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Vaccinazioni preadolescenti: una grande opportunità a detta di studiosi e pediatri
Il punto con i medici del territorio
Verso la conclusione dell’anno scolastico, in una terza media si sta parlando con l’insegnante di lettere del prossimo anno di scuola in un nuovo Istituto. Questi ragazzi spiccheranno il volo verso il futuro in direzioni molto diverse, determinate in tanta parte dalla scelta dell’indirizzo di studio. C’è una sorta di impazienza nelle loro considerazioni che improvvisamente si colorano di apprensione: e se dovesse continuare la scuola a distanza? Durante i due ultimi anni scolastici i nostri protagonisti hanno vissuto questa esperienza per brevi periodi, ma per i fratelli e gli amici delle superiori è stato un vero stillicidio: questa modalità è andata avanti a volte per tutti, a volte in modalità alternata, ma il tempo scuola vissuto davanti a uno schermo è stato complessivamente molto superiore alla quantità dei giorni trascorsi tra i banchi. Lo sa benissimo Andrea che ha un fratello in seconda liceo: racconta di lui che ultimamente ripete sempre più spesso di essere stremato da questa esperienza e che in due anni ha conosciuto per un periodo troppo breve i compagni di classe e gli insegnanti. Li ha visti troppo poco in presenza e a volto scoperto; poi nei brevi periodi di incontro in classe tutti indossavano sempre la mascherina: dice che se li incontrasse per strada a volto scoperto, probabilmente non riuscirebbe a riconoscerli. Inoltre gli è venuta la fobia dello schermo: non lo sopporta più e qualche volta ripete a voce alta: “Basta, basta, non ce la faccio più ad ascoltare per cinque, sei ore al giorno senza poter parlare, il più delle volte senza la possibilità di fare qualche domanda!”. Un giorno si è perfino addormentato con la faccia sulla tastiera.
Tutti avrebbero molto probabilmente esperienze analoghe da raccontare. Come rassicurarli?
ROBERTO DALL’AMICO Troviamo una adeguata risposta, preceduta da alcuni accenni alla pericolosità del contagio da Covid anche nella fase preadolescenziale, nelle considerazioni del dott. Roberto Dall’Amico, primario di Pediatria al Santa Maria degli Angeli di Pordenone. C’è soprattutto una decisa approvazione rispetto alle vaccinazioni in programma: “E’ necessario praticare la vaccinazione anticovid anche ai preadolescenti per molteplici motivi. La letteratura riporta che è sicura anche in questa fascia di età. Le infezioni da Covid possono causare problemi pure in età pediatrica, in particolare alle vie respiratorie, e infiammazione multiorgano. Per raggiungere l’immunità di gregge è necessario vaccinare anche questa fascia della popolazione, altrimenti non si raggiunge la quota necessaria che deve essere superiore all’ottanta per cento. La vaccinazione consentirà finalmente la ripresa della scuola in presenza”.
Ecco la risposta, concentrata in particolare nell’ultima frase.
CARLO CACITTI Una posizione molto chiara, peraltro condivisa dal dott. Carlo Cacitti, pediatra di base.
Quest’ultimo entra già dalle prime battute nel vivo della questione: “Sono favorevole alla vaccinazione anticovid nella fase preadolescenziale, appunto tra i dodici e i quindici anni. La ritengo senz’altro un’opportunità perché è necessario spezzare il circolo del serbatoio degli infetti che continuerebbero ad alimentare la fonte delle varianti. I ragazzi toccati dal contagio sono spesso asintomatici, ma infettanti. In Israele i dodicenni sono stati vaccinati già nel mese di dicembre. Sappiamo che nei giovanissimi le reazioni sfavorevoli sono molto difficili e si verificano in rarissimi casi. Pertanto ribadisco il mio atteggiamento favorevole alla vaccinazione, non condividendo la posizione di chi vorrebbe aspettare l’autunno per capire l’evolversi della situazione in quel periodo. Vaccinando poche persone per volta non si vince l’infezione. Concentrando le vaccinazioni, si ottengono risultati decisamente migliori. Particolarmente in vista delle varianti resistenti, è meglio vaccinare al più presto possibile anche i preadolescenti”.