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A Bibione trovi il lino delle fate
Siamo idealmente ai margini della pineta di Bibione, pronti per un’esplorazione nelle sorprendenti meraviglie della sua ricchissima flora, guidati da Michele Zanetti, naturalista e divulgatore. Troveremo il gladiolo selvatico e il nordico pino nero, il fiore delle api e il lino delle fate.
Siamo idealmente ai margini della pineta di Bibione, pronti per un’esplorazione nelle sorprendenti meraviglie della sua ricchissima flora. Ci aspettano varietà vegetali a non finire come ci spiega Michele Zanetti, naturalista e divulgatore, appassionato esperto delle specie spontanee della pianura veneta orientale. Potremmo definirlo botanico ad honorem per le sue vastissime conoscenze e per i meriti acquisiti nel campo della ricerca e tutela di varietà che emergono dalla notte dei tempi della preistoria: sono arrivate infatti nelle nostre pianure con l’ultima glaciazione avvenuta circa 14mila anni fa. La discesa possente dei ghiacciai alpini, che progressivamente invadevano le nostre pianure, imponeva continui spostamenti a valle di varietà senza numero di semi che, trasportati dall’acqua o dagli animali, avrebbero trovato il loro habitat nella accogliente zona pianeggiante.L’esperto dispiega alla nostra immaginazione lo splendore di specie floreali ed arboree superprotette che costituiscono un immenso archivio di variegata bellezza. Ci troviamo in un orto botanico naturale, ricco di varietà vegetali che hanno resistito allo scorrere dei secoli continuando a fiorire anno dopo anno in stupefacente bellezza. Questa fitodiversità si esprime oggi in un mosaico di ambienti diversi, dai monti al mare.Il territorio di Bibione, al confine di grandi aree fitogeografiche, quali la zona steppica centro europea e la mediterranea, esprime una particolare ricchezza vegetale.Incontriamo il pino nero delle depressioni palustri e il lino delle fate che campeggia sulle dune grigie: una graminacea con infiorescenze piumate, simili a codoline argentee che, agitate dalla brezza, offrono uno speciale effetto scenico.Molto diffuse le variegate orchidee di origine mediterranea e alpina, il caprifoglio etrusco con i fiori rosa, i cespugli di una varietà di erica tipica della montagna, il pungitopo mediterraneo con le bacche rosse e l’asparago spinoso. Qua e là nella pineta incontriamo il pino nero d’Austria, particolarmente negli avvallamenti palustri. Nelle depressioni umide possiamo ammirare i gladioli palustri, il falasco, l’aglio odoroso, la genziana azzurra a spiga e il mettimborsa.Sulle dune grigie cresce lo scotano, un arbusto tipico del Carso, che in autunno si colora di rosso.E ancora orchidee mediterranee e il fior d’api (che imita l’aspetto di una grossa ape) e l’odoroso sigillo di Salomone.Fra gli arbusti si possono ammirare il citato caprifoglio etrusco, il ginepro comune e la vite mediterranea con le sue bacche che rappresentano la madre selvatica della nostra uva.Qui nella pineta bibionese, caratterizzata da depressioni palustri e da dune grigie, la fitodiversità è la più interessante di tutta la pianura veneta. Le correnti fredde del Tagliamento e il vento di bora creano uno speciale microclima, mentre sulle dune prevale il clima mediterraneo. Purtroppo nel passato tanta parte della pineta è stata distrutta per la costruzione di insediamenti abitativi. Ora è assolutamente vietato qualsiasi tipo di costruzione ed è pure tutelato il patrimonio floreale con il divieto di raccogliere fiori.Michele Zanette, fondatore nel 1974 dell’Associazione Naturalistica Sandonatese, offrendoci un ideale accompagnamento nella pineta di Bibione ha sicuramente suscitato il desiderio di visitarla per ammirare in diretta il suo patrimonio naturale che è molto più ampio di quanto è stato possibile citare. Può accompagnarci efficacemente la guida del nostro botanico che ha curato varie pubblicazioni in materia, l’ultima delle quali porta un titolo amichevole: “Flora notevole della pianura veneta orientale”.Concludiamo con l’autopresentazione dell’autore: “Per formazione scolare sono un perito industriale specializzato in meccanica; per vocazione genetica, invece, sono un naturalista-divulgatore e i geni, com’è ampiamente sperimentato, non perdonano”.Flavia Sacilotto