Una luce rifulge

 “... Allora posso dire con forza che questa luce sta rifulgendo nella mia vita, nel mio ministero”

La liturgia della Parola della messa della notte di Natale si apre con un annuncio di liberazione: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. Queste parole del profeta Isaia ogni anno risuonano in me sempre con grande vigore.

Quest’anno mi raggiungono invece come una vera e propria provocazione. In un anno tenebroso come quello che abbiamo vissuto, segnato dalla pandemia e dalla crisi che su tutti i fronti ha colpito la vita delle persone, delle comunità e dell’umanità intera si può affermare che c’è una luce che rifulge? Si può parlare di una luce grande che sorge a diradare le tenebre avendo davanti un futuro così incerto?

Mi fa pensare il fatto che queste parole siano state rivolte 2700 anni fa a un popolo che stava vivendo un dramma, quello dell’assedio, un’esperienza certamente diversa dalla pandemia, ma con le medesime conseguenze: insicurezza, paura, precarietà, perdita dei punti di riferimento…

Ecco perché allora questa Parola non mi lascia indifferente, ecco perché il Natale è una vera e propria provocazione: ci viene annunciato con forza che le tenebre nelle quali stiamo camminando vengono vinte da quella Luce che ha un nome e un volto, quello di Gesù Cristo. Egli è quella Luce la cui grandezza esaltata dal profeta non sta nella capacità di accecare per la luminosità che emana, quanto piuttosto nel suo resistere e vincere le tenebre pur essendo piccola luce. È tutto qui lo sconvolgente mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio.

Allora posso dire con forza che questa luce sta rifulgendo nella mia vita, nel mio ministero.

Ho iniziato da quasi tre mesi il mio servizio di parroco nella comunità di Bibione, che conosce in questo periodo invernale il suo volto più intimo, fatto delle 2.500 persone che la costituiscono, rispetto alle oltre 200.000 che la abitano nella stagione turistica. Piccola comunità, piccola luce ma grande nel non rinunciare a tutte le occasioni per vincere le tenebre di questo tempo: penso alle catechiste che si ingegnano con i social per raggiungere le famiglie e far camminare nella fede piccoli e grandi; penso a chi anima la liturgia per rendere le celebrazioni curate negli spazi e profonde nella preghiera; per non parlare del gruppo genitori e degli animatori che inventano tutti gli stratagemmi per ravvivare in tutta sicurezza la vita della comunità; e infine, ma per nulla ultimo il fiorire di una carità concreta, fatta di raccolta di beni di prima necessità di domenica in domenica alle celebrazioni come anche di buoni spesa o di prodotti alimentari messi a disposizione dalle attività commerciali e dalle associazioni e realizzare così in una stanza della canonica un piccolo spaccio della carità per le diverse famiglie in difficoltà economica e lavorativa.

A causa delle mascherine la maggior parte dei volti dei miei fratelli bibionesi ancora non li conosco ma gli occhi sì li vedo e lasciano trasparire che ancora c’è desiderio di essere raggiunti dalla luce e di portare luce.

La Luce vera che illumina le tenebre c’è, è in mezzo a noi. Gesù ancora viene a illuminare le strade anche tortuose di questo nostro tempo. La sfida è tutta davanti a noi, scegliere di essere come comunità cristiane autentiche fiaccole che illuminino gli occhi, i volti dell’umanità e così, come dice il profeta, moltiplicare la gioia, aumentare la letizia.