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Un anno di Covid, anche la cultura è stata tra le vittime
Teatro comunale Verdi: di fronte alle chiusure così prolungate l’unica via rimasta è il web con registrazioni e dirette in streaming
“Tu cosa fai?” chiede uno; “L’attore” risponde l’altro; “Sì, ma per vivere cosa fai, quale lavoro…” insiste il primo.
Questo dialogo un po’ surreale, invece molto concreto, è forse alla base della sottovalutazione che c’è stata per il settore della cultura e dello spettacolo in questo anno di chiusure causa pandemia. Nella mentalità comune, infatti, fa fatica a passare il concetto che “fare cultura”, “fare spettacolo” sia un “lavoro” a tutti gli effetti e soprattutto non si sa che quel “lavoro” (che riguarda parecchie centinaia di migliaia di persone a tutti i livelli) produce reddito ed è voce importante del Pil nazionale.
Ciò premesso, cosa è stato della cultura nel nostro territorio: né più né meno di quanto accaduto a livello nazionale.
Proprio “Il Popolo”, già da marzo 2020, ha pubblicato una serie di servizi dedicati al mondo della cultura e dello spettacolo cercando di capire quali erano (e sono tuttora) i problemi del settore e quali le prospettive: l’unica – a parte i magri sussidi per chi ci lavora – è stata ed è la rete.
Teatri, cinema, auditorium e sale chiusi praticamente da un anno, salvo un breve periodo fra estate e inizio autunno, quando sembrava che – con tutte le cautele del caso – la vita potesse riprendere.
Poi verso la fine di ottobre la mazzata: tutto chiuso di nuovo. Si può discutere fin che si vuole se la misura sia stata e sia giusta, ma la realtà non cambia: il virus imperversa e bisogna per forza limitare tutto. Ma qui si può notare un’evidente sottovalutazione del settore: se per altri c’è stata e c’è una sia pur minima possibilità di lavorare, per musei e mostre (aperti da poco e solo nei giorni feriali), teatri e cinema nulla da fare, sembra che essi non abbiano diritto a una possibilità di sopravvivenza.
Nel nostro territorio sono saltati importanti festival e rassegne, altri sono stati realizzati in streaming pur di farli, alcuni sono stati fortunati (avendo imbroccato il periodo giusto) e con una formula mista (in presenza e in streaming) sono riusciti a svolgersi con generale soddisfazione e attenzione alla salute.
Ora il settore è in attesa: cosa accadrà nel prossimo periodo?
Tutti lavorano per preparare iniziative nuove o per promuovere quelle tradizionali almeno dall’estate in poi.
Particolarmente difficile la situazione dei singoli operatori impegnati nel settore: praticamente senza lavoro da un anno.
La volontà di andare avanti però c’è e dopo i primi momenti di sbandamento sono fioriti tanti appuntamenti online, che se non possono supplire a quelli in presenza, almeno hanno consentito agli artisti e a quanti operano nella cultura e nello spettacolo di mantenere i contatti col pubblico. Rispetto al quale rimane l’incognita: come reagirà quando si potrà tornare a teatro e al cinema? Tutti sperano che la voglia di uscire sia prevalente rispetto alla paura dei contatti e alla pigrizia che quest’anno di clausura forzata ha sviluppato un po’ in tutti.