta quindi di lavorare su due aspetti, uno cercare di modificare quei criteri di accesso che non consentono di accedere a chi si trova in condizione di povertà assoluta. Per chi accede l’altro percorso è quello di rendere effettive i percorsi di inclusione sociale e lavorativa. Su questo il ruolo delle Comunità cristiane può essere determinate sia per favorire l’accesso alle misure, sia per creare quel contesto nel quale le persone possono vivere una dimensione di inclusione.* Direttore Caritas Diocesana Concordia-Pordenone