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Codognotto: “Pesanti conseguenze per un comune fondato su turismo e commercio”
L’epidemia e l’emergenza portate dal coronavirus, la storia insegna, ci impongono delle riflessioni e quindi delle scelte per il futuro – ha dichiarato il sindaco Pasqualino Codognotto -“.
La battuta d’arresto dell’economia causata dalla diffusione del virus, sta mettendo in ginocchio settori importanti delle attività lavorative del territorio. I settori più colpiti pesantemente, che attendono con ansia la fine dell’emergenza per accedere ad una immediata ripresa, sono il commercio e il turismo, che dalle stime emerse dalla Confartigianato e dalla Confturismo, stanno vivendo perdite economiche preoccupanti.
“In questo stato di cose, questi due settori stanno fronteggiando la crisi pensando e rivalutando nuove strategie – ha evidenziato Codognotto -, con una giusta intraprendenza e la volontà di ricominciare”.
Non solo la località turistico – balneare di Bibione è in crisi, ma l’intero settore turistico delle spiagge venete.
La stagionalità è a rischio: ripartire sarà un problema. “In questa situazione, prospettive di lavoro sono quasi cancellate – ha sottolineato Codognotto -. In qualità di presidente delle località balneari della “Costa Veneta” e coordinatore nazionale del “G20 Spiagge”, ho scritto al Governo una lettera chiedendo proposte urgenti per supportare il settore turistico – balneare, con lo scopo di salvaguardare le oltre 30 mila aziende che operano nel settore, per evitare un impatto sociale ed economico devastante”.
“Oltre lo Stato, anche le istituzioni locali dovranno sicuramente dare il loro contributo per riportare l’economia a risollevarsi – ha osservato Codognotto -, in particolare quelle delle località balneari che rappresento, che vivono soprattutto grazie al turismo. Un turismo che anno dopo anno è cambiato riuscendo ad andare oltre l’accoppiata “spiaggia – ombrellone” e proporsi al turista con strategie e proposte diverse. In questi giorni, economisti ed esperti vari ci dicono che quando sarà passata questa “bufera”, dovremmo forse “ripensare” il modo di fare economia.
Tutti comunque dovremmo fare la nostra parte: politica, imprenditoria, organizzazioni sindacali e mondo della cultura. Solo attraverso “il gioco di squadra” saremo in grado di ripartire. Se ognuno di questi “attori” appena citati saprà fare la propria parte, ci saranno ricadute economiche positive nel territorio. Il momento è difficile e lo sappiamo. Però la politica e le associazioni di categoria devono essere in grado di programmare proprio nel corso di queste situazioni che ci stanno mettendo a dura prova. La sfida che ci attende non è delle più facili. E lo sappiamo. Ma in altre occasioni (come il secondo dopoguerra e la crisi del 2008), abbiamo dimostrato di avere lo spirito e la determinazione giusta per risalire la china. E ce la faremo”.