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Speciale Coronavirus, come affrontarlo con i bambini senza alimentare la paura
I suggerimenti della psicologia
Dopo il protrarsi della chiusura delle scuole nel Friuli VG e nel Veneto, probabilmente il tema del coronavirus si ingigantisce agli occhi dei bambini anche con l’apporto di notizie e paure dilatate dall’ascolto di inevitabili conversazioni sul tema o dai costanti aggiornamenti forniti dai media; la paura rimbalza poi in ambito domestico con domande impellenti ai genitori.
Facciamo ricorso alla dott. Elsa Burigana, direttrice del Consultorio Noncello, che anche a nome della sua èquipe, di cui si fa portavoce, ci offre in materia alcuni suggerimenti per rispondere con adeguata efficacia alla comprensibile apprensione dei giovanissimi.
Attingendo anche alle indicazioni del noto pedagogista e scrittore Daniele Novara, ci propone alcuni suggerimenti di massima, sottolineando la necessità di porsi in modo differenziato nei confronti dei bambini e dei preadolescenti.
Fino all’età di circa dieci anni, è opportuno che i bambini non assistano alle trasmissioni televisive in materia di coronavirus.
Nella fase della preadolescenza è consigliabile seguire insieme e commentare questi programmi. In ogni caso, è buona regola evitare spiegazioni troppo lunghe, ma limitarsi, con parole semplici, all’essenziale.
Per i più piccoli si può spiegare il tema del contagio facendo ricorso alla diffusa esperienza del passaggio dei pidocchi da una testa all’altra. Efficace e sdrammatizzante.
Evitare in ogni caso l’allontanamento dai genitori come fuga dal rischio del contagio. Questo provvedimento sarebbe oltremodo traumatizzante.
Non è una situazione facile da gestire, perché i bambini sono estremamente permeabili e riescono a cogliere atmosfere all’apparenza impercettibili.
E’ comunque della massima importanza cercare di non trasmettere ansia e dare il giusto rilievo, con adeguata spiegazione, all’importanza di lavarsi accuratamente le mani.
E’ consigliabile dare modo ai piccoli di esprimere le loro paure che possono accentuarsi giorno dopo giorno. Può accadere che i bambini sentano parlare di morte e siano allarmati da questa eventualità. Anche qui si consiglia di sdrammatizzare spiegando che succede molto raramente e solo a chi sta già molto male. Certo, non accadrà né a loro né a mamma e papà. Se ricevono risposte semplici e chiare, i bambini non ritornano sull’argomento. Ovviamente molto dipende dal livello di ansia che percepiscono intorno. E’ comunque positivo il fatto che esprimano la loro: sarebbe preoccupante il fatto che non ne parlassero.
In questo tempo di diffuso allarmismo è bene rendere attivo il tempo libero dei bambini e ragazzi, dare alla vacanza forzata un tono di massima normalità: è utile continuare a uscire insieme per ritempranti passeggiate all’aperto che fanno bene e sciolgono le tensioni e fare tesoro del tempo che si può trascorrere insieme rendendolo piacevolmente e proficuamente attivo.
Perché un’altra settimana di vacanza? “E’ una buona idea per evitare il contagio – può essere la spiegazioni rassicurante -. Tutto sommato queste giornate senza scuola ci consentono di stare di più insieme. Noi facciamo attenzione a lavarci bene le mani, poi lasciamo tutto il resto ai medici e agli scienziati che già hanno trovato alcune medicine importanti e stanno per trovarne altre ancora più efficaci”.
E al ritorno a scuola? Valgono anche per gli insegnanti le indicazioni espresse per i genitori, sia pure con qualche opportuno adattamento. C’è qualche insegnante della primaria che ha escogitato con le colleghe il gioco del “corri e scappa” in cui chi rappresenta il coronavirus non riesce mai a raggiungere i bambini che hanno sempre qualche via di fuga. E lo tiene pronto per il rientro che ci si augura possa essere consentito presto.