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Il lavoro ha bisogno di sicurezza
Gli incidenti sul lavoro si susseguono, anche vicino a noi. Per questo la Festa del lavoro targata 2o18 non può trascurare questo aspetto. A seguire i dati e gli ambiti più a rischio.
La Cisl del Veneto, in occasione del prossimo Primo Maggio, ha elaborato un dossier sugli infortuni mortali sul lavoro (esclusi i casi in itinere) ricostruendo le vere dimensioni di questo drammatico fenomeno (dati della Regione Veneto e dell’Inail).
I DATI Nel periodo 2011- 2018 (al 10 aprile) in Veneto si sono verificati 337 casi di infortunio mortale. In media circa 46 casi all’anno. Rarissime tra le vittime le donne anche se la loro presenza nel lavoro è elevata. Più numerosi invece gli stranieri. I lavoratori più colpiti sono i coltivatori diretti (92 morti pari al 27% dei casi); seguono gli autonomi/datori di lavoro (42 pari al 13% dei casi); il 40% delle vittime non sono lavoratori dipendenti. Ci sono 12 morti tra gli irregolari (4% del totale). Tra i dipendenti si contano complessivamente 203 casi di morti bianche. Si tratta di circa 30 eventi all’anno (già 11 nel 2018). In questi numeri sono considerati anche i lavoratori irregolari.
SETTORIGli infortuni mortali sul lavoro si concentrano su tre settori produttivi: il primo è l’agricoltura (38%), seguito dall’edilizia (21%) e infine il metalmeccanico (10%). Questi numeri vanno proporzionati alla quantità di addetti. Emergono differenze enormi: in agricoltura operano complessivamente circa 120 mila persone (di cui 70 mila coltivatori diretti); nella metalmeccanica si superano i 250 mila addetti, nelle costruzioni i 100 mila. La prima causa di morte è per ribaltamento e schiacciamento da macchine agricole, poi per caduta dall’alto: cioè agricoltura e costruzioni.Gli infortuni mortali, anche per i dipendenti, si concentrano oltre che nelle costruzioni, anche nei lavori in appalto di manutenzione di immobili, impianti e macchinari (13%). (am)