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Dopo il lockdown una donna su tre non è stata nelle condizioni di riprendere il lavoro
Luciana Fabbro, responsabile regionale Donne per la Cisl del Fvg
Le donne sono senz’altro una delle categorie che hanno finito per pagare, sotto il profilo occupazionale, il prezzo più alto a causa dalla pandemia”. Inizia così Luciana Fabbro, responsabile regionale Donne per la Cisl del Fvg.
“Si pensi – spiega – che il tasso occupazionale femminile, a livello nazionale, nel 2019 era del 50%. Nel 2020 è sceso a 48,5%. Dopo il lockdown – continua Fabbro – una donna su tre non è stata nelle condizioni di riprendere il proprio lavoro. E su questo molto ha inciso l’organizzazione della nostra società che storicamente non favorisce la conciliazione tra lavoro e famiglia. Questo è risultato ancor più evidente con la chiusura delle scuole e dei servizi educativi”.
Fabbro sottolinea come le donne già partivano da una posizione di sostanziale svantaggio, figlia per l’appunto di una impostazione della società che è ancora fortemente orientata a una visione maschile. Se il part time resta uno strumento ambivalente tra aziende che non lo concedono e aziende che lo impongono (con le conseguenze negative dal punto di vista economico), particolare preoccupazione desta il fenomeno delle dimissioni post maternità. Nel 2019 in Italia ci sono state 37.611 donne che hanno rassegnato le dimissioni in conseguenza della nascita di un figlio. Gli uomini sono stati 13.947.
La pandemia ha fatto emergere lo smart working. “Di sicuro è una risorsa – commenta Fabbro – ma spesso è stato usato in modo non corretto. Lo smart working dovrebbe poter garantire una migliore organizzazione del tempo lavoro per chi lo pratica. E in questo può dare una mano alle donne che potrebbero più facilmente conciliare le tempistiche con le esigenze anche di cura della famiglia. Ma se lo smart working si riduce a una mera trasposizione dell’ufficio a casa, rischia di diventare un peso ulteriore per le donne. Non una bocciatura, ma serve una sua organizzazione”.
La pandemia ha avuto anche dei risvolti positivi. Ad esempio, anche grazie alle regole rigide sugli spostamenti, c’è stato un vero boom di emersione dal lavoro nero per tante badanti: 170.000 in Italia.
“Le prospettive preoccupano – conclude Fabbro – vedremo come sarà risolto il blocco dei licenziamenti. La speranza è però concentrata sui vaccini. Ci auguriamo che procedano in modo spediti. Solo con i vaccini si può programmare una reale ripartenza del Paese”.